5. Sfiorami le mani

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E mi lascia senza fiato, mi fa battere il cuore.
Mi chiedo in ogni modo com'è possibile, ma accade.
È sempre così elegante, così affascinante, il modo in cui le sue labbra si muovono quando parla ed io giuro che passerei infinite ore ad ascoltarlo.
Non sono mai stata tanto interessata ad un ragazzo, ma sta succedendo ed un po' mi spaventa.
Ma aver paura, a volte, va bene.

I miei pensieri, le mie parole, scritte ed impresse su quel taccuino, furono però interrotte da una calda voce vicina al mio corpo.
"Stai scrivendo il tuo libro?"
Alzai gli occhi, presa alla sprovvista, chiudendo velocemente il taccuino.
Sorrisi, tirando un sospiro di sollievo quando i miei occhi incontrarono quelli di Harry.
Erano un paio di giorni che non ci vedevamo, ma i miei pensieri erano sempre stati a lui rivolti.
La sua figura alta e slanciata torreggiava sulla mia fragile e seduta sulla panchina di un parco, difronte alle immagini di bambini che correvano felici per il prato.
"Mi hai spaventata." Mormorai.
"Scusami, non era mia intenzione." Mi sorrise.
Ma io scossi piano il capo, rispondendogli che non importava.
Gli feci cenno con il capo e con la mano battei piano sul freddo legno della panchina al mio fianco, invitandolo a sedersi. Acconsentì, lasciando le nostre gambe sfiorarsi quando si accomodò accanto a me.
"No, comunque. Stavo solo scrivendo cose a caso." Risposi alla sua precedente domanda.
Divagai sulla risposta, in imbarazzo.
Non avrei mai potuto dirgli che era dei suoi occhi che stavo scrivendo, o delle sue parole, o ancora del suo così perfetto modo di parlare.
Incrociò le mani sulle sue ginocchia, guardandomi; il mio sguardo cadde su di queste, notando il piccolo tatuaggio a forma di croce.
Molte donne, in un uomo, la prima cosa che guardano sono le mani.
Molti uomini si domandano il perché.
Ma la risposta è così semplice ed evidente.
Le mani, in un uomo, sono simbolo di forza, di potenza, molto meglio se sono grandi. Trasmettono un po' quella sensazione di protezione che la donna, da parte di un uomo, vuol sentire, che ha bisogno di sentire. Quel calore che queste emanano nel momento in cui ti stringono, la sicurezza che infondono. E se sono delicate sul tuo corpo, se sono ruvide sulla tua pelle, callose, lisce, grandi, piccole. Qualunque caratteristica, dettaglio, particolare, le rende così affascinanti agli occhi di una donna.
Io ne ero follemente presa.
Le mani di Harry erano grandi, le dita lunghe ed affusolate, qualche callo su di queste, il piccolo tatuaggio sul dorso, le vene e le nocche rovinate dal freddo.
"Cose a caso che però a me non è concesso leggere?" Domandò.
Rivolsi i miei occhi al suo viso e su di questo vi era dipinto un piccolo e furbo sorriso: l'angolo delle sue labbra era rivolto verso l'alto, i suoi occhi vispi e brillanti.
Sorrisi, nascondendo il mio viso tra i capelli.
Leggergli qualcosa di mio significava dargli parte di me stessa, di quello che ero, di quello che sentivo e che provavo, significava dargli tutto soprattutto dal momento che lui era il fulcro di ogni mio ultimo scritto.
E non mi sentivo pronta, non tanto da concedergli una parte di quello che ero.
Con le dita spostò dal mio viso i capelli, giocandoci e guardandomi attentamente.
"Non posso?"
Scossi il capo, sussurrando un "no" come risposta.
Ma lui non sembrò offeso, o toccato dalla mia scelta. Probabilmente mi capiva meglio di chiunque altro, probabilmente anche lui aveva una parte della sua arte nascosta agli occhi di chiunque in cui se stesso era più evidente che in tante altre.
Spesso gli artisti sono gelosi delle loro opere.
