♤Capitolo 17

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"Sta interrogando anche voi?" domando ridendo ai visi fin troppo familiari dei ragazzi seduti intorno al tavolo.
"Svegliati, sta interrogando tutti Harley" afferma con tono ovvio Selina, alzando lievemente lo sguardo dal piatto contenente il pranzo di oggi.
"Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa c'entriamo noi con tutta questa storia?" domanda confusa Ivy mentre tasta con la forchetta un pezzo di carne, se così si può definire ciò che c'è nel suo vassoio.
"Chiedilo alla pazza, è lei la sospettata numero uno" risponde prontamente la felina sorridendo.
"O alla psicologa. Ieri aveva l'aria di chi sa qualcosa e vuole nasconderlo" aggiunge alzando il viso nella mia direzione.
Forse non ha tutti i torti, magari Harleen sa qualcosa. Dopotutto lavorava qui, l'avrà incontrata qualche volta.
"O alla gattina fintamente indifesa che cerca di puntare l'attenzione su chiunque apparte su se stessa" ribatte J cogliendola alla sprovvista e facendo nascere sul suo viso uno di quei soliti sorrisi che dovrebbero farmi rabbrividire, ma che ogni volta mi inducono a desiderare di baciare quelle labbra.
"Ad ogni modo, per quanto ne sappiamo potrebbe essere stato uno di noi come nessuno" dice Floyd interrompendo la tensione che si era creata.
"Tu la conoscevi?" domanda gentilmente Ivy rivolta verso J.
"Si" si limita ad affermare lui.
"Che risposta completa, ricca di informazioni, davvero" interviene sarcasticamente Cat, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.
"Era la mia psicologa, dopo il periodo assegnato ad Harleen" aggiunge J, ignorando completamente la frase della gatta.
Alla fine, se viene ignorato il problema scompare, non è così?
"Era più brava?" chiede curiosa Ivy, portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli. Gesto che, tanto per la cronaca, mi ricorda tremendamente la cara dottoressa dentro di me.
È incredibile come si senta la sua presenza anche se non è fisicamente qui.
"Più brava di Harleen? Melanie non sapeva nemmeno come si accendesse il registratore" risponde ridendo J.
"Più affascinante?" domanda Cat sorridendo lievemente.
"Queste domande sono essenziali?" li interrompo io infastidita.
"No, non era così tanto affascinante" risponde lui, lanciandomi una rapida occhiatina provocatoria per poi creare un enorme sorriso sul suo volto.
"Quinn, Naiper, seguitemi. Qualcuno vuole vedervi" afferma una guardia spalancando la spessa porta in metallo della mensa.
Riesco a vedere il viso di J contratto in un'espressione di disgusto verso quel cognome che probabilmente non vorrebbe più sentir pronunciare.
"Sta attenta a non uccidere qualcuno lungo il tuo percorso" esclama ridacchiando Cat mentre stiamo per uscire.
Decido di ignorarla per l'ennesima volta, lasciandomi prendere lentamente dall'entusiasmo e dall'agitazione nel vedere che l'uomo davanti a noi ci sta conducendo nel reparto infantile.
"Stiamo entrando..." comincio a dire con un lieve filo di emozione nella voce.
"In pedagogia" conclude lui, mentre il suo sguardo passa frettolosamente da un vetro delle stanze all'altro cercando un viso familiare.
Non posso fare a meno di guardarlo e sorridere. Amo quando è agitato o ansioso ma non vuole darlo a vedere e perciò inscena le cose più assurde come scuse.
"Qui dentro" ci informa la guarda, arrestandosi di colpo.
Ed ecco, è in questo momento che l'ansia esplode e il cuore batte a mille per la terza volta nel giro di due giorni.
Entro lentamente per prima, sorpassando l'uscio della porta, seguita da J.
Tutto succede in qualche secondo: vedo il suo piccolo corpicino mentre sta tranquillamente giocando con alcune macchinine che indossano un tutù, sento una forte fitta al cuore e corro come mai prima d'ora verso di lei, stringendola tra le mie braccia.
Dopo così tanto tempo, sento la sua piccola voce sussurrarmi che le sono mancata, mentre con la manina stringe una ciocca dei miei capelli.
Dopo numerosi secondi mi allontano lentamente, asciugando al più presto le lacrime che mi hanno rigato le guancie.
Mentre sono ancora inginocchiata per terra, J la prende in braccio, stringendola fortemente a sè e accarezzando i suoi capelli biondi con la mano tatuata.
Non riuscirò mai ad abituarmi a questo suo lato dolce che affiora quando si tratta di sua figlia.
"Lei cosa ci fa qui" sibilo notando la figura del Detective sulla soglia dell'entrata alla camera.
Mi sembrava tutto troppo perfetto.
"Pura curiosità professionale" risponde lui staccandosi lievemente dal lato della porta su cui era appoggiata la sua spalla.
"Si studiano i propri sospettati" aggiunge facendo qualche passo nella nostra direzione.
"Per scoprire ogni cosa" rivela l'uomo, continuando a camminare.
"E poterla sfruttare a proprio vantaggio" conclude arrestandosi davanti a noi, mentre io mi alzo velocemente guardandolo truce.
"Non se chi sta 'studiando' non è colpevole di niente" ribatto sorridendo.
"Vedremo" risponde enigmatico.
"Potrete passare due ore con lei ogni settimana, decidete voi il giorno" ci informa prima di lasciare la stanza.
"Perché siete qui?" ci domanda dolcemente la bambina una volta scesa dalle braccia del papà.
"Ci hanno detto che possiamo vederci ogni settimana tesoro" le rispondo accovacciandomi all'altezza del suo visino.
"Ti trattano bene?" le domanda sorridendo J, sedendosi velocemente per terra e prendendo in mano una delle macchinine.
"Si" risponde semplicemente lei.
"Chi si prende cura di te?" le chiedo ancora ponendole delicatamente una mano sulla guancia.
"Prima c'era una dottoressa ma poi se n'è andata. Era simpatica ma quella che c'è adesso lo è di più" mi risponde, mentre con la piccola manina porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Ti ricordi come si chiamava?" le chiedo per l'ennesima volta.
"Melanie, credo" risponde correndo verso i suoi giochi.
A quel nome velocemente mi si ghiaccia il sangue, mentre vedo gli occhi di J sbarrarsi e guardarmi immediatamente.
Perché Melanie si prendeva cura di nostra figlia?
"Lucy, amore mio, ricordi cosa ti diceva?" le chiede J, visibilmente preoccupato.
"Che sareste tornati presto... aveva ragione!" afferma sorridendo felicemente.
"E basta?" domanda nuovamente.
Non capisco il perché di così tanta preoccupazione da parte sua. Cosa avrebbe dovuto dire ad una bambina di sette anni?
"Che aveva parlato con papà" risponde tranquillamente.
"A che proposito?" le chiedo immediatamente.
"Non me l'ha detto" afferma sorridendo mentre è intenta a prendere in mano due macchinine munite di tutù.
Decido di lasciar perdere per passare al meglio queste due ore qui, anche se sento che qualcosa non va.
Perché mai dovrebbe essere così ansioso a causa di una persona?

SPAZIO UNICORNOSO ME🦄
Hiii guys, ecco il nuovo capitolo❤️
Ci ho messo un po' ma perdonatemi, so che mi volete beneh🚀
CHISSÀ CHI NASCONDE COSA...
Tutti nascondono qualcosa, ZAN ZAN ZAANNNN😏❤️
FATEMI SAPERE ATTRAVERSO COMMENTI E STELLINE SE IL CAPITOLO VI È PIACIUTO, CI VEDIAMO AL PROSSIMO AGGIORNAMENTOO❤️🦄🦄❤️

Harley&Joker (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora