7. Tramonto ad inchiostro nero

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Non volevo nulla se non passare ancora del mio tempo con Harry, con quel bellissimo ragazzo che, seduto poco più avanti al bancone, con un libro qualunque tra le mani, di cui probabilmente non conosceva e non capiva assolutamente nulla, mi guardava. Di nascosto, lo faceva; alzava gli occhi dalle pagine invecchiate di quel libro ormai consumato dal tempo e da infinite mani, e mi guardava. Seguiva i miei gesti, attendeva pazientemente che io concludessi il mio turno di lavoro.
"Voglio portarti in un posto, se me lo permetti." Aveva detto così a bassa voce.
E da allora era rimasto in silenzio, seduto come fosse un qualunque lettore; ma lui non prestava affatto attenzione alle miriade di parole incise sul libro che sostava tra le sue mani, lui stava leggendo quello che io ero, guardandomi da lontano e senza proferir parola.
Io mi perdevo di tanto in tanto nei pensieri, fissando un punto, o fissando lui; mi perdevo tra le sue parole, sussurrate, dette in un fiato per proteggerle da ogni cosa che ci circondava. Mi perdevo nell'immagine delle nostre mani, che si sfioravano, riflessa e limpida nella mia testa.
Jessica, la mia collega dalla voce fastidiosa e con una gomma da masticare costantemente tra i denti, quel pomeriggio dovette riprendermi più volte, ma nonostante ciò, io continuai a perdermi tra infiniti pensieri.
Avere Harry così vicino mi rendeva ansiosa, le mani mi sudavano, il cuore mi tremava ed io non vedevo l'ora di andar via con lui, far alleggerire quella sensazione orribile che pesava sul mio stomaco, comunemente conosciuta come ansia.
Che comunque credo che non ci sia età per robe simili, che non importa avere sedici anni o ventuno, quella sensazione di buco nello stomaco difronte alla persona per cui si ha un interesse, non cambia.
Ma comunque mi sentii così piccola difronte allo sguardo curioso ed ammaliato di Harry, che alzò gli occhi dal suo libro quando m'incamminai verso di lui.
Mi guardava attento, mentre lentamente camminavo verso il suo corpo, cercando di mettermi la giacca in qualche modo meno goffo, cosa che però mi risultò estranea, quando le punte dei miei capelli s'impigliarono tra i bottoni decorativi della giacca, posti sulle spalle.
Storsi le labbra, lasciandomi sfuggire un piccolo lamento quando tentai di sfilare i capelli dal bottone.
Harry si morse le labbra, cercando invano di nascondere un sorriso divertito al mio viso amareggiato; poi si avvicinò a me, posandomi una mano sul braccio, ed una sulla mia che tentava di staccare i capelli.
"Ti aiuto?" Mormorò.
"N-no, i-io-" balbettai.
Alla fine deglutii e lo lasciai fare.
Percepivo il calore del suo corpo, vicino al mio; le sue mani erano grandi e calde, posate sul mio corpo. Il mio respiro aumentò, il cuore mi batté più forte.
Sfilò i capelli annodati al bottone, sbadatamente o volutamente, non so, sfiorò la pelle sul mio collo con le dita.
E quel tocco fu così impercettibile, ma così morbido, tanto da portare la mia pelle a diventare ruvida e con pelle d'oca.
Non era una casualità, quel tocco capii che non lo fu quando le sue mani scivolarono dalle mie spalle, alle mie braccia, riscaldando il mio corpo.
Lasciò che le nostre mani, le nostre dita si sfiorassero e si toccassero, proprio come la volta precedente, sentii il mio corpo fremere dalla voglia matta di stargli accanto e così vicino; eppure questa volta non si limitò soltanto a sfiorarle, quelle mie mani, ma le strinse e non le lasciò.
"Andiamo, Scar?" Domandò in un sussurro.
Abbassai il viso sulle nostre mani legate, sorridendo; poi alzai il viso, guardandolo.
Annuii col capo, felice; strinsi le sue dita ed insieme, mano nella mano, uscimmo dalla libreria.

Il bello è però quel tramonto, che dipinge il cielo di tanti colori; il bello è il posto in cui questa sera mi hai portata; il bello è che le nostre mani sono rimaste legate e tu, di tanto in tanto, stringi la mia per farmi sentire che ci sei, che non sei uno stupido sogno, che non sei ancora ciò che inconsapevolmente sto cercando, ma ci sei in carne ed ossa, così come sei. Il bello, allora, sei tu.

Il panorama, in quel posto, era assolutamente da mozzare il fiato.
Harry mi aveva portata sul tetto di un palazzo e Londra da quel posto si vedeva da paura.
In più, il cielo era dipinto dai colori di un bellissimo e perfetto tramonto, che rendeva il tutto strabiliante, che conferiva a quella situazione quel briciolo di tranquillità in più che entrambi avevamo bisogno.
E non nego, che nonostante il batticuore che nemmeno per un istante aveva cessato, ogni preoccupazione era svanita. Harry era perfetto, stare con lui era perfetto.
Mi faceva sorridere, mi riempiva di complimenti, mi parlava e poi mi urlava infinite parole con gli occhi; perché forse sì, non parlava molto, tra i due a parlare ero più io, ma con gli occhi diceva infinite parole. A volte, non perdere la cognizione di ciò che attorno accadeva, davanti a quegli occhi, era impossibile.
Harry mi aveva detto che in quello stesso palazzo si trovava il suo studio, dove lui dipingeva, dove lui si allontanava dal mondo e che su quel tetto ci passava la maggior parte del suo tempo. Per questa ragione vi erano un materasso buttato alla rinfusa con una serie di lenzuola e piumoni; Harry quel posto se lo viveva sotto ogni aspetto e come meritava di essere vissuto.
Diceva che stare lì, disteso a guardare il cielo, con il rumore delle strade di Londra, lo calmava come mai nient'altro c'era riuscito.
Poco più in là al materasso, c'erano anche un cavalletto con su una tela, penne e pennelli, colori ed acquerelli, per terra.
Io mi guardavo attorno, con le labbra socchiuse, meravigliata.
Ma la meraviglia non era tanto stata scaturita dalla bellezza di quel posto, ma dalla miriade di sensazioni che mi colpirono non appena vi misi piede. Come se ogni sensazione che Harry aveva provato in quella terrazza, stesse ancora aleggiando nell'aria, riempiendo il cuore di chiunque di emozioni.
Harry, invece, seduto sul materasso, mi guardava sorridendo, quasi fossi io lo spettacolo, non ciò che attorno a noi realmente lo era.
Le nostre mani adesso infreddolite e distanti.
La coda in cui avevo legato i capelli ondeggiava leggermente a causa del leggero vento freddo che pizzicava il mio viso e colorava di rosso le guance ed il naso di Harry.
Mi avvicinai a lui, sorridendo come una bambina e cadendo sul materasso.
Harry scoppiò a ridere.
E non per caso, non per banalità, ma il mio cuore scoppia a vivere.
Mi spostai di fianco, guardando il suo perfetto profilo, mentre sorrideva ancora.
Harry era bello sì, ma quando sorrideva lo era da togliere il respiro, lo era senza limiti.
Appoggiai la guancia sulla mano e mi bagnai le labbra secche con la saliva.
"Quindi ci vieni spesso qui." Affermai.
Harry annuì, ma continuando a guardare dritto davanti a se.
"Abbastanza. Qui sto bene." Confermò.
Guardai un attimo il cielo, che a poco a poco, si stava colorando di blu e cospargendo di stelle; poi tornai con gli occhi su di Harry.
Perché tu sei migliore di qualsiasi meraviglia o effetto della natura.
"Perché hai voluto portarci me? Non avresti preferito che questo posto magnifico restasse soltanto tuo?" Domandai, curiosa.
