14. Scegliere chi amare

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Svegliarsi tra le lenzuola bianche e calde di un letto, circondati da piccoli raggi del sole filtrati da una finestra, con il corpo privo di vestiti e spoglio di preoccupazioni, era la sensazione migliore che potessi provare.
Il mio corpo abbandonato e rilassato tra quell'ammasso confuso, accogliente e profumato di lenzuola, i nostri vestiti lasciati a casaccio per terra, una copia simile al paradiso, o forse più semplicemente una forma di paradiso terrestre, sempre se questo esista davvero.
Strinsi tra le dita il cuscino, sorridendo e prendendo un grande respiro, prima d'aprire gli occhi e guardarmi intorno: era tutto come la notte prima ed io mi sentivo ancora meglio.
C'era solo ch'ero sola, Harry al mio fianco non c'era.
Fissai per un po' il lato del letto che lui aveva occupato; era ancora caldo ed il suo profumo era tanto forte da pungermi il naso.
Strinsi il suo cuscino al petto un po' dispiaciuta della sua assenza, mentre mi domandavo dove potesse essere andato; poi però la mia mente si perse altrove, si confuse tra i ricordi di una notte di fuoco passata tra quelle lenzuola ed un leggero strato di brividi e pelle d'oca ricoprì interamente la mia pelle.
Con gli occhi chiusi riuscivo ancora a sentire i nostri sospiri, il sapore dei nostri baci, il piacere intenso, il suono della sua voce che mi diceva parole dolci e poi parole sporche.
Mi sentivo bene ed allora capii che Harry non sarebbe mai potuto essere un male.
Avrei dovuto sentirmi in colpa per essere stata a letto con un uomo che a stento conoscevo, avrei dovuto sentirmi senza scrupoli per essermi conceduta così presto a qualcuno, avrei dovuto sentirmi sporca per essermi concentrata soltanto sul piacere di quella notte.
Eppure non riuscivo a sentirmi in nessuno di questi modi.
Mi sentivo soltanto come se fossi sedata, uno stato di pace e beatitudine diffuso su tutto il mio corpo ed in ogni meandro della mia mente.
Di tutto il resto non poteva che importarmene meno di niente.
Mi sedetti sul bordo del letto, con gli occhi cercai qualcosa da indossare tra i vestiti sparsi sul pavimento, fin quando non vidi la sua camicia, decidendo d'indossare quella.
Il parquet era freddo gelido sotto i miei piedi e mi ci volle un po' prima d'abituami a quella sensazione ghiacciante sotto la pelle.
Uscii in fretta da quella stanza, percorrendo il piccolo corridoio e con la punta delle dita sfiorai le pareti candide di quell'appartamento.
Notai solo allora che nessuna parete era dipinta di nessun colore, in giro per quel posto potevo trovare soltanto quadri sparsi in ogni angolo. Harry era davvero un cumulo di emozioni e tutti quei dipinti ne erano la conferma.
Mi ritrovai in una stanza al silenzio, Harry seduto dinanzi al dipinto del suo oceano mare, con un pennello in mano ed una sigaretta dietro l'orecchio, il suo corpo privo di ogni abito, fatta eccezione per i boxer, per il piacere del mio sguardo.
Allora mi avvicinai a lui, lentamente e quasi in punta di piedi, cercando di non distruggere quel piacevole silenzio.
Sentivo il mio cuore aumentare il ritmo dei battiti ad ogni passo più vicino al caldo accogliente del suo corpo.
A volte, quando sentivo il cuore battere in quel modo, mi domandavo se fosse normale, tutta quell'emozione in solo così poco tempo, ma dopo quella notte e tutte quelle incredibili sensazioni, capii che Harry era tutti quei battiti e molto di più.
Stava intingendo il colore nel bianco e nel blu, mischiando i due colori per creare un tenue azzurro, quando le mie mani raggiunsero la sua schiena. Sussultò a quel contatto ed io sapevo fosse a cause delle mie mani sempre così fredde, allora scivolai con le dita sul suo addome ed adagiai delicatamente il mio petto contro la sua schiena, stringendolo in un abbraccio che sapeva di casa, di giusto, di vita.
Non ricordo d'essermi sentita così mai più in altri abbracci.
Le tue braccia, il tuo corpo, saranno sempre il posto che io potrò chiamare casa, famiglia e amore.
Appoggiai la guancia sulla sua spalla, sussurrandogli il buongiorno, lui ricambiò baciandomi la testa.
"Sei sveglio da tanto?" Domandai, la mia voce ancora impastata dal sonno.
Con le mani accarezzavo il suo petto, giocando di tanto in tanto con i ciondoli della collana che indossava: c'era un crocifisso e poi un aeroplanino di carta; mi domandai se avessero un significato per lui.
"Più o meno da un paio d'ore." Mormorò.
Accarezzò le mie braccia dolcemente, io guardai l'orologio appeso alla parete, notando ch'erano soltanto le otto del mattino. Mi domandai se avesse almeno un po' dormito o se non avesse nemmeno chiuso occhio.
Baciai il suo collo, lui spostò la testa di lato per darmi più spazio. La sua pelle era calda e morbida, i segni rossi lasciati dalle mie unghie e dalle mie labbra erano più che evidenti, nettamente in contrasto con il colore pallido della sua carnagione.
Sospirò e per un attimo strinsi la presa sulla sua vita; fu come se i nostri sospiri ed il nostro piacere della notte appena passata avesse fatto eco nelle pareti della mia mente. Per un attimo, mentre l'immagine del suo corpo privo di veli che si legava al mio lampeggiava nella mia testa, il mio stomaco si strinse.
"Ho passato una notte bellissima." Sussurrai al suo orecchio.
Afferrò la mia mano, obbligandomi a voltarmi, appoggiò allora le mani sui miei fianchi e baciò entrambe le mie guance.
"Dovresti dormire un po' però." Aggiunsi, notando un leggero strato d'occhiaie sotto i suoi occhi.
Ma lui fece spallucce e tornò a guardare il quadro.
"Sto quasi finendo."
Allora io annuii, allontanandomi dal suo corpo e appoggiandomi al muro, con le mani dietro la schiena, i capelli disordinati sulle spalle e gli occhi attenti, rivolti a quel momento.
C'era che se avessi potuto fermare il tempo l'avrei fatto, c'era che guardarlo dipingere fu come uno spettacolo che non ti stancava mai.
Harry faceva quasi l'amore con quei dipinti, ne curava i dettagli, li rendeva perfetti nello stesso modo in cui aveva fatto sentire perfetta me la notte scorsa. Era delicato, attento, molto lontano dalla descrizione fastidiosa ed irritante che lui stesso si era affibbiato, parlandomi di quando dipingeva, o almeno io riuscivo a vedere soltanto l'accuratezza, e non la puntigliosità, con cui lui colorava i suoi dipinti.
Poggiò pennelli e colori sul tavolo quando finì e con uno straccio si pulì le mani.
Guardai quel quadro meravigliata dalle bellissime capacità di Harry; era un ottimo pittore, con grandi ed immense qualità.
Rimasi ferma dov'ero mentre lui mi si avvicinava. Con una mano teneva ancora lo straccio, con l'altra mi sfiorò il corpo, percorrendo il contorno delle mie forme al di sopra della camicia; tornò sul mio viso accarezzandomi la guancia.
"Ti sta bene la mia camicia." Sorrise, "e ti donano molto anche questi." Sfiorò con le dita i segni che lui aveva lasciato sul mio collo durante il nostro legame.
Sorrisi anch'io.
"È stato davvero bello anche per me, questa notte." Sussurrò al mio orecchio.
Dei brividi ricoprirono la mia pelle per le sue parole e per il suo sguardo. Da quello confermai quanto anche Harry avesse preso seriamente e goduto a pieno di ogni istante trascorso insieme tra le coperte di quel letto, capii dai suoi occhi che non fu davvero una semplice scopata, nemmeno per lui, ma che andava molto oltre. Mi guardava come a dirmi che di quella notte, comunque le cose si sarebbero evolute e anche dopo che le macchie sulla nostra pelle sarebbero sparite, ne avrebbe sempre conservato i segni nel cuore e nella mente.
"Andiamo a fare colazione." Concluse, allontanandosi.

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora