Quando Renée mi raccontò la storia dei suoi figli, di come questi erano arrivati all'uso di sostanze stupefacenti, le posi una domanda: come ci si sente quando si scopre che delle persone a te care fanno uso di queste sostanze? Come ci si sente quando si scopre che loro sono disposti ad affrontare la morte, pur avendo scarse possibilità di vittoria?
Lei, piangendo, mi rispose che ci si sente come se ti avessero strappato il cuore, ci si sente impotenti, mentre si passa il tempo a guardarli uccidersi, a guardarli diventare un'altra persona. Mi disse che non c'è paura più grande di quella di perdere qualcuno che si ama, è una paura che ti consuma, soprattutto quando ci si rende conto che questa non è più tanto una paura, ma somiglia un po' di più alla realtà; e allora si preferisce morire, piuttosto che continuare a vivere senza quel qualcuno.
Certo, drogarsi non significa per forza morire, ma ci siamo quasi.
Da sempre io avevo attribuito la droga alla morte, da sempre avevo sostenuto che non c'è via di fuga, che quel tunnel nero fatto di incubi ed illusioni di cui tanti parlano, non ha vie di scampo, è senza vie d'uscita. Se entri e sei in tempo, quando ancora riesci un po' a ragione con la tua testa, piuttosto che con i sensi bruciati dalla droga, allora forse puoi ancora tornare indietro; ma se sei infondo, se di strada ne hai fatta, io credevo, non c'è modo d'uscire.
Pensavo, allora sei solo un morto che cammina.
Ed era anche per questo che scoprire che Harry era entrato in questo tunnel, mi aveva sconvolta.
Capivo allora le parole di Renée, capivo il dolore e la paura, il non voler perdere per nulla al mondo qualcuno.
Perché io avrei preferito morire piuttosto che sopravvivere senza di Harry, che era ad oggi diventato l'unica mia motivazione per sorridere.L'avevo lasciato in casa, con sua madre ancora in giro, disteso sul suo letto, con i vestiti della sera prima ancora addosso. Dovevo recuperare da casa mia qualche cambio e portarlo da Harry perché non ero intenzionata a lasciarlo stare, da solo, non questa volta.
Ero decisa a non lasciare che si distruggesse da solo con quelle dannate sostanze, ero intenzionata a sapere tutto e giurai su di noi che lui avrebbe parlato, che questa volta non ci sarebbero state bugie. Eppure, nonostante fossi decisa ed intenzionata più che mai, mentalmente non mi sentivo affatto pronta a scoprire tutte le verità che in quel mese mi aveva nascosto.
Che se ci pensavo non riuscivo a crederci, mi sembrava assurdo.
Sospirai, scendendo dall'auto di Harry, che mi ero fatta prestare per andare a recuperare le mie cose. Mi specchiai sui vetri della sua auto, notando il mio aspetto affranto e devastato. Ero stanca, ero terrorizzata e per un attimo mi fermai nei miei passi per domandarmi come mai avrei potuto affrontare tutto quello. Ma dovevo farlo, dovevo amarlo, ne avevo bisogno.
Entrai in casa e non ebbi neanche il tempo di guardarmi attorno, che mia madre mi era già addosso, seguita da mio padre.
"Dove sei stata?" Domandò la donna che mi aveva portata al mondo.
"Da Harry." Risposi con un filo di voce.
"Perché non hai risposto al cellulare?"
La guardai confusa. Le avevo inviato un messaggio prima di spegnerlo, dicendole di non aspettarmi, che non sarei tornata. Immaginavo avesse capito che sarei rimasta da Harry, ormai era ovvio che, nonostante non ci fossero state presentazioni ufficiali, io e lui stavamo insieme.
"Mamma, che succede?"
Volevo farla finita con quella confusione e capire cosa stesse succedendo.
"Dobbiamo parlare." S'intromise mio padre.
Mi portai i capelli dietro le orecchie, prima di incrociare le braccia al petto.
"Okay, parliamo." Li assecondai, sedendomi sul divano in salotto.
Mia madre si accomodò al mio fianco, mio padre invece scelse di camminare nervosamente avanti ed indietro per il salotto.
Qualcosa evidentemente turbava la situazione ed io stavo iniziando ad innervosirmi. Quello non era sicuramente il periodo adatto per me per essere paziente o tranquilla, considerando che nell'ultimo mese ogni cosa stava andando a rotoli.
"Quanto le cose tra te e quel ragazzo sono serie?" Chiese di getto mio padre.
Sapevo che una domanda simile prima o poi sarebbe arrivata, ma non me l'aspettavo in quel momento, o in quel modo, o in quella situazione, quasi come se stesse per rimproverarmi del fatto che io avessi una relazione è che Harry non andasse affatto bene per me. Ciò che più mi confondeva era lo sguardo altrettanto attento è preoccupato di mia madre, la quale Harry l'aveva conosciuto ed apprezzato.
