Hope's pov.
Io non sapevo più come mi dovevo comportare con le persone. Mi dovevo fidare? Non ci riuscita sarei più. Ma poi arriva chi, con un sorriso, ti Prende per mano e ti fa vedere che il mondo non è tanto male.
Ero all'Università. Era il sette dicembre. Milano era fredda come il mio cuore, oramai congelato ed apatico per le troppe delusioni ed io ero diventata troppo stanca per continuare a combattere, ma di me a chi importa?!
Quel giorno continuavo a leggere l'ennesimo libro che mi teneva compagnia nelle mie giornate monotone .
Alzo gli occhi per guardami intorno e scorgo degli occhi verdi che mi osservano. Alzo le Spalle. "Cosa C'è da guardare?" penso ad alta voce. Mi sento stupida.
- "È strano vedere una ragazza così bella che legge un libro di questo spessore." -
Guardo la copertina Come se mi fossi dimenticata quale libro stessi leggendo.
"Le notti bianche, Dostoevskij."
Alzo di nuovo le spalle. Mi chiudo in me stessa. Nel mio guscio.
- "Mi dispiace per averti disturbata." -
- "Tranquillo". - Dico fingendo un sorriso.
- "Guardandoti ho pensato ad una frase ..." - dice violando quella che io definisco "la mia dIstanza di Sicurezza".
- "Quale?" - Dico cercando di sembrare il mano imbarazzata possibile.
- " Hai l'aria di una lettera in un mondo di e-mail "- Disse facendomi l'occhiolino.
-" Grazie "- dico.
Continua un guardarmi sorridendo.
in lontananza noto Mark. Mi sta guardano.
Che si fotta "la mia distanza di sicurezza" ed anche tutti i miei valori.
Mi alzo dal muretto su cui sono seduta, getto le braccia attorno al collo di quel ragazzo e fingo di baciarlo.
Tutta questione di prospettiva.
Quando mi stacco guardo Mark e sorrido , soddisfatta.
Il ragazzo degli occhi verdi continua a guardarmi stupito.
Mark se ne va.
- "Ma ..." - dice il ragazzo.
- "Niente ma devo andare .." - dico raccogliendo la mia borsa da terra e scappando via .Vado al Mc Donald per mangiare. Sono sola.
Mi ritrovo alla Feltrinelli. Ho bisogno di un altro libro.
Ne ho comprati due. Sento ancora un vuoto dentro di me.
Torno a casa e le lacrime già mi rigano il volto.
Cerco conforto nei social network ed ecco il colpo di grazia.
La prima notizia che vedo sulla home è un post di Mark.
Ha ragione, noi non parliamo abbastanza e io penso di non essere abbastanza da sola e lui, bhè, io penso sia perfetto ma insieme ci completiamo.
Si sa che gli opposti si attraggono e noi siamo così: Lui è estroverso, io introversa, lui simpatico, io acida, lui è quello forte, io sono quella fragile e senza di lui sto crollando.Afferro la borsa ed esco di casa.
Arrivo davanti a casa di Mark. Suono al campanello. Lo so che è in casa.
Apre il cancello, entro lentamente. Supero il piccolo sentiero che porta fino al portone.
Entro. Mark mi guarda. È davanti a me.
Lo abbraccio.
Non si scompone.
Mi stringe a se più forte e non mi lascia
Lo sento che sta singhiozzando.
Mi guardo in torno.
È questo la mia casa.
Sorrido guardandolo negli occhi.
Ci spostiamo nel salone.
Mi siedo nel divano. Cerco i suoi occhioni azzurri che sembrano un mare in tempesta.
-"Scusa."- dico con un filo di voce.
-"Scusa un cazzo."- risponde.
Rimanda indietro le lacrime.
Lo accarezzo.
-"Puoi piangere."- dico dolcemente cercando di abbracciarlo.
Si scansa.
-"Mark, ti amo..."- dico.
-"Perché hai baciato a quello?"-
-"Per farti ingelosire."-
-"Sei una stronza."-
-"Scusa."- dico abbracciandolo. -"Ma sulle mie labbra c'è solo il tuo nome. Non l'ho baciato a quello."- proseguii.
-"Ma se ti ho vista. Non mi prendere per il culo."-
-"Davvero. Sarebbe stato schifoso baciare a quello."-
Sbuffò.
-"Mark, davvero. È stata tutta una questione di prospettiva."-
Mi guarda negli occhi. Mi bacia.
Mi morde il labbro superiore.
-"Ti ammazzo la prossima volta."- dice senza staccarsi da me.
Continuiamo a baciarci fino ad arrivare al suo letto. Ci sfogliamo delle nostre fragilità e ci amiamo.
E poi mi addormento tra le sue braccia mentre lui mi tocca i capelli e mi coccola.
Parleremo domani. Ora non servono parole.Mi sveglio e noto che Mark non è accanto a me.
È domenica. L'8 di dicembre.
Mi alzo, indosso gli slep ed una felpa e mi dirigo in cucina.
L'odore della cioccolata calda si fa spazio nelle mie narici.
Mark è in boxer davanti ai fornelli.
Lo abbraccio da dietro.
-"Buongiorno."- dico baciandogli le spalle.
-"Buongiorno..."- dice.
-"Dobbiamo parlare."- dico.
-"Ora?"- dice guardandomi.
-"Si."-
Finisce di preparare la cioccolata calda. La mette in due tazze enormi ed aggiunge la panna.
Ci sediamo nei divani. Uno di fronte all'altra.
-"Dimmi..."- dice e si vede che ha paura.
-"Perché Jessica mi odia?"- dico immergendo un biscotto nella panna.
-"Pensano che tu ti sia rimessa con me per i miei soldi."- dice portandosi la tazza alle labbra.
-"E tu cosa pensi?"-
-"Pensavo che avessero ragione ma tu non sei così, vero?"-
-"E da quando tu sei così paranoico?"- dico sedendomi accanto a lui.
-"Da quando mi hai incasinato il cervello."-
Poggiò la testa sulla sua spalle e cerco di farmi abbracciare. Mark solleva il braccio e mi circonda le spalle.
Guardo il caminetto acceso.
-"Ma oggi facciamo l'albero di Natele?"- chiedo speranzosa.
È da tanto che non faccio l'albero. Saranno almeno cinque anni. Sono sempre stata fuori casa e nel mio appartamento non ho mai sentito l'aria Natalizia.
-"Oggi facciamo tutto quello che vuoi ma promettimi una cosa."-
-"Cosa?"- dico guardandolo con curiosità.
-"Che quando litigheremo faremo sempre pace o per lo meno che dormire insieme. Magari anche incazzati ma insieme."-
-"Te lo prometto."- dico stampandogli un bacio sulle labbra.Spazio autrice:
Scusate se non ho aggiornato per un po'. Mi dispiace davvero tanto ma ho avuto molto da fare.
Spero che questo capitolo vi piaccia ed aggiornerò il prima possibile.
Love u! 😘😝✌🏻️
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Se vi va passate a leggere "Jennifer" di RosariaSamperi
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My Destiny
Romance"E ti porto dentro nonostante il tempo e la distanza." Perdiamo tante persone lungo il nostro cammino ma se queste le ritroviamo nel nostro percorso, il fatto di doverci stare insieme potrebbe essere definito "destino"? E di queste persone destinat...