Io l'avrei fatto. Ero molto gelosa di ciò che era mio, di ciò che scoprivo; un posto simile l'avrei nascosto gelosamente agli occhi altrui e spesso incapaci di coglierne la reale bellezza.
"I posti magnifici si condividono con le persone magnifiche."
Trattenere il sorriso che nacque sul mio viso dopo quelle sue parole era impossibile, neanche a volerlo ci sarei riuscita.
In così poco tempo, nel giro di niente, per questo ragazzo era maturata in me una sensazione, emozione, o sentimento, quel che era, tanto grande, tanto bella, che più cresceva, più né diventavo dipendente.
Fare a meno di Harry, presto, avrei scoperto che era impossibile.
Harry si sfilò un elastico dal polso, cercando di legare i suoi capelli; ma il vento che s'infrangeva sui nostri corpi spostava i suoi capelli, impedendo ad Harry di legarli tutti senza lasciar ciocche fuori posto.
Titubante, mi avvicinai a lui, posando le mani sulle sue ed allontanandole, così da poter legare io i suoi capelli.
Rimase in silenzio.
"Tu hai aiutato me, io adesso aiuto te." Sussurrai.
Ridacchiò, annuendo.
L'unica differenza stava comunque nel fatto che Harry sarebbe sempre stato più bello di quanto io mai sarei apparsa.
Poggiai le mani sulle sue spalle, dopo aver legato i suoi capelli in una piccola coda; aspettai dicesse qualcosa, ma lui rimase a bocca chiusa, ad ascoltarlo quel silenzio, ad apprezzarlo.
Con le dita, sfiorai sbadatamente la pelle sul suo collo ed i brividi che l'istante dopo su questa si formarono non poterono passarmi inosservati.
"Le tue dita sono fredde." Mormorò.
Ma quando provai ad allontanarmi, dispiaciuta, lui afferrò una delle mie mani, portandola tra le sue e poi racchiudendola a coppa e poggiandola sulle sue labbra, la riscaldò con queste.
Lo guardai colpita, ammaliata, dai suoi gesti così dolci, premurosi ed incredibilmente spontanei.
Harry faceva e diceva ogni cosa senza mai pensarci troppo.
"Va meglio?" Sussurrò, guardandomi con il volto girato al mio.
A corto di parole, annuii con il capo, stringendo la mano con cui ancora lui sosteneva la mia.
Tenerti per mano, ha smesso di far così paura.
Mi appoggiai ancora alle sue spalle, ammirando il suo profilo, contemplando silenziosamente quel suo perfetto volto.
Ma poi i miei occhi si spostarono su di un quaderno che prima non avevo notato, poggiato al fianco di Harry. La sua copertina era in pelle marrone, consumata, vissuta, sulla quale vi erano incise frasi, piccoli disegni e le sue iniziali, HS.
Ricordai la volta in cui quelle sue stesse lettere erano segnate sul fondo dei suoi dipinti, quando ancora non conoscevo il fascino disarmante di quest'uomo.
Con la mano distante da quella di Harry, toccai la copertina di quel quaderno, mentre una richiesta sfiorava la mia mente.
"Disegna per me, Harry." Sussurrai, con le labbra vicine al suo orecchio e la mano ancora su quel quaderno.
"Disegna qualcosa per i miei occhi." Aggiunsi.
Harry temporeggiò, afferrando quel quaderno e guardandolo.
Ci pensò, in silenzio; io lo guardai, in silenzio.
Temetti di avergli chiesto troppo. Alle volte, gli artisti preferiscono restare distanti dal mondo esterno, dalle persone, per paura di non essere capiti, o di essere capiti troppo; dopo infiniti minuti di silenzio, credetti Harry fosse esattamente quel tipo d'artista.
Ma proprio quando aprii le labbra per dirgli di non badare alle mie richieste sciocche, lui mi rispose.
"Perché?"
Un po' m'aspettavo mi ponesse una domanda simile, ma non m'ero preparata una risposta.
Così ci pensai un attimo su, delineando i motivi, infiniti aggiungerei, del perché volevo disegnasse qualcosa, qualsiasi cosa, per i miei occhi, cercando di raggruppare ciascuno di questi motivi in un'unica risposta.
