Capitolo 30

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Ed eccomi di nuovo in camera di Beatrice con il raccoglitore verde sulle mie ginocchia. 

- Fai come ti ha detto Marco, vai al divisorio arancione- mi ripeté Beatrice una volta sedutasi su una sedia di fronte a me.

E così feci, aprii il raccoglitore pienissimo di fogli e andai al reparto arancione. Quello che trovai lì fu un documento, più precisamente una denuncia di sottrazione di minore.

Lo lessi attentamente: parlava di una coppia di rispettivamente 28 e 30 anni che hanno tentato di sottrarre una bambina dall'abitazione dei "De Celeris".  Nonostante tutto non capivo cosa c'entrasse tutto questo con me.

Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi di Beatrice.

- Cosa c'entra tutto questo con me?- 

- Non hai ancora capito?- mi chiese sarcasticamente, come se fossi una stupida a cui le avevano chiesto quanto facesse due più due.

- No, francamente no; non vedo come tutto questo  c'entri con me; insomma parla di un tentato rapimento di una bambina da casa vostra-

Il mio  interlocutore allora scosse leggermente la testa e mi mise una mano sulla spalla.

- Cara Silvia, quella bambina che hanno cercato  di rapire era Ariana, e gli indagati erano proprio i tuoi adorati genitori- 

La mia prima reazione fu una grossa e fragorosa risata. I miei genitori erano diventati degli aspiranti criminali senza alcun apparente motivo?! Okay, tutto questo stava diventando una pure  idiozia.

Il viso di Beatrice, però, sembrava parecchio irritato dal mio atteggiamento così mi ricomposi asciugando qualche lacrima uscita durante la risata.

-  Silvia non sto scherzando, hai capito o no quello che ho detto?!- 

- Si, ma questa è pura follia; perché mai i miei genitori dovrebbero rapire una bambina che tentavano in tutti i modi di allontanare al fine che non sconvolgesse la vita della nostra famiglia?!-

- Non lo so, ma carta canta Silvia. Di sicuro i miei genitori non si mettono ad accusare gente a caso- Mi rispose convinta Beatrice.

A quel punto mi alzai, percorsi il lungo corridoio, scesi le scale, aprii la porta e me ne andai. Beatrice non tentò nemmeno di seguirmi o di chiamarmi; aveva capito che  ero incavolata e quindi era meglio mettere un punto piuttosto che tante virgole.

Mentre tornavo a casa decisi di andare un po' a rilassarmi sull'altalena di Ariana.

Dondolavo avanti e indietro pensando a tutto ciò che avevo visto e che avevo sentito; francamente non credevo a nessuna parola che avevo udito. Ma allo stesso tempo perché Beatrice avrebbe dovuto mentirmi? 

Di chi ti devi fidare? Ad un certo punto della vita questa domanda si fa strada nella testa di ogni adolescente. é difficile trovare una risposta. Una volta glielo chiesi ad Ariana e lei mi rispose soltanto che l'unica persona su cui deve contare sei tu. 

Nella vita bisogna essere forti; pretendiamo la nostra autonomia dalla  famiglia, ma allo stesso tempo non sappiamo prendere decisioni.  Quando siamo piccoli mamma e papà ci indicano una strada che poi spetta noi decidere di seguirla o meno. Arriviamo alla adolescenza e troviamo degli amici che ci indicano un'altra via, apparentemente più bella, più divertente, nella quale non esistono regole.

Ma alla fine sei sempre tu che devi decidere se seguire la prima, la seconda, o addirittura creare una strada tutta tua.

Rimasi seduta per minuti, ore, non saprei dire; quello che so che quell'oscillazione mi aveva fatto ragionare molto e scegliere su quale strada intraprendere.

Avrei creato una strada tutta mia nella quale l'unica regola da seguire è ascolta il tuo cuore.

Tirai fuori dalla mia borsa il mio piccolo quadernetto che avevo iniziato ad usare ai tempi di Ariana e scrissi tutti i miei pensieri, i miei progetti; ma soprattutto le mie aspettative.

Questo consiglio di scrivere tutto me lo aveva dato il mio prof di latino che ripeteva sempre: "verba volant, scripta manent" ma allo stesso tempo era importante avere sempre sott'occhio i propri progetti di vita.

Infatti è sempre più facile focalizzare un obiettivo se esso è ben visibile e chiaro nella propria mente e perché no, anche nel nostro diario di bordo.

Perché alla fine la vita è un avventura, nella quale gli unici protagonisti  siamo noi, dove non esiste nessun karma, destino o come volete chiamarlo. 

L'unica cosa che esiste sono i nostri amici, i nostri familiari, le persone che amiamo e che decidiamo NOI di amare e di voler bene sopra ogni cosa.

Riposi di nuovo il quadernetto nella mia borsa, mi alzai e tornai a casa, pronta ad affrontare un discorso con i miei genitori.

In fondo, se fossi stata al loro posto probabilmente mi sarei comportata anche io così, anzi loro sono stati anche buoni perché hanno cercato di aiutare una ragazza a coronare un pezzo del suo sogno.

Trassi un respiro profondo davanti all'uscio, pronta ad entrare quando una voce mi chiamò

E quella voce era coì nitida che l'avrei riconosciuta tra mille, quella voce era di........ 

LA RAGAZZA DELL'ALTALENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora