Capitolo 23

372 29 0
                                    

Ero seduta sulla mia sedia rossa, davanti al portatile, ad aspettare la chiamata di Beatrice su Skype.

Eh si, non potevo uscire, ma di certo non avrei mai rinunciato a scoprire un po di verità sul conto di Ariana.
Nel frattempo decisi di mandare un messaggio a Marco avvisandolo che non sarei riuscita a venire, e di tirare fuori dalla cartella il diario della ragazza.

Aprii una pagina a caso, intorno alla prima metà del quadernetto ed iniziai a leggere le seguenti parole:

Caro diario,
Oggi è stato un giorno infernale. Hai presente tutti i film americani che mostrano la vita dei ragazzi alle scuole medie? Ecco la mia realtà non ci assomiglia minimamente.
Sono sempre più presa di mira a causa di non so che cosa, e questo mi dà fastidio. Non posso neanche dire: tanto dopo 6 ore e torno a casa perché quella dove abito non è casa mia. Marco è sempre più distante e Beatrice è troppo piccola per capirmi... lei ha dei genitori che le vogliono bene... io no. Ma sai cosa ho scoperto? Che mio fratello è stato adottato da una famiglia di un paese vicino al nostro... non vedo l'ora di incontrarlo.
Alla prossima
La tua Ariana

Avevo sempre sospettato che Ariana fosse stata vittima di bullismo, poiché quando le avevo chiesto di raccontarmi di questo argomento, avevo notato delle lacrime che minacciavano di scendere dai suoi occhi.
Ariana era fragile, ma si mostrava sempre forte e saggia, come fanno solo le persone che sono più bisognose di aiuto. E Ariana lo era. Era una combattente, la più forte, ma si sa che da soli la guerra non si può vincere.
Lei era stata giudicata una serpe (come lessi nelle pagine successive) solo perché difendeva il bene e non difendeva il più forte. Lei si era trasformata perché lei, era il frutto del giudizio degli altri.

Mentre ero persa nelle mie riflessioni, lo schermo del mio scassatissimo PC iniziò a suonare, simbolo che le mie domande avevano i minuti contati prima di trasformarsi in risposte

- Ciao Silvia- mi salutò allegramente la ragazza dall'altra parte dello schermo
-Beatrice- dissi con il mio solito saluto alla Hitler.

- Senti ho bisogno di sapere se oltre ad Ariana e Marco ci siano altri fratelli -

Bea mi guardò dall'altra parte dello schermo come se mi fossero cresciute altre 9 teste oltre alla mia.

- Che io sappia no, come mai mi fai questa domanda? Deduco che tu abbia delle fonti che ti facciano pensare a questa supposizione -

- Intuisci bene: Ariana in una pagina del suo diario scrive di aver scoperto che suo fratello era stato adottato da una famiglia che abitava vicino a voi.... Ne sai qualcosa? -

- No, non ero a conoscenza di questo. Le uniche cose che so sul conto di Ariana sono la sua depressione e la sua solitudine. Sai un giorno quando l'ho incontrata per il corridoio che stava piangendo e le chiesi cosa avesse, lei mi rispose soltanto dicendomi che nessuno la capiva e che l'unica cosa che la facesse sentire viva era una vecchia altalena-

- Un' altalena? Ne sei sicura? - chiesi titubante

-Sì, l'altalena è situata vicino a un boschetto, un boschetto che a detta sua, erano le porte della libertà- poi continuò come se mi avesse letto nel pensiero - Ma non so quale sia, Silvia-

- Ah beh questo lo so io.... è il bosco che si trova vicino a casa mia, sulla collinetta -

-senti, un'ultima cosa; la polizia ora sta perquisendo casa nostra per vedere se ha lasciato qualche indizio-

Per poco non caddi dalla sedia su cui ero seduta - COSAAA? Hai contattato la polizia? Quindi vuol dire che i tuoi lo sanno?! Oh Dio!!!-

- E cosa ti aspettavi Silvia? Che l'avremmo trovata da sola?- mi rispose quasi offesa dalla mia reazione.

-Bhe si, non credo che Ariana volesse tutto cio- sbottai contro di lei incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come fanno i bambini che non ottengono ciò che vogliono.

-BEATRICEE SCENDI SUBITO CHE IL SIGNOR AGENTE TI VUOLE PARLARE- disse la voce di una donna, suppongo sua madre.

- Bhe devo andare Silvia, ci vediamo domani a scuola- disse premendo il tasto di fine chiamata su Skype

Uff, sbuffai abbassando lo schermo del computer. Alla fine la polizia era stata chiamata, e io avevo fallito.
Ma a quanto pare non ce l'avrei mai fatta da sola.
E a quanto pare Beatrice lo aveva capito meglio di me.
Ma si sa com'è, l'euforia del momento, l'adrenalina, non ti permettono di ragionare lucidamente.

Mentre guardavo il cellulare svaccata a testa in giù, sul letto, decisi di eliminare qualche foto, sperando così di liberare un po' di memoria ; ma, mentre scorrevo la galleria, vidi le due foto che mi avevano suscitato fin da subito un grande interesse.

I due bigliettini affissi alla bacheca della scuola. Ancora non sapevo chi li avesse scritti e chi li avesse affissi li; ma di una cosa ero certa: quei biglietti erano indirizzati a me.

Scorrevo ed eliminavo tutte le foto che non mi piacevano più, fino a quando la notifica di un messaggio arrivò sullo schermo del cellulare, facendomi subito uscire dal rullino delle immagini ed entrare nell'app dei messaggi:

Era da parte della ragazza dell'altalena

LA RAGAZZA DELL'ALTALENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora