"Spinga!" sento urlare dalla signora vestita di bianco davanti a me.
Strizzo violentemente gli occhi contraendomi in una smorfia di dolore e urlando.
Cerco di pensare a cose gioiose, ma non c'è niente di gioioso in tutto questo.
Come può un esserino infliggere così tanto dolore senza nemmeno saperlo e soprattutto, senza nemmeno essere ancora cosciente della sua esistenza?
Dopo numerose ore di travaglio ed un'ultima lancinante spinta, accompagnata da uno dei miei soliti urli, sento il pianto straziante di un bambino invadere la stanza.
I miei occhi diventano immediatamente lucidi e li sbatto numerose volte, prima di sospirare per lo sforzo e lanciare un'occhiata a J, il quale mi guarda sorridente.
Non è per niente impressionato da tutto questo, e ha insistito per vedere passo per passo ogni cosa compresa nelle mie dolorose cinque ore, credo.
Dopo numerosi minuti, una delle infermiere mi porge sorridendo un piccolo fagotto, nel quale è probabilmente avvolta la piccola.
Sorrido, sorrido cancellando tutto il dolore provato e lasciandomi trasportare dalle emozioni.
Mentre stringo il piccolo esserino tra le braccia, alcune lacrime mi percorrono le guancie, cadendo su una delle sue.
Prontamente la asciugo, come se anche una sola piccola innocente lacrima potesse ferirla in qualche modo.
È impossibile spiegare con certezza come ti senti a tenere in grembo l'unione del tuo amore con una persona.
È impressionante come tutto l'odio e il ripudio che provavo nei suoi confronti sia svanito soltanto guardandola, così piccola e indifesa.
"È bellissima" afferma J, una volta essersi accovacciato all'altezza del mio viso.
Malgrado tutte le persone che si trovavano nella stanza, tra infermiere e dottori, in questo momento sembra esistere soltanto un noi, per la prima volta qualcosa che potrei definire 'famiglia'.
"Infatti ti assomiglia" affermo ridendo flebilmente, ancora affaticata dallo sforzo e con la fronte completamente impregnata di sudore.
"Avete deciso che nome darle?" ci domanda l'infermiera sorridendo e avvicinandosi lentamente a noi.
J mi guarda velocemente e io faccio cenno di sì con il capo, sappiamo già che nome avrà.
"Lucy" afferma lui sorridendo, passando lo sguardo dall'infermiera a me, e da me alla piccola che tengo stretta tra le mie braccia.
"Perfetto" risponde lei sorridendo, prima di andarsene e fare cenno ai colleghi di lasciarci un po' da soli.
"Come stai? Senti tanto male? Sei stanca?" mi chiede ansioso una volta aver visto che rimanevamo soltanto noi tre.
"Cos'è tutta questa preoccupazione?" gli chiedo sorridendo per provocarlo.
"Sei la madre di mia figlia e mia futura moglie... Ma non ti ci abituare troppo" risponde ridendo, mentre accarezza lentamente la guancia della bambina.
Congratulazioni Harl! Ora sarò sua zia, perché madre proprio no. Ne deve avere una e quella sei tu.
"Vuoi reggerla?" gli chiedo gentilmente sorridendo e porgendogli il fagotto.
È così emozionante vedere con quanta delicatezza, che ormai sembrava scomparsa, la triene stretta a se, rivolgendole uno di quelli sguardi pieni di amore che non ti aspetteresti mai da lui.
"Lo sai che con lei i miei punti deboli saranno due, vero?" mi chiede retoricamente sorridendo.
"Da zero a due in un anno circa" rispondo ridendo.
"Le debolezze più belle che si possano avere" afferma assorto a guardare sua figlia.
"Ma ora basta con la gentilezza, tieni, devo sbrigare alcune cose al piano di sotto. Appena sapranno il cognome chiameranno la polizia e Batman e tutte le relative persone noiosissime, e noi non vogliamo questo, vero? Quindi provvedo" dice dopo alcuni secondi, porgendomi Lucy e lasciandomi un lieve bacio a stampo, per poi uscire e lasciare il posto a Ivy che entra trafelata.
