41. Lasciare o combattere

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Non siamo macchine da guerra, eppure non ci è concesso soffrire.
Se soffriamo, siamo soltanto degli stupidi, degli ingenui, dei deboli. Come se soffrire fosse un difetto della nostra personalità.
Come se per il mondo intero soffrire fosse un reato imperdonabile.
Ma tante volte, la sofferenza, è l'unico risultato causato dal non aver preso considerazione delle nostre azioni, delle nostre scelte.
Tante volte, essere razionali, forse, non è poi così sbagliato.
Io con Harry non lo ero mai stata; qualsiasi scelta avessi mai preso riguardo lui e la nostra storia era sempre stata irrazionale, folle, completamente dettata dall'amore accecante che a lui mi legava.
E più volte ne avevo pagato le conseguenze.
Una volta anche lui stesso me lo disse: non c'era niente di razionale, il suo stesso amore era irrazionale.
Ma nonostante in quelle notti avessi aperto gli occhi ed avessi visto quanto Harry fosse diventato distruttivo, una parte di me, quella irrazionale, mi frenava dal fuggire e mi teneva legata a lui. E allora gli occhi li chiudevo con la forza e restavo. Restavo con lui e lo amavo con la stessa intensità del primo istante. Restavo e commettevo il più grande dei reati: soffrivo.
Nonostante ciò, ogni sofferenza era vana, se poi lui mi sorrideva.

Non ci vedevamo da quattro giorni. Dopo essere fuggita da lui, non avevo avuto il coraggio di chiamarlo, o di andare da lui per mettere in chiaro la nostra situazione. Ero troppo spaventata dal pensiero che lui potesse aver deciso per davvero che era meglio finirla, che lui potesse aver scelto altro al posto mio. Per cui, me ne stavo distante, persa nel beneficio del dubbio. Ma sapevo che non poteva durare a lungo, che dovevo farmi viva e dirglielo che ero disposta a tutto per lui. Dovevo cercarlo, trovarlo e fare in modo che tutto quello in cui l'avevo abbandonato non lo risucchiasse sul serio, al completo ed una volta per tutte.
Fissavo distrattamente la pioggia cadere e sbattere sulle finestre della mia stanza, le gocce scivolare sul vetro, scontrarsi tra di loro, legarsi e poi disintegrarsi cadendo nel vuoto. Pensavo ad Harry, così come negli ultimi giorni; i miei pensieri nemmeno per un istante avevano abbandonato il suo volto. Ero combattuta dall'idea di uscire sotto la pioggia, a cercarlo e a trovarlo, a farmi del male; o a restare in casa, con la sua felpa addosso ed il suo profumo ad aleggiare sul mio corpo.
Spostai i miei occhi sul cellulare posato distrattamente di fianco a me sul piumone del mio letto; aspettavo da un tempo che sembrava tutta una vita una sua chiamata, ma anche lui sembrava essersi dissolto nel nulla. Sospirai.
Il tempo si congela, e tu quando vieni a tenermi al caldo?
Mi alzai dal letto, il parquet freddo sotto le piante dei miei piedi scalzi, e camminai fino alla mia scrivania: il mio taccuino disordinatamente posato sulla scrivania, un disastro di penne e fogli strappati e consumati sparsi qua e là sul legno, la voglia di riprendere a fare l'unica cosa che realmente mi era sempre piaciuta completamente svanita, a stento ricordavo la sensazione di libertà e di appagamento nel riuscire a buttare giù qualcosa s'un foglio di carta.
Accarezzai la copertina in pelle di quel mio taccuino, lì dove Harry, tempo fa, aveva inciso la sua iniziale.
"Se non posso leggere quello che scrivi, almeno  fai scrivere me qualcosa, anche sulla copertina, così sai che io sono sempre con te."
Mi disse quel giorno.
Ma tu sei con me, in ogni parte di me, in ogni briciolo di me: mente, corpo, anima, cuore. Tu mi scorri dentro più del sangue.
Tirai fuori da quel mio piccolo diario il disegno che Harry mi regalò il giorno in cui venne a prendermi dalla libreria e mi portò lì dove i tramonti non tramontavano mai; non lo lasciavo mai, lo tenevo sempre con me e di tanto in tanto lo guardavo per ricordare, come ispirazione.
Una corsa di immagini sfrecciò davanti gli occhi miei: baci, carezze, urla, lacrime e battiti. Eravamo noi.
"E anche tu andrai via, come hai fatto oggi. Tu mi lascerai prima o poi. Lo fanno tutti." Vecchie parole rimbombarono fastidiose tra le mura della mia mente.
Ma io stavo davvero andando via? Ma io lo stavo davvero abbandonando al suo dolore e ai suoi peccati?
Le fiamme di quell'inferno lo stavano bruciando e se io non mi fossi sbrigata di Harry non sarebbe rimasto assolutamente più niente. Non potevo permetterlo.
Nascosi quel disegno nella tasca posteriore dei miei jeans e corsi via.

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora