Ariana POV
Il giorno era giunto. Diedi un ultimo sguardo alla mia camera, anche se di "mio" in quella stanza c'era ben poco.
Avevo paura, certo, ma sapevo che era la cosa giusta da fare. Il mondo non avrebbe capito la mia scelta, ma sono sicura che è la decisione giusta da prendere.
Per l'ultima volta chiusi la porta di quella stanza e successivamente il cancello, che per anni, rappresentò il mio carcere.
Certo, i De Celeris mi diedero tutto: soldi, vestiti, aggeggi di alta tecnologia; insomma tutto. Ma una cosa non furono mai capaci di darmi: Amore.
Che buffa parola. Chissà poi cosa significhi veramente la parola amore.
La gente la usa in modo sproposito e questo non fa altro che diminuire la credibilità del significato della parola stessa.Mi incamminai verso la mia solita altalena, coscente che quella sarebbe stata l'ultima volta.
Quando arrivai, d'istinto presi dal mio vecchio zainetto un pezzo di carta e una biro. Iniziai a scrivere una lettera a Silvia dove tentavo di spiegare quello che, da li a poco, sarebbe successo.
Ma come per incanto,i mille discorsi che mi frullavano in testa sparirono, si dissolsero come il fumo.
Era una pazzia, come facevo a spiegarle che il mio desiderio di parlarle era solo frutto di uno stupido capriccio?
Lei si fidava di me, e di questo ne ero certa. Sapevo che si sarebbe subito attivata per cercarmi; la cosa non mi stupì di certo.
Quello che invece mi stupì fu l'improvviso interesse di Marco alla mia scomparsa. Addirittura lo avevo visto piangere!
Ma io lo sapevo, erano solo lacrime di coccodrillo. Non puoi voler bene a una persona solo quando essa se ne va dalla tua vita.
Non è giusto; ma del resto, cosa nella vita è giusto?Sono ancora qui che mi dondolo su questa altalena che per anni mi diede un po di conforto,facendomi sentire più vicina ai miei genitori.
Quando ero piccola chiesi ai miei genitori cosa sarebbero voluti diventare da vecchi: mia madre mi rispose una pensionata ricca, mentre mio padre mi rispose che sarebbe diventato il vento.
Ogni volta che mi spingo su questa vecchia altalena, sento un leggero venticello, che cresce di intensità se la spinta delle mie gambe aumenta.
Mi piace pensare che quel venticello sia mio padre, che ha mantenuto la promessa.
Ogni volta che si alzava il vento, io correvo fuori e cercavo di capire cosa mio padre volesse comunicarmi. Inizialmente parlavo con questo venticello, ma poi capii per mia sfortuna che quell'aria fredda avrebbe potuto solo sfiorarmi la pelle come una carezza, come quando un genitore lascia scorrere dolcemente la propria mano sulla guancia del figlio.
L' ora era giunta! Scesi da quella altalena per l'ultima volta, la osservai e infine mi incamminai verso il boschetto lasciandomi alle spalle la vecchia seduta che rappresenta per me il mio passato.
Il boschetto era buio, tetro, e mi ricordò a malincuore il giorno in cui trovai mio fratello minore, ma i suoi nuovi genitori mi sbatterono la porta in faccia.
Era il momento di smettere di soffrire, era il momento di dire BASTA.
Ma prima di farlo decisi di inviare un messaggio a Silvia.
Le avrei dato un indizio e 2 giorni di tempo, prima di sparire per poi non farmi trovare mai più.
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LA RAGAZZA DELL'ALTALENA
SpiritualIl nostro essere è determinato anche dal giudizio delle persone che ci circondano. Questa è una delle teorie che la psicologia avanza, e da quando la ragazza dell'altalena mi disse questa frase, essa rimase fissa nella mia testa. Non c'è persona im...