Speciale dolore

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Questo capitolo, non era preventivato, ho deciso di scriverlo per raccontarvi una lezione che ho imparato solo pochi giorni fa a causa della mia prof che è stata costretta a lasciarci. Questo capitolo non vuole solo essere una forma di intrattenimento: vuole essere di più: vuole che esso sia una lezione di vita che aimè ho compreso solo ora, che sono in terza superiore. Se qualcuno di voi è più giovane di me, spero che impari questo molto in fretta. é un peccato vedere una realtà bella come la scuola, come un carcere. Ho faticato molto a scrivere questo capitolo perchè ogni tre per due cancellavo perchè non mi sembrava all'altezza della prof che ha lasciato la mia classe, e poi perchè avevo continuamente gli occhi appannati a causa delle lacrime. Spero che apprezziate il mio sforzo e vi prometto che aggiorno presto. Spero che il messaggio che volevo lasciare sia rimasto impresso.

Il giorno seguente mi alzai di malavoglia, come al solito del resto. Chi di noi ha voglia di andare a scuola del resto?!

Quel giorno non sapevo, però, che una brutta sorpresa mi attendeva, avevo uno strano presentimento, questo si, ma non gli diedi mai retta. E feci male, perchè quel giorno una bruttissima notizia mi aspettava, e tanto per cambiare mi attendeva in quello che io definivo il mio carcere.

Trascorsi la mia giornata tranquillamente, fino l'ora di inglese. Non avevo mai amato quella materia, anzi a dirla tutta non mi piaceva neanche un po', anche se devo dire che  ero molto affezionata al mio prof.

- Ragazzi, oggi vi devo dare una notizia- disse alzandosi dalla sedia e venendo davanti alla cattedra, non prima di aver tolto i suoi occhiali da vista.

- Vi volevo comunicare che questo è l'ultimo giorno che trascorreremo insieme, poichè il proveditorato ha trovato un insegnante più preparato di me. Quindi devo lasciarvi-  Il suo tono non era fermo come al solito, ma era rotto.

- Sta scherzando spero- dissi io alzandomi dalla sedia e sbattendo le mani sul banco. 

- No Silvia, mi dispiace, anche perchè mi ero molto affezionato a voi. Ma la legislazione italiana è così e non posso farci niente-

- Non è possibile-  dissi risedendomi al mio posto con le lacrime agli occhi - Perchè vi divertite tutti a entrare e uscire dalla mia vita, come niente- urlai in preda alla disperazione.

L'unico prof che ci spronava a dare il massimo, ci lasciava, lasciava me. Prima Ariana, poi il prof, non è possibile cazzo. 

Mentre il prof ci salutava dicendoci quanto gli saremmo mancati, la campanella suonò, creando ben presto nella classe un grande silenzio, rotto solo dai miei singhiozzi.

- Silvia, senti, sei una ragazza davvero intelligente, non ti fermare all'apparenza. L'ultima volta sei riuscita a creare un discorso davvero bello, che ha fatto riflettere molte persone. Non aver mai paura di distinguerti dalla massa. Io credo in te-  disse avvicinandosi al mio banco e mettendo una mano sulla mia schiena.

- La prego, non se ne vada, le prometto che se rimane mi impegnerò al massimo, le prometto che starò attenta, che prenderò appunti e che starò sempre attenta alla sua lezione. Lei è stato l'unico a credere in me, è stato l'unico a spronarmi. Senza di lei non posso farcela-

- Sono sicura che ce la farai, anche perchè sei molto brava; e non è vero che sono stato io a tirare  fuori il meglio di te. Il meglio lo hai sempre avuto dentro, io ti ho solo aiutato a tirarlo fuori. Promettimi che accoglierai il nuovo sostituto con gioia, non metterlo in difficoltà. Se fossi stato al suo posto avrei accettato ad occhi chiusi questo posto, così come lui ha fatto-  mi disse piegandosi sulle ginocchia per guardarmi in faccia.

- Solo lei crede in me, solo lei non si è arreso alla mia presunzione e alla mia svogliatezza, solo lei è riuscito a scavare dentro di me. Lei mi ha permesso di migliorare. La prego non mi abbandoni- 

- Facciamo così- disse alzandosi dalla sua posizione e avviandosi verso la sua valigetta. Prese un block notes e  vi scrisse qualcosa, che però io non vidi. Lo strappò dal blocco, lo piegò in quattro e lo lasciò sulla cattedra. - Grazie mille dolce Silvia. Quando crederai di non farcela leggi questo foglio. Ora devo andare, se riesci comportati bene, e so che riesci- disse prendendo le sue cose e uscendo per l'ultima volta da quella classe.

Appena uscì dalla classe mi affrettai ad aprire il foglietto posato sulla cattedra e lessi solo:

" YOU ARE SILVIA LUPI" 

Letto il foglietto lo richiusi e me lo strinsi al cuore. Con queste parole era riuscito a trasmettermi tutto. Io sono Silvia Lupi e ce la faccio, devo aver fiducia in me stessa, devo lasciarmi conoscere solo dalle persone che reputo degne, ma soprattutto non ho bisogno di qualcuno per affermare la mia intelligenza. Io sono Silvia Lupi e ce la faccio, c'è qualcuno che crede in me. Io sono Silvia Lupi e valgo.

Questa fu la lezione più importante che appresi in 10 anni e più di scuola. La scuola non ci insegna solo nozioni, ci insegna a credere prima di tutto nelle nostre forze, e questo lo compresi a percorso quasi concluso. 

L'unica cosa che feci, a quel punto, fu quella di preparare lo zaino per tornare a casa. 

Le lacrime rigavano ancora il mio volto, ma non capì se per la felicità o per il dolore; forse tutti e due. Avevo perso un insegnante validissimo, ma allo stesso tempo avevo acquisito una delle lezioni più importanti: credere in me stessa, credere nelle mie forze.

Con il foglietto stretto in una mano e il fazzoletto nell'altra, uscì dall'edificio che avevo considerato per anni la mia  prigione e per la prima volta mi girai verso di essa e sussurrai un semplice e debole grazie. 

Un bacio Asdrubalaa

LA RAGAZZA DELL'ALTALENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora