Adesso penso sia vero.
Adesso penso sia vero quando ti dicono di non aspettarti nulla dalla vita, che prima o poi arriva da solo.
Che sia l'amore, una gioia, un sorriso, un evento; arriva.
Arriva da solo, inaspettato, atteso, desiderato da morire, bello da lasciarti senza parole e, soprattutto, tuo.
Tuo, che tu lo guardi e dici sei mio, che tu lo pensi e a stento ci credi, ma è reale.
Reale che lo puoi sentire, reale che lo puoi toccare, reale che puoi finalmente smettere di immaginare, qualunque cosa esso sia, e vivertelo.
Harry era il mio desiderio tanto atteso.
Avevo sempre aspettato qualcosa, senza rendermene conto, c'era sempre stata una parte di me che attendeva e desiderava ardentemente una parte a me mancante; ma non avevo mai capito cosa fosse. Fin quando non incontrai lui.
E non è un'esagerazione, è soltanto la pura e semplice verità.
I suoi occhi, le sue carezze, i suoi abbracci, i suoi baci, tutto questo era verità.
I suoi occhi che tanto m'avevano guardata e voluta, che m'hanno reso impacciata e che poi m'avevano, invece, fatta sentire amata. Erano diventati una casa, il letto caldo la sera in pieno inverno, l'abbraccio del paradiso, il bacio dell'inferno.
Le sue carezze, gentili, pacate, delicate. Morbide quasi velluto.
I suoi abbracci, caldi, accoglienti, a volte imbarazzati, a volte sfacciati.
I suoi baci, rari, ma belli da morire, una sensazione tanto simile alla frenesia.
Non era mai abbastanza.
Più gli stavo accanto, più questa sensazione cresceva, cresceva a dismisura e volevo stargli vicina, volevo il contatto, toccarlo, sfiorarlo.
Guardarlo soltanto, dopo un po', non bastò più.
Perciò facevo di tutto pur di riuscire ad incontrarlo.Adesso, gli avevo detto. E lui, adesso, stava bussando alla porta di casa mia.
Con gli stessi abiti della mattina stessa, in cui io fui "costretta" ad allontanarmi da lui, per consolare le paure di Amanda.
Ancora a stento riuscivo a credere alla rivelazione di quest'ultima e provavo in vano a mettermi nei suoi panni, ma era difficile anche solo immaginare di trovarvisi in una situazione simile, figuriamoci viverla.
Non la biasimavo per aver paura di confessare un tale impegno a Liam, nonostante fossi - quasi - sicura che lui non l'avrebbe abbandonata, io avrei posseduto lo stesso identico terrore.
Per questa ragione, a volte, pensavo che legarsi tanto a qualcuno forse non fa poi così bene, perché inevitabilmente avresti paura di perderla, una paura che ti divorerebbe senza che tu te ne renda conto.
Un ciclo che non termina, fin quando non ti consuma.
Ma io, in questo ciclo, c'ero ormai entrata e senza neanche accorgermene.
Harry ne era la causa.
Ad ogni modo, con le mani che tremavano aprii la porta di casa e senza attendere saluti o quant'altro mi catapultai tra le braccia di Harry, che scoppiò a ridere.
Sembravamo, ancora una volta, una di quelle coppie follemente innamorate, che non riuscivano a stare lontani nemmeno un attimo; invece non eravamo che due anime da congiungere ancora.
Ma ditemi se non vi è mai capitato: incontrare qualcuno e sentirsi vivere soltanto per questo.
Non importava quanto tempo avessimo passato insieme, o quanto ci conoscessimo io e questo affascinante pittore, sapevamo che se fosse stato necessario, saremmo riusciti a capirci meglio di chiunque altro.
"Ehy." Sussurrò.
Strinse con le braccia il mio busto, io sospirai, abbandonandomi al suo caldo corpo.
Era un tepore così dannatamente piacevole, tanto da farmi sentire in paradiso.
Anche il suo odore era inebriante: piccante, molto vicino al classico odore di dopobarba, con una sfumatura che non saprei davvero spiegare, ma che lo rendeva suo sotto tutti gli aspetti.
"Ciao." Dissi.
Eravamo ancora davanti la porta di casa mia, al freddo, con il vento che si scontrava con i nostri corpi legati.
Ma non sento freddo.
Affondai il volto sul suo petto, lui lasciò un bacio tra i miei capelli.
Non c'eravamo abbracciati per un motivo ben preciso, o forse il motivo c'era. Volersi vicini era abbastanza come motivazione. Per noi.
Ad altri forse non sarebbe bastato, stringersi tanto forte soltanto per volere, ma a noi sì.
Perché infondo sapevamo che dietro a quel volere si celava la violenta necessità di qualcuno che intuisse i nostri limiti per poi distruggerli, qualcuno ch'era quello che mai nessuno fino ad allora era stato: tutto.
Ma questo, anche noi stessi, lo realizzammo più tardi.
Intanto, ingannavamo il tempo continuando a stringerci.
"Dobbiamo entrare Scarlett, non hai niente addosso e qui si muore dal freddo."
Gli sorrisi, sciogliendo quell'abbraccio.
Non mi stava allontanando e lo capii dal modo in cui mi strinse per mano l'attimo dopo.
Lo guidai dentro le mura di casa mia.
Mi accorsi soltanto allora, quando il mio corpo fu accolto dal caldo accogliente di casa, di quanto in realtà le mie guance fossero fredde e le mie dita ghiacciate. Come se il corpo di Harry mi avesse estraniata dal mondo ed io mi fossi soltanto concentrata sul suo calore e non sul fatto che fuori si gelava.
"Non sentivo freddo." Sussurrai, forse più a me che a lui.
Ma mi sentì ed allora sorrise, guardandomi negli occhi, solo come lui sapeva fare.
"Allora," dissi, rossa d'imbarazzo, "hai cenato? Possiamo ordinare qualcosa, se ti va."
"Va bene qualsiasi cosa."
Annuii.
"Fa come se fossi a casa tua."
Lo guardai, mentre afferravo il cellulare e componevo il numero del ristorante messicano per ordinare qualcosa a domicilio, accomodarsi sul divano e guardarsi intorno con aria un tantino spaesata.
Quando ritornai in salotto si stava rigirando i pollici ed un'espressione tanto tenera in viso.
"Hanno detto che ritarderanno un po', spero non sia un problema."
Appoggiai il cellulare sul piccolo tavolino difronte al divano, sedendomi al suo fianco.
"Va bene, sta tranquilla."
Gli sorrisi, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sistemandomi sul divano.
Avvicinò una mano alla mia gamba, accarezzandomi delicatamente; il mio corpo s'inebriò di brividi.
Sulla pelle delle mie braccia scoperte, questi visibili. Sorrisi imbarazzata, quando Harry toccò il mio braccio, risalendo con la mano fino alla mia spalla. Guardava la mia pelle, catturando con gli occhi i miei dettagli come, ancora, il piccolo palloncino tatuato sul mio avambraccio, o il neo sul braccio. Intanto la mia postura tesa si rilassò e mentre lui scrutava i miei dettagli, io catturavo l'immagine del suo viso nella mia mente.
Era bello, Harry.
Per me, era bello come nessuno.
Ritornò a guardarmi negli occhi, poi si avvicinò, lasciando le nostre gambe toccarsi.
"Com'è andata con Amanda?" Domandò, "sta bene?"
Corrugai la fronte, "ehm, sì, sta bene." Risposi titubante.
Non capivo il perché di quella domanda.
Harry conosceva Amanda soltanto perché lei era la ragazza di un suo vecchio amico, ma per quanto ne sapessi io, lui non aveva mai avuto un reale rapporto, anche solo di conoscenza, con lei, se non per mezzo di Liam.
"Il bambino? So che è incinta." Sorrise.
Lo guardai sgranando gli occhi e spalancando le labbra.
"Tu come fai a saperlo?"
"Me l'ha detto Liam."
Rimasi ancor di più basita.
Liam sapeva.
Harry rise, divertito dinanzi la mia espressione.
"Mi ha detto di aver trovato il test nella borsa di Amanda, sta solo aspettando che sia lei a dirglielo. È molto entusiasta." Spiegò.
Ed io sorrisi.
Tutte le preoccupazioni di Amanda vane e Liam, che infondo era il ragazzo più dolce che avessi mai conosciuto, era chiaro, non l'avrebbe mai mollata.
Afferrai il telefono, in fretta, componendo il numero di Amanda, obbligandola in qualche buffo modo a dire a Liam la verità.
"Tormentarsi è inutile, diglielo e basta." Le dissi, dopo svariati tentativi.
"Io... okay." Acconsentì, seppur titubante.
Pensai che più tardi mi avrebbe ringraziata e sorrisi.
Appoggiai ancora una volta il telefono sul tavolo, girandomi poi a guardare Harry, che non aveva detto nulla durante il mio tentativo di convincere Amanda.
Stava sorridendo, i suoi occhi brillavano.
Scoppiai a ridere nello stesso istante in cui i nostri occhi s'incontrarono.
Non era ridere soltanto per i miei buffi insulti al telefono per la testardaggine dannata di Amanda.
Era ridere perché ero io, ridere perché era lui, ridere perché eravamo insieme.
Ridere perché mi sentivo così felice, che sorridere soltanto non sembrava abbastanza.
Ridere perché Harry mi faceva sentire così.
Chinai il capo scuotendolo ed entrambe le nostre risate si placarono; un lieve silenzio cullò quella stanza.
Un vortice di emozioni, sensazioni, batticuore e respiro mozzato, mi travolsero quando la mano di Harry si poggiò sulla mia e mi attirò delicatamente sulle sue gambe.
Avvolse il braccio attorno alla mia vita, una mano saldamente ancorata al mio fianco, l'altra a spostarmi i capelli dal viso, io portai il mio braccio attorno al suo collo.
Sentivo il cuore battere ed una strana sensazione allo stomaco.
E lui che delicatamente mi accarezzava il viso e poi lasciava un bacio sulla mia pelle, tornando ancora ad accarezzarmi, e poi ancora a baciarmi.
Sei dolce mentre mi abbracci, sei dolce mentre mi accarezzi, sei dolce mentre mi baci.
Le nostre mani si intrecciarono, le sue labbra si fermarono sul mio collo, io poggiai le mie sulla sua guancia.
Mi sentivo estraniata dal mondo, in quella situazione c'eravamo solo io e lui.
Continuavo a restare impressionata di quanto impatto lui avesse su di me. Mi sentivo quasi sotto il suo possesso, soprattutto in situazioni simili.
E non sapevo ancora se questo fosse un effetto positivo o meno.
Ma mi lasciai andare.
Con gli occhi chiusi e la mente completamente e totalmente dedita a lui.
Sorrisi quando strinse la presa sul mio fianco, spingendomi contro il suo corpo.
Stavo impazzendo e non era da poco.
All'orecchio mi sussurrò dolci parole ed io tremai mentre ascoltavo la sua voce bassa e graffiata.
"Sei così dolce."
Un battito.
Sorrisi, stringendo i suoi capelli tra le dita.
"Così bella." Continuò.
Due battiti.
"Così perfetta."
Tre battiti.
"Scarlett."
Mille, milioni, infiniti battiti.
Lo guardai, sorridendo.
Non riuscivo a parlare, non riuscivo a trovare le giuste parole, forse non esistevano. Ma lo guardavo, sperando riuscisse a capire quante cose e quanti segreti i miei occhi gli stessero confessando.
"Ho voglia di baciarti." Affermò, a voce bassa.
Voglia di te, voglia di baci.
Non sai quanto anch'io ti bacerei fino a consumarci le labbra, quanto anch'io starei ore a guardarti e a sussurrarti che sei quello che ho sempre aspettato.
Baciami, baciami pure, che io non aspetto più nient'altro.
Così le sue labbra si avvicinano alle mie e le sfiorarono.
Ma quell'idilliaco momento fu interrotto.
La porta di casa mia si aprì, rivelando la figura di mia madre, con le braccia cariche di buste della spesa ed un'espressione stressata sul viso.
Mi alzai velocemente dalle gambe di Harry, mi madre guardò entrambi confusa.
"Scarlett, tesoro."
"Mamma."
Calò il silenzio.
Sembrava quasi una scena così buffa.
Harry ancora seduto sul divano, a corto di parole, io rossa d'imbarazzo e mia madre che ci guardava sospettosa.
Ringrazia il cielo l'assenza di mio padre; in quel caso la situazione sarebbe sul serio diventata piuttosto bizzarra.
Solo dopo un po' Harry si alzò dal divano ed io ritrovai la parola.
"Mamma, lui è Harry, un... amico."
Mia madre si avvicinò, appoggiando a terra le buste della spesa, Harry le sorrise.
"Piacere, Harry. Io sono Georgette."
Porse la mano ad Harry, che ricambiò la stretta, continuando a sorridere. Sembrava tranquillo, ciò che io non ero.
Mia madre era una donna molto attenta ai dettagli, molto attenta ai difetti, immaginai già ne stesse individuando un'infinità su di lui.
Quando le loro mani si allontanarono Harry si rivolse a me con un sorriso.
"Io dovrei andare."
Annuii, delusa.
Mi sarebbe piaciuto passare ancora del tempo con lui, mi sarebbe piaciuto stargli ancora vicino, magari senza mia madre, ma soprattutto mi sarebbe piaciuto baciarlo.
Il sapore di quel bacio mancato, amaro sulle labbra.
Salutò educatamente mia madre ed io lo accompagnai alla porta, dove si chinò a lasciarmi un bacio sulla fronte prima di sussurrare un "ciao" ed andare completamente via.
Mia madre mi domandò di lui, ma io non dissi nulla.
Voglio viverti da sola, prima di raccontarti a chiunque.
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Di Vetro [HS]
FanfictionTi guardo dormire e mi chiedo come hai fatto ad arrivare fino a questo punto; mi chiedo ancora com'è stato possibile spezzare il tuo cuore fino a portarti a tanto. Forse sei di vetro: appari così forte, ma ti distruggi al primo impatto. ___ Stato: c...