"Oh, dio santo" esclama portandosi le mani davanti alla bocca e cominciando a piangere.
È sempre stata estremamente emotiva, ed è una cosa che normalmente mi dà sui nervi, ma si può dire che lei sia la mia migliore amica, e questa reazione non può che farmi capire quanto sia legata a me e a tutto ciò che mi riguarda.
"Dai, non piangere" le dico facendole cenno di avvicinarsi.
"È... È bellissima. Questo è bellissimo. Non ho mai visto J più felice..." farfuglia vicino a me, tendando di trattenere i singhiozzi per non spaventare la bambina.
"Siamo una famiglia ora" affermo sorridendole, per poi prenderle una mano e intrecciarla con la mia.
Da domani tornerà tutto normale, ma queste poche ore di estrema gentilezza me le concedo. E poi potrò sempre usare come scusa che ero stanca e inconscia di ciò che stavo facendo.
"Congratulazioni" dice una voce proveniente dallo stipite della porta, al quale è appoggiata una figura snella.
"Grazie" rispondo sorridendo.
"Stavo pensando... Potresti portare Maddy con te... Credo starebbe meglio con voi" dice pensierosa Cat, per poi avvicinarsi un po' e sorridermi.
"Grazie" continuo a risponderle sorridendo.
"È bellissima" afferma guardando Lucy.
"Come la madre" aggiunge dopo alcuni secondi spostando lo sguardo su di me.
"Leccaculo" le dico ironicamente.
"Scopapazzi" risponde di rimando lei ridendo, per poi avvicinarsi a me e abbracciarmi al collo.
"Ci si vede" afferma sorridendo, per poi salutare con la mano me ed Ivy e sparire dalla finestra."Casa dolce casa!" esclamo felice, posando il trasportino del gatto che reggo con una mano per terra e con l'altra tenendo stretta a me Lucy, mentre J pensa a portare dentro le mie valigie e le cose che abbiamo "gentilmente" preso prima di tornare qui.
Amo l'odore di casa nostra, quel misto tra polvere da sparo e fumo di sigaretta, con un pizzico del mio solito profumo.
Vado velocemente in camera cercando un posto in cui mettere la bambina, e noto con mia grande sorpresa che in un angolo è già sistemata una piccola culla.
Sorrido al pensiero che un uomo così duro esteriormente abbia sorriso davanti a quella culla probabilmente esposta in vetrina, e abbia deciso di prenderla.
"Ecco qui" dico teneramente, posando Lucy lì dentro e coprendola lievemente.
"Ti piace?" mi chiede lui sorridendomi, sentendo che stavo tornando dalla camera.
"Tantissimo" rispondo sorridendo a mia volta e avvicinandomi a lui.
"Nove mesi" dice prendendomi per i fianchi e avvicinando le nostre fronti.
"Nove eterni mesi senza un tuo abbraccio" aggiunge guardandomi negli occhi e sorridendo.
"Senza un tuo bacio" continua poi, avvicinando e allontanando la testa più volte illudendomi del fatto che da lì a poco mi avrebbe baciata.
"Senza un tuo contatto" termina, facendo sfiorare i nostri nasi e continuando con il suo fastidioso giochetto.
Lo prendo da dietro la nuca, affondando le mie mani nei suoi capelli e avvicinando il mio viso al suo, impedendogli di scappare e facendo scontrare le nostre labbra che non si assaporavano da ormai troppo tempo per noi.🦄SPAZIO UNICORNOSO ME🦄
Harley, J e Lucy passione vita felicee, YEEEHH✨✨✨
Ma lo sarà ancora per molto? O succederà qualcosa che stravolgerà completamente le cose? CHISSÀ❤️❤️
Fatemi sapere nei commenti se il capitolo vi è piaciuto, CI VEDIAMO AL PROSSIMO AGGIORNAMENTOO🦄🦄🦄🦄
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Harley&Joker (in revisione)
Fanfiction"Mi consideravo una persona normale, magari lievemente folle, immersa nella solita monotonia di una città sovraffollata, ma poi ho incontrato lui, e fui la prima a percepire del fascino e rimpiazzarlo alla solita paura che tutti provavano nell'avvis...