Si chinò sul mio volto, lasciando un bacio sulla mia guancia; le sue soffici labbra sul mio viso, le sue calde mani tra i miei capelli, i suoi dolci occhi tra i miei.
"Va bene." Sussurrò.
Acconsentì con così tanta ed infinita naturalezza che permisi alla mia mente di restare ferma un attimo a pensare quante di quelle qualità positive quel ragazzo possedesse.
E quando il silenzio divenne un po' troppo, i nostri corpi divennero freddi ed i sorrisi, che continuamente ci rivolgevamo, divennero timidi ed imbarazzati, mi invitò a passeggiare con lui.

Il sole lentamente stava calando, delineando una linea di confine tra il buio e la luce; bastava tanto così prima che il cielo diventasse blu e poi nero, costellandosi di stelle ed illuminandosi con la luna. Noi appoggiati al cemento di un muretto ad ammirare Londra in tutto il suo splendore, ad ammirare di come i raggi del sole che a poco a poco diventavano di mille colori e di sfumature, coloravano ciò che attorno a noi c'era.
Risi quando Harry mi pizzicò sulla guancia chiedendomi di smetterla un attimo di parlare.
Le cose tra me e lui s'eran sciolte ed io, come il mio solito, avevo parlato tanto.
Perché a me bastava questo, a me bastava così poco, a me bastava stare così bene per aprir bocca ed a stento riuscire a chiuderla.
Ma la cosa fenomenale era stata che lui aveva ascoltato attentamente ogni mia singola parola.
Nessun ragazzo l'aveva mai fatto, prima o poi si stancavano tutti e ad ognuno di essi interessava ben altro, piuttosto che stare lì fermi, per ore, ad ascoltare di una ragazza che vaga per il mondo con la mente e cerca una ragione valida per amare, che apprezza e che ammira ogni piccolo gesto, che resta strabiliata di ogni minuscola sfaccettatura.
Mi pizzicò ancora il naso, sorridendo.
"Parli tanto, Scarlett." Ridacchiò.
"È un problema?"
E lo stava facendo ancora, mi stava guardando dritto negli occhi, mi stava studiando, mi stava capendo.
"No, niente affatto." Sussurrò, "mi piace ascoltarti parlare." Confessò infine.
Mi avvicinai a lui, che appoggiato con i gomiti al muretto mi guardava. Gli diedi un colpetto giocoso sul petto, lui mi sorrise. Poi presi il suo viso tra le mani e lo guardai.
Lo guardai perché era bello, lo guardai perché mi toglieva il respiro, lo guardai perché lui in quel momento ed in quell'esistenza mi capiva.
Con i pollici accarezzai i suoi zigomi, mentre inclinavo il volto per cercare di leggere i suoi occhi e cosa questi celassero.
Raccontami dei tuoi desideri, Harry, dei tuoi bisogni e dei tuoi voleri.
Parlami con i tuoi occhi, che son così meravigliosi e dentro nascondo un mondo tutto da scoprire.
Rimase fermo, non muovendo un muscolo, mentre disegnavo i contorni del suo viso, apprezzando in silenzio l'arte che lui era.
"Sei molto bello, Harry." Mi lasciai sfuggire.
Anche se quelle parole tanto sfuggite non erano. Infondo volevo sapesse, volevo capisse, quanto pensassi bene di lui.
Perché è la verità, perché anche se adesso mi dirai che non è così, io ti dirò che ti sbagli.
Chiuse gli occhi, sospirando; io continuai ad accarezzare il suo viso.
Eravamo in una di quelle situazioni, in uno di quei momenti, in una di quelle posizioni, in cui chiunque passando ci avrebbe giudicati come la solita coppietta di innamorarmi.
Ma sapete che vi dico? Che io e lui eravamo molto di più di questo in quel momento.
Eravamo di più perché, in realtà, non eravamo niente. Non eravamo amanti, non eravamo amici, piuttosto quasi due perfetti sconosciuti. Ma eravamo anche e soprattutto due cuori con battiti veloci, due respiri eppur sincronizzati.
Noi, in quel niente avevam trovato il modo di capirci meglio di chi in quella vita aveva mai fatto e meglio di chi in quella vita c'aveva più di tutti conosciuti.
Sai Harry, sento che tu il mio cuore lo leggi, i miei occhi li capisci.
Meglio di come faceva mia madre, meglio di come faceva Amanda, meglio di come faceva Erick.
Harry, in silenzio, mi capiva.
Aprì gli occhi, ispirando.
"E tu lo sai, Scarlett?" Sussurrò.
"Cosa?" Chiesi.
"Che sei bella da morire."
Era esattamente questo ciò di cui parlavo: di questa spietata e stravolgente capacità di strapparmi ogni singola parola dalle labbra.
Harry te le diceva le cose, te le diceva in faccia, te le urlava, o te le sussurrava; ma lo faceva.
Non teneva mai nulla per se stesso.
Questo aspetto del suo carattere, da un lato l'apprezzavo, dall'altro, all'inizio, mi lasciava interdetta, mi spiazzava.
Non ero abituata a gente simile, ma ero sempre stata circondata da gente falsa, che degli altri non apprezzavano nulla.
Harry di me aveva sempre apprezzato ogni cosa, anche la più insignificante, portando me a sentirmi molto più di tale.
Ad ogni modo sorrisi, abbassando il viso sull'asfalto e lasciando scivolare le mani via dal suo viso.
"Non lo sai, mh?" Mormorò.
"No." Dissi in un fiato.
In molti avevano fatto infiniti apprezzamenti positivi riguardo il mio aspetto, dai ragazzi, agli amici, ma io non avevo mai pensato d'apparire tanto bella da morire.
Harry però lo era, lo era bello da morire.
La sua bellezza ti spezzava, ti schiacciava, ti sopraffaceva, ti smembrava pezzo per pezzo.
Non riesco nemmeno a spiegare quanto il suo aspetto mi è sempre apparso tanto spettacolare.
Non ci sono parole, non ci sono, non esistono, termini di paragone.
Era un po' come l'alba la mattina e poi il tramonto la sera, il mare prima d'inverno e poi d'estate, la pioggia prima e l'arcobaleno dopo; era un imperfetto caos e poi un perfetto ordine di tutte le cose spietate e meravigliose nel pianeta.
Sei così bello, che certe volte, mentre ti penso, mi domando come sia possibile.
E forse non lo sai, ma a me piaci da impazzire.
Gli sorrisi, ma lui chiuse ancora gli occhi, rivolgendo il volto al cielo.
Il vento leggero spostava i capelli dalla sua fronte, sbatteva tra i miei sciolti e lunghi, e pizzicava sui nostri visi. Era piacevole restare in silenzio, il suo viso rivolto verso l'infinito, il mio verso l'infinito che lui era per me.
Un infinito di bellezze, di certezze, di sicurezze, di cose da scoprire e poi d'ammirare ed amare.
"Una volta dissi ad una ragazza d'esser bella, lo sai cosa mi disse?"
Scossi la testa quando lui tornò a guardarmi.
"Che sapeva d'esserlo."
Sorrise, probabilmente ricordando il volto di quella donna.
Mi domandai di come il suo aspetto fosse per apparire bella ai suoi occhi.
"Ma lo sai il punto qual è?" Continuò a sorridere, mentre io continuavo a scuotere il capo, "che non era bella nemmeno la metà di quanto lo sei tu."
E lo disse con così infinita naturalezza, quasi ad affermare chissà quale magnifica verità.
Con uno splendente sorriso sul viso da farmi impazzire, da farmi battere il cuore.
Perché non fu tanto per le sue parole, ma per questo suo modo di pronunciarle e per quel sorriso mozzafiato.
Harry lo pensava davvero, non si nascondeva bugia tra quelle parole, non c'era finzione, non erano state dette tanto perché fare dei complimenti ad una donna porta sempre a buon fine; Harry credeva in pieno a questa mia bellezza.
Per questa ragione sorrisi, prima di ridere, con la luce negli occhi, le mani tremanti ed il cuore impazzito.
Mentre afferravo ancora il suo viso tra le mani e lo baciavo sulla guancia, indugiando con le labbra sul suo viso; quel contatto come infiniti grazie, mischiato ad un "bugiardo come pochi" sussurrato.
Lo sentii ridere; di conseguenza le mie labbra sostavano adesso sulla sua fossetta sinistra, che rispetto alla destra era più marcata e profonda.
Quei due piccoli dettagli, che affiancati dai suoi occhi, quando sorrideva, gli conferivano un po' quell'aria dolce da bambino.
Sorrisi, spezzando quel tenue contatto delle mie labbra con la sua pelle, ma non lasciai il suo viso. Lo guardai continuando a sorridere, continuando ad accarezzare la sua pelle. Il suo mento era contornato da una leggera peluria, che si estendeva anche sulle guance ed al di sopra delle labbra.
Ricordo ancora e perfettamente bene il sorriso che nacque sul suo volto nel momento in cui le mie mani sfiorarono delicatamente ed attentamente il suo viso.
"La prossima volta ricordati di esserlo, okay?" Domandò, serio.
Io annuii, pensierosa.
E mentre le mie guance si tingevano di rosso abbassai le mani, portandole lungo i miei fianchi; poi mi voltai, appoggiandomi anch'io al muro, a guardare l'infinito davanti i miei occhi.
Il cielo si era colorato di nero, mentre qualche stella adesso, insieme alla luna, illuminava il panorama fatto di palazzi e monumenti davanti i nostri occhi.
Londra di notte ha il suo fascino. Ogni città in realtà credo, ha il suo fascino la notte.
Tutto sembra più bello, tutto sembra più affascinante, più accattivante.
Perché nella notte ti puoi nascondere, nella notte puoi essere tutto quello che vuoi senza aver paura di essere giudicato.
La notte è per i peccati, la notte è per soddisfare i vizi.
Come io mi sentivo libera di guardare il volto di Harry nel buio, ombreggiato dal nero del cielo, illuminato dal bianco della luna.
Inconsapevole del fatto che Harry presto il mio peccato più grande sarebbe diventato.
Appoggiai la mia guancia sul palmo della mano, dimenticando il resto del panorama e focalizzando i miei occhi sui suoi dettagli; lui fece lo stesso.
Adoravo quel silenzio, fatto di mille sguardi e centinaia di frasi taciute.
Un giorno forse ti urlerò ogni cosa, o forse non lo farò.
E se non lo farò ti guarderò negli occhi per farti capire ciò che la mia bocca non è stata in grado di dire.
"Mi piaci, Scarlett." Sussurrò, come a confessarmi un segreto.
"Ti piaccio? Sei pazzo."
"Forse lo sono davvero, ma mi piaci lo stesso."
Le nostre parole sussurrate rimasero intrappolate in quell'istante, mentre i nostri occhi s'incontravano per l'infinitesima volta, pronunciando la verità.
Sei pazzo, ma infondo lo son anch'io.
Perché tu mi piaci più di quanto mi sia concesso.
Harry allungò una mano sul muretto, con le dita sfiorò la mia.
Il mio cuore batté all'impazzata dopo quel semplice e delicato contatto.
La sua mano era calda e bruciava la mia, mentre le sue dita giocavano con le mie, si intrecciavano, si lasciavano, mai però per davvero si legavano.
Sfiorami le mani.
Non prenderle, non stringerle, ma nemmeno lasciale; non ancora. Perché, tutto questo stringersi e toccarsi, anche se fa bene, mi spaventa da morire.
Quindi soltanto sfiorale, fammi sentire anche con un solo piccolo tocco com'è quando ci si sente vivi, com'è quando il cuore batte forte; senza paure.
E poi, un giorno non lontano da questo, io ti darò le mie mani e questa volta le legherai alle tue, perché soltanto allora avrò smesso d'aver paura.
Intanto però, sfiorale.

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Ed anche questo è andato.
In realtà avevo pubblicato già questo capitolo, per errore, infatti non era completo. Ma adesso lo è e spero vi sia piaciuto.
Io adesso però vado, perché è l'una di notte, anche se so che non dormirò.
Vi aspetto nei commenti!
Un abbraccio, endless love. xx

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora