51. Solo chi sa farti male

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Harry's pov.

Ero sempre stato una persona impulsiva, avevo sempre agito senza fermarmi troppo a pensare alle conseguenze e fino a quando della mia vita si interessavano pochi, o quasi nessuno, questo andava bene, ma non andava più bene da quando Scarlett si era infiltrata nella mia quotidianità senza neanche darmi il tempo di rendermene conto. Dall'essere solo e sconsiderato dalla stragrande maggioranza delle persone che conoscevo, mi ero ritrovato a condividere il mio respiro con qualcuno. Non che non amassi questa nuova realtà, ma più volte avevo faticato ad abituarmi. Non avevo mai dovuto condividere la mia quotidianità con qualcuno; ma allora era diventato un tutt'uno, la mia vita con la sua, la sua con la mia e senza l'una non esisteva neanche l'idea dell'altra. Se io stavo male, stava male anche Scarlett; se lei soffriva, io soffrivo il doppio. E lei si era sempre premurata di non far soffrire me, di non comportarsi in modo da ferirmi, io invece più volte le avevo fatto del male e poi mi ero ritrovato a pagare le conseguenze sulla mia stessa pelle e dritto al mio stesso cuore. Non sapevo più vivere senza di Scarlett.
Non riuscivo a credere di averla ferita così tanto, eppure la sua assenza in casa nostra mi suggeriva che questa volta l'avevo fatta più grande del solito. Ero sparito, ancora, avevo baciato un'altra donna e per completare il disastroso pacchetto non sapevo nemmeno se ero stato a letto con questa, o no. Mi vergognavo ad ammetterlo, persino a me stesso, ma se non ricordavo assolutamente nulla era perché ancora una volta avevo lasciato che la droga avesse la meglio su di me. E questa storia andava avanti da un paio di settimane; poco alla volta, di nuovo, mi ero ritrovato a combattere con il desiderio disumano di farmi dosi sempre più frequenti e grandi.
E così continuavo a ripensare a cosa avessi fatto il giorno prima per cercare di ricordare: s'ero stato a letto con quella donna, avevo perso Scarlett per sempre; se c'era stato solo un bacio allora, forse, potevo essere perdonato.
Ero consapevole che ciò che mi fotteva era esattamente questa illusione che lei mi avrebbe sempre perdonato, ma quando si ama purtroppo è così.
Passai tutto il giorno a fare avanti ed indietro per casa, trovando persino un sacchetto in cucina. Scarlett aveva comprato piccoli vestiti per nostro figlio, mentre io ero andato a fare la più grande cazzata della mia vita. Il mio cuore che si sbriciolava lentamente nello stringere tra le dita quei vestiti tanto piccoli. Continuavo a ripetermi che non potevo perderla, che non potevo perdere la nostra vita e la nostra quotidianità, che non potevo perdere quel bambino.
Ero stato uno stupido, sì, ma l'amavo veramente tanto.
Forse assurdo da dire dopo le mie continue cazzate, ma era la verità. Se mi ero comportato in quel modo era stato solo perché tutto quello mi aveva sempre spaventato, provare così tanto per qualcuno, dipendere così follemente da qualcuno, averci persino un figlio. Io che non ero mai stato veramente figlio di nessuno, come potevo pretendere di essere un buon padre? Ero completamente estraneo a quella possibile realtà.
Quando si fece buio, in fretta mi vestii, prendendo l'auto ed andando nel bar dove avevo passato la notte precedente, nella speranza di riuscire a trovare la ragazza che avevo baciato; solo lei avrebbe potuto dirmi le cose com'erano andate.
Con il cuore in gola, corsi da lei, spingendo la gente, quando la vidi a bere un drink accanto ad un uomo.
"Harry!" Strillò il mio nome, quando mi ritrovai davanti a lei.
Io non ricordavo affatto come si chiamasse, ma questo non era importante.
"Senti, devi dirmi la verità: che abbiamo fatto ieri notte?"
Sbarrò gli occhi, prima di sorridermi ed avvicinarsi in modo malizioso; mi disgustò la sua vicinanza e non mi capacitai di come avessi potuto baciarla: questo dimostrava quanto fossi fatto ed ubriaco il giorno prima.
"Niente, ma se vuoi possiamo rimediare oggi." Ammiccò.
Accarezzò con una mano il mio petto ed io automaticamente afferrai il suo polso per allontanarla.
"Ci siamo solo baciati?"
"Baciati? Non abbiamo fatto neanche quello." Rise.
Il mio cuore batté all'impazzata a quella notizia; io ricordavo davvero di averla baciata, ma evidentemente ero più fuori di quanto pensassi.
"O meglio, io ci ho provato, ma tu continuavi a dire di non poterlo fare." Ridacchiò nervosamente.
L'allontanai in fretta, non potevo perdere altro tempo; dovevo assolutamente correre da Scarlett, dirle la verità, sperare con tutto me stesso che tutto quello che in quei mesi avevamo costruito non andasse perduto insieme ad una stronzata che non era neanche la verità. Avevo confessato una colpa che non mi apparteneva, per essere sempre così dannatamente impulsivo, per avere sensi di colpa che non mi riguardavano, per essere un così fottuto idiota.
Quando arrivai a casa di Scarlett, mi resi conto però che non avevo preso in considerazione la possibilità che suo padre non mi permettesse di mettere piede lì dentro, che non mi consentisse per niente al mondo di vedere sua figlia. Gli avevo promesso che l'avrei sempre fatta stare bene, ma non avevo saputo mantenere quella promessa e non mi sorprese affatto la sua ira nei miei confronti quando aprì la porta e mi ritrovò davanti a lui.
"Tu che cosa ci fai qui?" Ringhiò, non lasciandomi nemmeno la possibilità di guardare dentro casa.
"Devo vedere Scarlett."
"Tu non vedrai nessuno, le hai già fatto abbastanza male." Mi disse, con tono minaccioso e puntandomi un dito contro, "Adesso sparisci e non farti più vedere, prima che io chiami la polizia e ti faccia sbattere in cella."
E con questo la porta fu sbattuta dinanzi al mio viso.

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora