Capitolo 8

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Il giorno seguente mi svegliai 1 ore prima che la sveglia suonasse, poiché ero troppo eccitata per il misterioso viaggio.
Essendo però presto decisi di guardare un po il cellulare e scrivere un messaggio a Serena.
Le scrissi che a causa di un problema familiare, oggi non potevamo sentirci.

Okay, lo so che è stupido non parlare di queste cose con la propria  migliore amica, ma pensavo che lei non fosse pronta ad accettare questa mia scelta.
Dopo un'abbondante mezz'ora sui social decisi di alzarmi dal letto e di preparare la borsa con l'occorrente richiesto da lei: una semplice penna e un piccolo blocchetto.
Preparata la borsa, scesi di corsa dalle scale, salutai mamma papà e fede e mi avviai all'altalna.

La ragazza, come il suo solito era seduta sull'altalena con lo sguardo rivolto verso il bosco.
- Ciao Silvia- disse con il suo solito sorriso malinconico
-Ciao Ariana- risposi con un sorrisetto soddisfatto dipinto in volto.
Eh si, adesso sapevo anche io il suo nome; aspettavo impazientemente la fatidica domanda: " come fai a sapere il mio nome?" Ma essa non arrivò mai.

- Questo viaggio sarà molto importante, ti aprirà gli occhi, ma allo stesso tempo spolvereremo molti scheletri nell'armadio... te la senti di compierlo? -

-Sì certo, io sono pronta, voglio fidarmi di te-

Pronunciate queste parole si alzò dal suo "trono" e ci avviammo giù per la collina, per addentrarci nel paese.

Il paese dove abitavo era molto piccolo e caratteristico. Era pieno di cascine e di case di legno come ci si aspetta quando si va in un località montana. La cosa più bella era vedere tante casette uguali, messe una accanto all' altra ma che si distinguevano per il colore dei fiori che venivano messi sul balcone.

Mentre camminavo, molta gente mi salutava: il panettiere dove andavo sempre a prendere il pane, la commessa di Biglia, negozio nel quale io e Serena eravamo solite a fate shopping e così altre persone che conoscevo di vista.
Non mi stupii quando mi accorsi che nessuno salutava Ariana. L'avevo sempre vista su quella altalena e sinceramente non sapevo se lei effettivamente rimanesse li tutto il giorno.

Mentre camminavo mi guardavo intorno: "niente di nuovo" pensai tra me e me.

Giunti alla fontana del centro, Ariana si fermò e si sedette su un masso, facendomi segno di fare lo stesso.

- Descrivimi tutto quello che hai visto da quando siamo scese dalla collinetta fino a qui-

- Emm...- ma che razza di domanda è scusa?! Va be dai mi devo fidare di lei, quindi proviamo a rispondere, pensai.
-Ho visto le case, Gino il panettiere, Amelia la donna più del paese, e altra gente-

- Okay, hai detto di aver visto Gino, Amelia e altra gente giusto? -

- Giusto- confermaii non capendo dove volesse andare a parare

- Dimmi cos'hai visto di loro-

La guardai scettica... che razza di domanda era?! Inizio veramente a sentirmi presa in giro, e questa cosa non mi piace per niente.
Così stanca ( ammetto di non aver pazienza) mi alzaii dal masso sul quale ero seduta, e mi avviai sulla stradina che mi riportasse a casa.

- Ti arrendi così?- mi chiese Ariana senza nemmeno voltarsi verso di me.
- All'inizio del viaggio avevi detto che ti fidi di me... hai già cambiato idea? Oppure hai detto quella frase non capendo il significato delle parole?
Cara Silvia, gli uomini molto spesso usano impropriamente delle parole non rendendosi conto del loro vero significato... ti faccio un esempio:
Hai mai detto a qualcuno "ti amo da morire" ?
-Sì, a Carlo il mio ex- risposi pensando tristemente alla mia storia finita male a causa di un tradimento da parte sua.
- Saresti disposta a morire per lui?-
-Ma assolutamente no!! Lo ucciderei io con le mie stesse mani, quindi di sicuro non morirei al posto suo-

- Eppure tu gli hai detto: "Ti amo da morire" ovvero vuol dire che tu lo ami così tanto che saresti disposta a tutto per lui, perfino a dargli la vita nel caso fosse necessario.
Dicendo quel ti amo, in un certo senso, gli hai fatto una promessa, che ora ovviamente non stai mantendo. Da ora in poi quindi cerca sempre di pensare al valore e al peso delle parole che dici.

Mi voltai di nuovo verso di lei e ritornai a sedermi sul masso di prima. Aprii la mia borsa estrassi il mio Block notes e scrissi la mia prima lezione:
PENSARE SEMPRE AL PESO DELLE PAROLE CHE DICIAMO.
Chiusi il quadernetto soddisfatta, mi girai verso di lei, e quando vidi che mo stava guardando con un sorriso Vero stampato in volto, le dissi semplicemente: grazie

A quel grazie il suo sorriso si aprii maggiormente, perché ella capii che glielo stavo dicendo veramente, che sapevo il significato di quella parola.

LA RAGAZZA DELL'ALTALENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora