Ero lì, seduta sul tappeto di camera mia ad ammirare il vuoto che si presentava davanti a me. Avevo prosciugato tutte le lacrime, non riuscivo nemmeno a piangere. Fu in quel momento che decisi di riaprire il diario di Ariana e di continuare a leggere le pagine della sua vita.
La pagina non aveva la classica impostazione di un diario, erano tante frasi o meglio tanti pensieri su un certo Alberto. Credo che fosse stato il suo primo amore, ma la cosa che mi stupì maggiormente è che quell'Alberto corrispondeva alla descrizione del ragazzo che la prendeva in giro.
Aveva preso una bella cotta per il bulletto di turno, che però si è solamente approfittato del suo amore, trasformandola in una delle tante ragazze che si serviva per raggiungere i suoi scopi.
Come fai a innamorarti di uno che ti prende per il culo tutto il giorno? Teoricamente dovresti odiarlo, ma a quanto pare l'amore e l'odio fanno parte della stessa medaglia; basta poi scegliere il lato giusto.
Scegliere però è difficile e molto spesso si finisce per compiere la scelta più semplice e conveniente ovvero quella sbagliata.
La pagina poi si conclude con un semplice e affettuoso saluto ai suoi genitori, ai quali ha giurato di riunire tutta la famiglia.
Altro momento di vuoto. Non so cosa dire o cosa fare, sono qui come se il tempo si fosse fermato e tutto e tutti si fossero ghiacciati.
Ma prima o poi il ghiaccio si scioglie, il sole torna a splendere e tu sei obbligato a riprendere la tua vita e a continuare a lottare.
E così feci: mi alzai da terra corsi fuori sotto la pioggia e iniziai a correre verso la casa di Beatrice e di Marco. Volevo delle risposte, volevo sapere tutto una volta per tutte. Volevo capire, perché una volta che sei uscito fuori dalla caverna e vedi la luce del sole non riuscirai mai a abituarti nuovamente all'oscurità dell'ignoranza, avevo fame, fame di notizie, avevo la necessità di conoscere la verità.
Giunta davanti alla loro maestosa villa, suonai il citofono e davanti alla porta di ingresso mi si parò davanti Beatrice con un sorriso accennato sulle labbra.
- Ti aspettavo- mi disse solamente lasciandomi passare
- Lo so- in realtà non mi sarai aspettata una reazione così calma, come se il nostro appuntamento fosse stato preventivato. Ma in quel momento non mi interessava sapere cosa passava nella testa di quella ragazza
- Immagino che tu abbia capito il motivo per cui io sia qui-
- Sì, vuoi sapere perché non ti abbiamo detto niente su tuo, o meglio, suo fratello-
Non so cosa mi prese in quel momento, probabilmente la consapevolezza della triste realtà, ma mi misi a urlare i peggio insulti, sbraitandole che fino a prova contraria che Federico era sempre stato con me; che egli voleva bene a me, non ad Ariana.
Beatrice aspettò pazientemente che mi calmai, e dopo avermi offerto un fazzoletto di carta, si mise a parlare con il suo solito tono pacato.
- Silvia, posso capire come ti senti, ma non risolverai la cosa urlandomi contro. Cerca di comportarti da persona matura e di metterti nei panni di Ariana. Tu in fondo hai avuto tutto: una famiglia, una casa, degli amiche che ti volevano bene. Lei non ha avuto nemmeno quello! Ti dico questa cosa, anche se lei mi ha chiesto di non dirtelo.
- Ariana era vittima di bullismo-
- Lo so, l'ho letto dal suo diario-
- E allora?-
-Allora niente Beatrice, ha sofferto di bullismo. Mi dispiace, sia chiaro, ma quello che ha fatto a me è ancora peggio. Mi sono fidata delle persone sbagliate. Voi non avete fatto altro che mentirmi, mentre io mi fidavo!-
- Hai mai provato a metterti nei suoi panni?-
Okay, ora mi stavo davvero arrabbiando.
- Porca troia, non me ne frega un cazzo di lei in questo momento. Voglio sapere dove cazzo si trova e andare a parlarci. VOGLIO SAPERE TUTTO-
- Okay ho capito- mi rispose dopo aver sospirato.
Si alzò dal suo letto e si avviò in corridoio, non prima di avermi fatto cenno di seguirla.
Mentre percorrevo questo lunghissimo corridoio, la mia attenzione cadde sul foro che avevo notato la prima volta che ero entrata in questa casa.
Non so, ma qualcosa era davvero diverso; forse era la dimensione, o forse ero solo io che mi facevo troppe paranoie.
Giungemmo dopo pochi minuti alla porta della camera di Marco, che come il suo solito stava seduto sul letto col computer.
Dopo aver bussato, Marco ci fece cenno di entrare e di accomodarci sulle sedie di fronte alla scrivania.
- Vuoi sapere la verità?- mi chiese per l'ultima volta Beatrice
- Certo, e tutta grazie- risposi sicura.
- Perfetto, ma non dire che non ti avevamo avvisato. Marco vai a prendere quella scatola-
Stavo iniziando a temere il peggio, sudavo freddo, avevo paura. Ma di cosa avrei dovuto aver paura?
Marco tornò con un malloppo di fogli incasinati dentro un raccoglitore verde.
- Devi sapere che lo abbiamo trovato qualche settimane fa nello scantinato, in un cassetto chiuso a chiave. La chiave si trovava in una fessura del muro del corridoio, non so chi l'abbia messa li quella chiave, ma so per certo che quella persona non volesse farci conoscere la verità prima del tempo- riprese Beatrice dopo che Marco mi passò, o meglio, mi scaraventò il plico di fogli addosso.
C'è da dire che nonostante tutto lui è rimasto il solito stronzo di prima, interessato solo a se stesso; anche se in questo momento mi sembra molto in sintonia con la sua sorellastra.
-Vai al divisore color arancione, e lì troverai ciò che cerchi- mi disse freddamente Marco, risiedendosi sul letto a gambe incrociate con il computer sulle ginocchia.
- Ah un'ultima cosa- riprese prima di inserirsi gli auricolari nelle orecchie -Fuori da camera mia, tutte e due. Di certo non voglio sentire il pianto isterico di una bimba che scopre che babbo natale non esiste-
In tutta risposta io mi alzai da lui e gli buttai il cellulare a terra e Beatrice lo rimproverò con il suo solito tono pacato.
Ripercorremmo il corridoio e tornammo nella camera di Beatrice e in quel momento mi sentii in ansia, ma non un'ansia sana, tipo quella che hai prima di una verifica; no, un'ansia tramuta quasi in paura, paura di non essere pronta a non reggere la verità
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LA RAGAZZA DELL'ALTALENA
SpiritualIl nostro essere è determinato anche dal giudizio delle persone che ci circondano. Questa è una delle teorie che la psicologia avanza, e da quando la ragazza dell'altalena mi disse questa frase, essa rimase fissa nella mia testa. Non c'è persona im...