Mi sono sempre chiesta come sarebbe vivere una vita normale, con dei genitori normali e degli amici normali.
Ma ogni volta finisco per darmi sempre la stessa riposta: estremamente noioso.
Si perché, alla fine, nessuno sarà mai la tipica famiglia perfetta delle pubblicità, nessuna madre ti accoglierà sempre felice a casa, nessun padre ti bacerà sulla guancia se prenderai un brutto voto a scuola.
E poi, se dovessi mai avere un fratello o una sorella, non penso proprio che ci scambieremmo i vestiti o che giocheremmo insieme ai videogiochi.
Quindi, perché volere una vita monotona quando posso vivere la mia che di certo può essere definita con ogni aggettivo presente in questo mondo, fuorché noiosa?
Non sapete quante volte mi hanno chiamata "strana". Che poi, la gente nomina così ciò che è diverso.
E sinceramente preferisco spiccare tra gli altri come una bellissima rosa rossa in mezzo ad un campo di schifose margherite.
Mio padre dice sempre che sorridere anche quando è la cosa più errata da fare su questo mondo aiuta a fortificare, perché alla fine la vita è un gioco e davanti al padre eterno saremo tutti uguali, quindi se mi diverto ora non ne pagherò le conseguenze...
Anche se sono fortemente convinta che andranno all'inferno, entrambi. Ma conoscendoli potrebbero ribaltarlo da soli e regnare al posto di Satana.
Dopotutto, chi è nato dalle fiamme, in un modo o nell'altro ci tornerà.
Mia madre solitamente non si schiera dalla mia parte, se Joker dice che devo ridere lei ripete che devo farlo, se dice che devo andare a dormire lei enfatizza il concetto e quando non le obbedisco lo chiama subito perché non riesce a gestire da sola la situazione.
A volte penso che mia zia sarebbe stata più adatta, ma non ho mai avuto modo di conoscerla a fondo.
E come sempre, davanti alla solita scenata quotidiana dei miei folli genitori che litigano per cause a me ignote, comincio a riflettere su queste cose.
"Oh, tesoro" si ricompone mia madre stirando il lembo della maglietta appena lasciata dalla mano dell'uomo.
"Potete continuare, non c'è bisogno di fingere che vada tutto bene" rispondo svogliatamente dirigendomi in cucina.
"Sei in ritardo, sbrigati" mi ordina l'uomo sorridendo, per poi allontanarsi con uno scatto da Harley che tira un sospiro di sollievo."Perché non posso andarci da sola a scuola?" domando a mio padre al volante, mentre fisso assente la strada fuori dal finestrino.
"È pericoloso" risponde prontamente accelerando senza prestare attenzione al semaforo rosso.
"So cavarmela" ribatto rivolgendogli lo sguardo.
"Magari i tuoi amici avessero un padre che li accompagna a scuola in Lamborghini"
"È imbarazzante" sentenzio tamburellando con le dita sul bordo della portiera.
"Non puoi andare più veloce?" chiedo spazientita notando l'ora sul telefono.
"A volte dimentico che non sei Harleen" si giustifica premendo ulteriormente il pedale.
Harleen. Quel nome che pronunciato da lui ha un suono così bello.
La sua presenza è costante, in ogni suo gesto, in ogni sua parola, come un'ombra perenne che sembra non riuscire a levarsi di dosso.
Rimango in silenzio per il resto del viaggio, non voglio rovinare l'atmosfera carica del suo ricordo che pervade l'interno dell'auto."A dopo" saluto J afferrando lo zaino posto ai piedi del sedile e scendendo rapidamente dalla macchina.
"Buongiorno principessina" mi saluta sarcasticamente Jerome, attirando l'attenzione degli altri verso di me.
"Cretino" ridacchio avvicinandomi a loro.
"Ciao ragazzi!" urlo entusiasta scuotendo la mano.
"Ci sentiamo benissimo" constata Barbara, sorridendo infastidita.
"Ups" la provoco avvicinando leggermente il viso nella sua direzione.
"Lucy, sei appena arrivata, non piantare casino di prima mattina" mi rimprovera Jim, posizionando una mano sulla spalla della ragazza.
"Faremo meglio ad entrare" afferma Violet, dirigendosi verso l'interno dell'edificio.
Inutile dire che andare a scuola non mi vada a genio, e l'aiuto che essa potrebbe darmi in futuro mi è ignaro.
In una città come questa, dove nessuno bada a sapere la prima declinazione in latino, andare al liceo è inutile.
Ma Harleen immaginava un futuro grandioso per me, sperava sarei riuscita a scappare da questa città, cosa che a lei fu impedito fare.
"Nessuno vuole saltarla con me?" domando sorridendo innocentemente.
"Barbara? Sei con noi?" chiede Jerome alla ragazza dai capelli biondi, che accenna un sorrisino.
"Non la voglio un'altra pazza" dico sprezzante, lanciandole una frecciatina.
"Pinguino piuttosto" lo invito incrociando le braccia esili e rivolgendogli uno sguardo amichevole.
"Oswald" mi corregge infastidito.
"Come ti pare. Qualcun'altro? Erika?" dico voltandomi verso di lei per cercare consensi.
"Mia madre non vuole Lu, lo sai meglio di me" risponde timida.
"Penso che nemmeno Harleen lo vorrebbe" aggiunge mentre mi allontano lentamente.
Mi blocco immediatamente, serrando la mascella e tornado indietro a passo svelti verso la ragazza.
"Non... osare pronunciare quel nome" dico furente mentre punto l'indice smaltato di nero sul suo petto.
"Si... si, mi dispiace, scusa" afferma prontamente terrorizzata.
"Lei non c'è" sibilo a denti stretti, per poi raggiungere con uno scatto gli altri e scomparire dietro ad un muro in mattoni.
"Chi è Ha..." mi domanda il ragazzo dai capelli rossi, dopo qualche secondo di silenzio.
"Non. Pronunciarlo" lo zittisco continuando a camminare sull'asfalto bagnato della piccola vietta di periferia.
"Perché no? Suona così bene... Har..."
"Jerome. Smettila" gli ordino fulminandolo con lo sguardo.
"Calma bambolina" sorride scrocchiandosi le dita della mano sinistra.
"Perché hai ucciso tua madre?" gli domando per provocarlo, arricciando una ciocca di capelli ramati intorno al dito.
"Sono io il gatto, tu sei il topo. Ricordatelo la prossima volta, prima di richiedermelo" risponde ridendo, ma noto il tono lievemente infastidito che cerca di nascondere con quel suo sorriso completamente folle.
"Oh davvero?" dico comprensiva corrugando le sopracciglia.
"Harleen era mia zia. È una storia lunga, ma ha salvato me e mia madre dall'inevitabile morte all'Arkham" gli rivelo sorridendo.
"Tocca a te" lo sfido indicandolo.
"Mia madre era una puttanella senza scrupoli. Bere, scopare e picchiarmi erano il suo pane quotidiano" inizia a raccontarmi.
"Il giorno del mio nono compleanno mi lasció nella roulotte del circo tutto solo soletto. Quando tornò le dissi"
"Mamma mamma, oggi è il mio compleanno!" esclama con voce acuta.
"E lei rispose: oh, benissimo Jerome. Allora il tuo regalo sarà una razione doppia di schiaffi" continua cercando di imitare la voce della defunta madre.
"Ucciderla è stato un sollievo" rivela ridacchiando.🦄Spazio autrice
CIAO A TUTTI, SONO TORNATA MUAHAHAHA, ditelo che avete paura.
Un inizio non poteva essere definito 'nuovo', se non avesse parlato della figlia della nostra amata coppia.
CHE NE DITE? VI PIACE?
Fatemelo sapere, come al solito, con commenti e stelline!
Ci vediamo al prossimo capitolo,
Baci,
Caro❤❤
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Harley&Joker (in revisione)
Fanfiction"Mi consideravo una persona normale, magari lievemente folle, immersa nella solita monotonia di una città sovraffollata, ma poi ho incontrato lui, e fui la prima a percepire del fascino e rimpiazzarlo alla solita paura che tutti provavano nell'avvis...