"Lucy, stasera starai con zia Ivy perché mami e papi devono sbrigare alcune cose, va bene?" dico alla piccola bambina che mi sta tenendo la mano, una volta essermi accovacciata all'altezza del suo viso.
Lei annuisce velocemente e mi abbraccia al collo.
Odio doverla lasciare a qualcuno, non poter stare con lei... Ho sempre il terrore che la possano portare via.
Dopotutto, chiunque la prendesse avrebbe in mano sua anche noi, in quanto faremmo di tutto per lei.
È sconcertante come anche noi abbiamo una forma di amore, a volte sembriamo freddi e senza emozioni, ma semplicemente la amiamo senza far palcoscenico.
"Stai tranquilla, starà bene qui" afferma Ivy sorridendo, probabilmente per confortami in quanto sta vedendo il mio viso contratto in una espressione preoccupata.
"Andiamo?" dice J sorridendo e prendendomi il braccio per farmi alzare.
So che più che una domanda suona come un ordine, perciò non gli rispondo nemmeno e lo seguo giù per le scale, verso l'auto."Harl, prendi tutto e andiamo!" mi urla J ridendo, mentre spara ai poliziotti che tentano invano di colpirci.
Rido anche io mentre prendo più soldi che posso e li infilo dentro la grande sacca che tengo salda tra le dita.
Improvvisamente sento il rumore degli spari cessare completamente, e voltandomi vedo una grossa figura nera che sta lottando corpo a corpo contro J.
"Batsy, ce ne hai messo di tempo!" dico ridendo e avvicinandomi con la mazza, facendo qualche ruota per evitare i suoi calci.
Cerco di colpirlo alla testa, ma lui continua a fermare il mio attrezzo con la mano e a spostarlo dalla mia traiettoria.
Tutto accade in qualche secondo: Batman prende la pistola viola di J, e premendo il grilletto lo ferisce al fianco, provocandogli una lancinante ferita. Dopo questo atto, aprofitta della mia distrazione per prendermi e scappare con suo insulso rampino, mentre urlo in preda al panico.
La mia unica consolazione sono gli scagnozzi di J che lo soccorrono. Lui non morirà, non può morire.
Poi il buio mi avvolge lentamente, e dopo alcuni secondi non sento più nulla.Mi sveglio su un freddo lettino attaccato al muro soltanto da due catenelle.
La cella non mi è nuova, non sono di certo la prima ad essere qui. Le pareti bianche sono state ricoperte da scritte ed incisioni. Di risate, innumerevoli risate, e so anche a chi appartengono.
Nel giro di qualche secondo, mi ricordo di lei.
Mi alzo di scatto dal lettino, dirigendomi verso le sbarre e prendendole tra le mani.
"So che voi pezzi di merda sapete dov'è mia figlia" dico ridendo alle due guardie oltre la cella, che si girano a guardarmi sghignazzando.
"Quinn, non puoi toccare le sbarre. Sei stata buona fin'ora, non rovinare tutto proprio ora" afferma una delle due, facendo nascere un sorrisino sul suo viso.
"Troietta" aggiunge l'altro ridendo, mentre mi squadra da capo a piedi.
"Vuoi entrare a ripeterlo?" gli chiedo con sguardo di sfida.
Amo infastidire le guardie, sono così tristi! Non dev'essere bello fare un lavoro come questo, vedere tutte queste persone così divertite mentre tu devi stare alle loro prese in giro.
"Nah, hai troppa paura" aggiungo dopo qualche secondo, ridendo sonoramente.
Vedo oltre le sbarre arrivare una figura con un camice bianco che si ferma davanti alla mia cella, osservandomi attentamente.
"Guarda come ti sei ridotta" sussurra piano, per poi fare un cenno ai due uomini che mi sorvegliano, i quali aprono la porta e mi afferrano velocemente i polsi.
"Ma che maniere" esclamo io sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
Attraversiamo il lungo corridoio del manicomio che ormai conosco troppo bene, sentendo l'odore di sudore misto a muffa e topo morto che invade l'edificio. Ma stavolta non c'è il profumo intenso di J ad attenuarlo.
Mi manca così tanto..."Allora, Harleen..." comincia a dire lo psicologo seduto dalla parte opposta al lungo tavolo che ho davanti.
Lo interrompo con una risata, per poi affermare "nessuno mi chiama più così ormai... Ed è bene che smetta anche tu".
"Come preferisce signora..." continua lui, sussultando qualche secondo, probabilmente aspettandosi una mia ulteriore interruzione.
"Signorina, Harley" lo correggo sorridendo, mentre mastico sonoramente il mio chewing-gum.
Mi alzo lentamente ridendo dalla sedia, per poi sporgermi sul tavolo più vicino al suo viso.
"Dov'è mia figlia" gli chiedo tornando immediatamente seria, mentre punto il mio sguardo nel suo, in attesa di una sua risposta.
"Sta bene... Starà bene, se farà esattamente ciò che le chiedo" afferma l'uomo sorridendomi.
Scoppio in un'altra sonora risata, tornando seduta sulla sedia e buttando la testa indietro. È così esilarante.
"E dimmi, cosa vorresti da me?" gli domando divertita, aspettando di ascoltare la sua assurda richiesta.
"Sono qui per curarla, Harley" afferma sicuro lo psicologo.
Crede davvero di riuscire a curarmi? Siamo sicuri che qui la pazza sia io?
"Esilarante, davvero. E dimmi, come credi di riuscirci? Capendomi? Non mi capisco nemmeno io a volte, figuriamoci tu" rispondo tra le risate, mentre attacco con una mano la gomma sotto il tavolo.
"Niente è impossibile" afferma lui, sorridendomi.
È così ostinato, mi dà sui nervi.
"Conoscevi Harleen, vero? Sai cosa? Il lavoro dello psicologo, è così noioso...
Devi stare tutto il tempo ad ascoltare i problemi degli altri, tutti i loro assurdi complessi, le loro fobie più irrazionali... Ma dimmi, chi ascolta te? Nessuno!" dico ridendo sonoramente, per poi accavallare le gambe e incrociare le braccia al petto.
"Non hai amici! Niente di niente. Lavori fino a tardi per essere trattato di merda dal tuo capo, studi così tanto per diplomarti e poi sei tutti i giorni in costante pericolo di vita, in balia di pazzi psicotici!" continuo sorridendo alle mie parole.
"Sai che potrei alzarmi e colpirti velocemente alla gola con quella penna, uccidendoti?" termino infine, indicando la biro che era appoggiata sul tavolo.
"Ma non lo farà, in quanto sua figlia verrebbe all'inferno con me" afferma sorridendo.
"Dopo questa piacevole chiacchierata, vorrei farle qualche domanda, se non le dispiace" aggiunge poco dopo, non lasciandomi il tempo di rispondere.
"Si, mi dispiace" dico ridendo, mentre appoggio i piedi sul tavolo.
"Allora, la domanda che credo tutti si pongano... Perché proprio il clown?" mi chiede interrogativo lui, mentre prendere la penna in mano, pronto per scrivere ogni mia parola.
"Secondo te, la barca potrebbe navigare senz'acqua? O i fiori potrebbero riprodursi senza polline? O ancora, ci sarebbe lo ying senza lo yang e viceversa?" comincio a domandargli, ignorando la sua domanda.
"Dove vuole andare a finire con questo insensatissimo discorso?" continua a chiedermi lui, evidentemente confuso.
"Non sei molto perspicace! Ti faccio un altra domanda... Secondo te io potrei esistere senza il mio Puddin, o viceversa?" gli domando ulteriormente, sorridendo subito dopo.
"Rispondo per te... Certo che no! Ecco perché proprio lui. E poi, anche se non lo avessi amato, cosa impossibile, Harleen non avrebbe di certo scelto te caro" aggiungo soddisfatta, gesticolando e marcando la parola 'impossibile' ed infine ridendo.
Perché nessuno ci arriva? Non sono io che ho scelto lui, ci siamo scelti a vicenda.
"Lei è completamente fuori di testa" afferma lo psicologo, guardandomi pensieroso, probabilmente cerca di capire cosa mi stia passando per la testa in questo momento.
"Io sono diversa. Diversa da voi. Non sono simpatica, ma sono sincera.
Non sono perfetta, ma non sono il peggio. Non ho tanti amici, pochi ma buoni. Io non sarò mai come voi, ma mi sta bene essere me" rispondo ridendo e schioccando un bacio all'aria.🦄SPAZIO UNICORNOSO ME🦄
Ed ecco a voi l'ultimo capitoloo!❤️❤️
Chissà come si evolverà la cosa... Harley scapperà? O J la verrà a prendere? Joker morirà? O probabilmente no? Lucy starà bene davvero o sarà in pericolo? CHISSAH❤️❤️❤️✨✨✨
FATEMI SAPERE NEI COMMENTI SE IL CAPITOLO VI È PIACIUTO, CI VEDIAMO AL PROSSIMO AGGIORNAMENTOO❤️🦄🦄❤️
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Harley&Joker (in revisione)
Fanfiction"Mi consideravo una persona normale, magari lievemente folle, immersa nella solita monotonia di una città sovraffollata, ma poi ho incontrato lui, e fui la prima a percepire del fascino e rimpiazzarlo alla solita paura che tutti provavano nell'avvis...