"Abbastanza." Risposi tranquillamente.
"Scarlett, sei sicura che vada bene per te?" Chiese mia madre.
Mi voltai a guardarla, con le labbra socchiuse e la fronte aggrottata. Certo che andava bene per me. Solo lui.
"Mi spiegate che vi prende? Non avete mai preteso di sapere tutte queste cose."
"Non c'era mai stato motivo, il tuo ex ragazzo era apposto." La voce di mio padre severa.
A quel punto li guardai scioccata. La mia pazienza era al limite ed amavo Harry incondizionatamente per lasciar passare quella chiara insinuazione su di lui.
"Perché? Cos'ha Harry che non va?" Sbottai.
Ma lo capii esattamente l'istante dopo aver pronunciato quelle parole cosa Harry avesse che non andava.
Harry non andava più, da un mese a quella parte non andava più. Non andava più da quando si drogava.
Mi alzai, con gli occhi sbarrati, la rabbia a fior di pelle.
"Ve l'ha detto Erick, non è vero?" Alzai la voce, allontanandomi da loro, "Ve l'ha detto lui, certo, chi doveva dirvelo sennò!"
Mio padre si avvicinò a me, mia madre si alzò dal divano, ma restò ferma al suo posto.
"Scarlett, pensaci. Lo sai cosa succede in questi casi? Non porterà nulla di buono un ragazzo in queste condizioni. Finirà per trascinare anche te in tutto quello e noi non possiamo permetterlo."
Odiavo sentire mio padre parlare in quel modo, odiavo ancora di più il fatto che mia madre non avesse ancora aperto bocca. Odiavo tutto quello. Lo odiavo perché l'amore che provavo per Harry era forte, potente, tanto da portarmi ad odiare qualsiasi cosa potesse infangarlo. Non sopportavo il pensiero che qualcuno volesse allontanarmi da lui perché a me non importava quello che faceva, ero fiduciosa, mi sarei presa cura io di lui.
"Questa è la mia vita! Scelgo io con chi stare e come comportarmi!" Sbraitai.
"Non quando questa scelta può rovinartela la vita!" Rispose a tono mio padre.
Mi passai una mano tra i capelli.
"Harry non rovinerà la mia vita! Forse non l'avete capito, ma io lo amo e non lo lascerò! Ha bisogno di me ed io ho bisogno di lui!"
"Ma cosa potrà darti quel ragazzo? Di questo passo non esiste futuro, né per lui, né per voi!"
A quel punto sentii il mio cuore spezzarsi. Mio padre, chiaramente, mi stava dicendo che tutto il mio amore, che tutto quel bisogno che avevamo l'uno dell'altro, non bastava, che Harry, prima o poi, sarebbe morto.
Le lacrime scesero giù dai miei occhi senza che io riuscissi a fermarle, veloci.
"Ascoltatemi bene, perché non c'è verso che io cambi idea." Mi passai la manica della felpa sulle guance, asciugando quelle mie lacrime salate, "Io non lascerò Harry, lo amo e gli starò affianco sempre. Voi non potete scegliere per me, non ve lo permetto. Non mi importa cosa lui adesso fa, io gli starò vicino e lo aiuterò a smettere."
"Non ti ascolterà." Mi interruppe mio padre.
"Non è vero!" Risposi, urlando.
Ed in quella stanza calò il silenzio. Nessuno dei miei due genitori osò più aprire bocca, probabilmente non mi avevano mai visto tanto arrabbiata e probabilmente io stavo sfogando anche un po' della mia rabbia repressa contro di loro, urlandogli.
Passarono minuti e alla fine raccolsi le mie cose e prima di uscire di casa guardai mia madre, che non aveva fiatato, accusandola con gli occhi di non riuscire più a capire la propria figlia.
Avrei soltanto voluto avere un po' di conforto, un pizzico di incoraggiamento. Tutto quello che avevo scoperto su di Harry non era facile da digerire ed io avrei soltanto voluto qualche carezza in più da parte loro, piuttosto che un'accusa ed un'assurda richiesta di lasciare andare ciò che più in quella vita mi aveva fatta stare bene, di lasciare che questo si uccidesse.
Chiusi la porta alle mie spalle e scappai proprio lì dove loro mi chiesero di abbandonare, in cerca di quel conforto che niente sembrava darmi.
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Di Vetro [HS]
FanfictionTi guardo dormire e mi chiedo come hai fatto ad arrivare fino a questo punto; mi chiedo ancora com'è stato possibile spezzare il tuo cuore fino a portarti a tanto. Forse sei di vetro: appari così forte, ma ti distruggi al primo impatto. ___ Stato: c...