Poi concepii che da dirgli c'era soltanto una cosa.
"Perché voglio poter vedere quell'Harry che soltanto in pochi, o nessuno, ha il permesso, o non riesce, a vedere."
Volevo vederlo disegnare per capire ciò che in lui c'era da capire, ogni sfumatura, ogni sfaccettatura. Capirlo, apprezzarlo, ammirarlo.
Mi guardò, serio e taciturno. In fine, aprì il quaderno, scorrendo velocemente diversi disegni tracciati a penna, fino ad arrivare ad un foglio bianco; afferrò una penna gettata a caso tra le lenzuola di quel materasso, aprendola ed aiutandosi con i denti.
Poi iniziò a disegnare.
Io alternavo i miei occhi dall'immagine che su quel foglio stava crescendo all'espressione incisa sul suo volto: era concentrato, attento a ciò che le sue mani producevano.
Non capii bene cosa fosse ciò che stava disegnando, fin quando i tratti di quell'immagine non furono più definiti: era il panorama che fin a quel momento si era presentato ai nostri occhi.
La terrazza, il rifugio, il tuo rifugio, che però hai voluto condividere con i miei occhi, credendo che io possa capirti, possa capire tutte quelle cose che con le labbra non dici, ma che con gli occhi pronunci.
I palazzi, le case, che ci fanno compagnia in questo silenzio che entrambi, più volte, genuinamente, curiamo.
Il materasso confuso, quasi quanto confusa adesso mi sento io, su cui noi siam seduti.
Le nostre figure sbiadite, forse perché insieme io e te, ancor non siam niente di concreto.
Ed il tramonto ad inchiostro nero, che in questo piccolo disegno è ciò che più mi ha colpita; perché è nero, nessun colore, nessuna sfumatura. Eppure tu hai saputo come fare per rendere anche tanto bello ed affascinante uno spettacolo di mille differenti colori caldi ed accesi, in nero.
Incise le sue iniziali sul fondo della pagina, prima di poggiare la penna al suo fianco e strappare quel foglio dal quaderno. Lo guardai confusa mentre lui compieva quell'atto. Ma quando mi porse il foglio, chiarì le mie domande.
"Prendilo. Ho disegnato qualcosa per te ed a te deve restare." Disse.
Sorrisi, su di giri, prendendo quel foglio ed ammirandolo.
Un pezzo di ciò che Harry era, tra le mie dita.
Lo riposi nella borsa, attenta a non stropicciarlo.
"Grazie." Sussurrai.
Harry annuì, non dicendo altro.
Imparerò che sei fatto così.
Imparerò che parli poco, o niente.
Imparerò, però, che vorresti dire tanto, o troppo; ma hai paura.
Ritornai con la schiena sul materasso, Harry seguì i miei gesti; la sua figura slanciata al mio fianco.
Giocammo con le dita e ad entrambi scappò un sorriso; come due bambini cacciavamo i pollici, e li stringevamo.
Mi sentivo così bene, che qualsiasi altro pensiero era distante. Mi domandai se anche lui si sentisse allo stesso modo, mi domandai se per lui, fosse come per me, la prima volta; perché io non m'ero sentita così bene al fianco di qualcuno, di cui effettivamente non conoscevo nulla, se non i suoi bellissimi ed incantevoli occhi.
Di Harry, sapevo, c'era così tanto ancora da conoscere, ma io non vedevo l'ora.
Con il volto rivolto verso il suo ed il suo rivolto al mio, a guardarci, a capirci, a renderci leggeri, ad allontanarci dal mondo che attorno ci circondava, restammo in silenzio fino a che il cielo non divenne nero, ma le stelle ed i suoi occhi, eran luminosi.

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Buonasera!
Come state?
Io sono qui con l'ennesimo aggiornamento e poi boh, oggi sono di poche parole.
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, vi aspetto lì!
Un bacio, endless love. xx

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora