"Dai alzati!" mi dice Ivy, urlando per svegliarmi e scuotendomi con forza.
Non ho intenzione di alzarmi, non oggi, non dopo l'ennesima delusione di stanotte. Non credo di essere pronta per affrontare il mondo esterno ridendo come sempre, piuttosto preferisco restare qui, coperta fino alla testa dal lenzuolo, riflettendo e cercando una volta per tutte di dimenticare il mio Puddin.
Come può lui, riuscire a buttare giù il muro di risate che la mia pazzia ha creato, facendomi cadere in questo stato? Non posso farmi vedere così da Ivy, estremamente vulnerabile, così triste.
'Harley Quinn non è mai triste, mai', ripeto a me stessa, per poi stamparmi un sorriso a trentadue denti sul volto e uscire con uno scatto felino da sotto la coperta.
"Buongiorno!" dico ridendo a Ivy, alzando le braccia al cielo per stiracchiarle.
"Io vado a lavorare, preparati mentalmente per stasera, andiamo a rapinare la banca centrale di Gotham" dice agitando i pugni estasiata, per poi toccare con dolcezza una delle sue piante e uscire sbattendo la porta.
Ammetto che anch'io sono piuttosto esaltata all'idea di rapinare una banca così grande ed importante come quella, giusto quello che mi ci vuole per distrarmi.
Sento squillare il telefono, così mi avvicino e alzo la cornetta per rispondere.
"Pronto?" domando ridendo, pervasa ancora dall'eccitazione per la notiza che mi ha rivelato Ivy poco fa.
"Harley?" chiede la persona con la voce roca dall'altra parte.
Sussulto. Non può essere lui. Subito l'eccitazione cresce, mischiandosi all'incredulità. Mi do un pizzicotto sul braccio, giusto per assicurarmi di essere sveglia e che non sia un'altro dei miei sogni.
"Puddin?" gli chiedo insicura, sperando in una sua risposta affermativa.
"Si Baby" risponde lui. In questo momento ho gli occhi sbarrati e sto fissando un punto inesistente sul muro della cucina davanti a me.
"È così poco esilarante non averti qui con me" aggiunge poi. Non so se stia bleffando, se sia tutta una messa in scena per ottenere qualcosa da me o se sia semplicemente la verità, ma non mi importa. Lui mi aveva chiamata, e io sono al settimo cielo soltanto perché ha ancora il mio numero. Non mi ha mai dimenticata.
"Mi manchi così tanto" gli dico, girandomi il filo che tiene collegata la cornetta tra le dita e facendo una vocina triste.
"Harley, con chi sei al telefono?" mi chiede Ivy curiosa, spuntando con la testa da dietro la porta.
"Devo andare" riesco a sussurrare velocemente prima di riattaccare altrettanto velocemente la cornetta e rivolgere a Ivy un sorrisone, per poi dirle "nessuno di importante".
"Piuttosto, che ci fai qui? Non eri uscita?" le chiedo prendendo il the dal microonde che nel frattempo si è scaldato.
"Sono tornata a prendere le chiavi della macchina, le avevo lasciate qui" risponde lei prontamente, osservando ogni mio minuscolo gesto con la fronte corrugata.
"Ah, okay!" le dico ridendo, sorpassandola e andando ad accendere la tv e successivamente mettendomi comoda sul divano, con Maddy che si mette precipitosamente sulle mie gambe sperando in qualche carezza.
"Tu non me la racconti giusta" dice lei fissandomi per qualche secondo, per poi spostare lo sguardo sulla tv che avevo acceso da poco e poi facendolo ricadere nuovamente su di me.
"Non so di cosa parli" dico ridendo e mettendo su un'espressione innocente. È meglio mentire, non ho voglia di sentire le sue strane congetture e le sue affermazioni sul fatto che "lui mi sta usando come un giocattolino".
"Affronteremo l'argomento più tardi, ora devo andare che sennò faccio tardi e non ti mantengo" dice, prima di sparire dietro la porta d'entrata.
Al pomeriggio non è successo niente di entusiasmante, continuo a pensare a come mai Joker mi abbia chiamata, cosa voleva, qual'era il suo fine. Cominciavo a convincermi sempre di più del fatto che probabilmente mi aveva chiamata non soltanto per sentire la mia voce.
Trascorro le restanti ore prima del ritorno di Ivy a casa provandomi vari vestiti dell'armadio e leggendo un romanzo rosa. Mi sento patetica, come una di quelle adolescenti in preda agli ormoni che non fanno altro oltre a fantasticare e a sognare una vita perfetta.
'La vita non è mai perfetta, Harley, svegliati per una buona volta e realizza il fatto che il tuo adorato Puddin ti sta solo sfruttando per ottenere qualcosa!'. Ed ecco di nuovo quella fastidiosa vocina che rimbomba nella mia testa, credo sia il mio subconscio, il mio stupidissimo è inutilissimo subconscio.
"Basta! Sono sicura che lui mi ama. Sennò perché mi avrebbe chiamata?" dico alzando il tono di voce e ridendo, riferendomi alla mia mente, che incredibilmente si zittisce."Harl, sono a casa!" urla Ivy per farsi sentire mente butta rumorosamente le chiavi sul tavolino.
"Ho preso alcune cose che potrebbero servirci stasera" aggiunge poi, avvicinadosi a me e aprendo la busta contenente corde, attrezzi vari e le pallottole per la mia pistola.
"Perfetto" esclamo ridacchiando soddisfatta, fissandola negli occhi.
"Pronta?" chiedo a Ivy, appena finisco di legarmi anche il secondo ciuffo di capelli, lasciando una ciocca libera.
"Pronta" mi risponde quasi immediatamente lei, mentre si sfrega le labbra per spalmare meglio il rossetto."Allora, lo scopo è riuscire a prendere quel milioncino frusciante che ci aspetta dietro la cassaforte protetta dai raggi-x" mi dice Ivy mentre indica un punto preciso della mappa dell'enorme banca che si era procurata.
"Insomma, un gioco da ragazzi" esclamo ironica sghignazzando, mentre mastico la mia solita gomma.
"Ci sono un sacco di telecamere, perciò prima dobbiamo mettere fuori uso quelle. Io penso alle telecamere e a pararti il culo, tu a tutto il resto" dice lei, ignorando il mio commento e assegnando i ruoli.
"Ci sarà da divertirsi!" esclamo ridendo e appoggiando la lingua di lato, sui denti.
"Sicuramente" risponde lei, rivolgendomi un sorrisino d'intesa.🦄Spazio unicornoso me
Ehii, eccomi con un nuovo aggiornamento notturno ihih.
Chissà cosa succederà, se filerà tutto liscio o ci saranno degli imprevisti...
Spero che il capitolo vi piaccia :3
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!✨
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Harley&Joker (in revisione)
Fanfiction"Mi consideravo una persona normale, magari lievemente folle, immersa nella solita monotonia di una città sovraffollata, ma poi ho incontrato lui, e fui la prima a percepire del fascino e rimpiazzarlo alla solita paura che tutti provavano nell'avvis...