I giorni e le settimane continuarono a passare lentamente e con una certa monotonia.
Sveglia alle 07:00, università, pranzo, università, casa. Con Mark ci scrivevamo durante la giornata ma per pochissimo tempo. Riuscivamo a parlare solo durante l'ora di cena e nel letto.
Il sabato e la domenica riuscivo a dormire qualche ora in più solo se Mark non giocava la mattina perché in quel caso sarei andata allo stadio.
Quando era in trasferta, la casa mi sembrava sfoglia e guardavo la partita dalla TV del salone.
Un giovedì sera, dopo aver parlato al telefono, andai a sedermi con Mark sul divano.
-"Amore, te l'ho detto che tra due giorni andiamo a Madrid?"- dissi scompigliandogli i capelli.
-"No, non me l'hai detto e non mi va di partire perché dovremmo tornare domenica sera."- disse senza guardami.
-"Troppo tardi, ho già parlato con tua madre."- dissi smettendola di toccargli i capelli.
-"Parti tu!"- disse.
-"Non sto da tua madre da sola!"- dissi.
Sbuffai alzandomi dal divano per andare in cucina.
-"Hope, vieni qua!"- disse Mark cercando di afferrarmi dal polso senza alzarsi dal divano.
Gli occhi mi divennero luci. Eravamo diventati ciò che non eravamo mai stati, ovvero "monotonia", "quotidianità".
Sentii Mark alzarsi dal divano e cercai di asciugare le lacrime come meglio potevo.
Mi voltai verso il lavandino fingendo di lavare qualcosa.
-"Hope, abbiamo due giorni da passare insieme, perché andare lì?"- disse poggiandosi al bancone dietro di me.
Alzai le spalle.
-"Hope, rispondimi!"- disse.
Lasciai stare per l'ennesima volta.
Mi prese per un braccio e mi fece voltare.
-"Non mi toccare."- dissi con calma.
-"Piccola, non devi piangere se discutiamo."- disse abbracciandomi.
-"Non sto piangendo per questo..."- dissi soffocando la voce sul suo petto.
-"Che c'è?"- disse facendomi alzare la testa.
-"Siamo monotoni. Io non ci riesco a rimanere chiusa qui per tutto il tempo."-
-"Hai ragione. Siamo sempre soli io e te, potremmo andare a Madrid per due giorni ma non questo fine settimana!"- disse con un tono duro.
-"Ok."- dissi andando in camera.
Lo sentii sbuffare prima di fare la scale.
Non ci parlammo fino alla notte tra venerdì e sabato.
Lo sentii alzarsi dal letto. Erano le 03:15.
Poi scese le scale.
Mi alzai e lo seguii.
Era in cucina. Poggiato al bancone con un bicchiere in mano.
-"L'acqua era sul comodino. Perché sei sceso?"- dissi.
-"Non volevo l'acqua!"- disse aprendo il frigo per prendere del succo di frutta.
-"Ok, tutto bene?"- dissi cercando di smetterla di fare l'arrabbiata con lui.
-"Perché ti interessa?"- disse portando il bicchiere alle labbra.
-"Che domanda è?"-
-"Non mi parli da due giorni ed ora ti interessa sapere come sto?!"-
-"Mi interessa sempre sapere come stai."- dissi avvicinandomi a lui.
-"Ok, io torno a dormire."- disse.
-"Scusa."- dissi abbracciandolo.
-"Per cosa?"- disse.
-"Perché non ti ho chiesto prima se stavi bene. Ti prego, se c'è qualcosa che non va, dimmelo!"- dissi quasi supplicandolo.
-"Ho litigato con mia mamma. Pretende che io torni a Madrid."-
-"Amore, devi fare ciò che preferisci!"- dissi.
-"Ora voglio dormire."-
-"Va bene, andiamo!"- dissi prendendolo per mano.
Ci addormentammo abbracciati ma Mark continuò a muoversi ed agitarsi per tutta la notte. Smise intorno alle 08:00 ed io mi alzai.
Pensai che lui doveva parlare una volta per tutte con sua madre e quindi decisi che saremmo andati a Madrid. Preparai i nostri vestiti nel borsone che sua madre gli aveva regalato a natale. Sistemi anche un piccolo beauty e nel mio zainetto Gucci misi il mio portafogli, il regalo che avevo comprato per Mark, l'iPad, le cuffie, un libro e il caricabatterie.
Preparai un dolce veloce e il cappuccino per Mark ed andai a svegliarlo alle 10:30 portandogli la colazione.
-"Buongiorno amore."- dissi sfiorandogli i capelli.
Sbadigliò rigirandosi nelle coperte. -"Buongiorno..."- disse.
-"Ti ho portato la colazione."- dissi mostrandogli il vassoio.
-"Grazie."- disse mettendosi seduto.
-"Come stai?"- dissi guardandolo mentre mangiava.
-"Bene."- disse.
-"Pranziamo fuori?"- dissi.
-"Va bene, tra poco vado a vestirmi."- disse.
Quando Mark si vestì sistemai il borsone in macchina e mi cambiai.
Lo convinsi a lasciarmi guidare e mi diressi verso l'aeroporto visto che lui aveva passato tutto il tempo al telefono, sui social.Parcheggiai la macchina e staccò gli occhi dal telefono.
-"Perché siamo qui?"- disse.
-"Partiamo."- dissi prendendo lo zainetto.
Mark sbuffò e scese dalla macchina. Gli feci prendere il borsone ed andammo verso il mostra gate.
-"Mi odi?"- dissi cercando i sui occhioni.
-"No, non posso odiarti!"- disse sorridendo.
Sull'aereo ascoltammo molta musica condividendo le cuffiette.Arrivati a Madrid chiamammo un taxi che ci lasciò davanti a casa di Mark.
Suonammo al citofono ed una signora venne ad aprirci.
-"Signora, non vuole vedere nessuno!"- disse con uno strano accento.
-"Sono suo figlio!"- disse Mark.
-"Aspetta, io parla con lei."- disse lasciandoci davanti alla porta.
Dopo nemmeno un minuto Anna corse ad aprirci la porta e abbracciò Mark.
Poi si gettò addosso a me.
-"Sono felicissima di avervi qui!"- disse facendoci entrare. -"Restate qui anche per la notte, vero?"- proseguì facendoci sedere su un divano bianco di pelle.
Guardai Mark che disse:-"Come preferisci."-
-"Perfetto. Luce, prepara la stanza per mio figlio e la sua fidanzata!"- disse.
-"Subito, signora!"-
-"Mark, scusami per quello che ho detto al telefono!"- disse Anna.
-"Scusa tu, mamma!"- disse Mark sorridendole.La cena fu tranquilla e Jessica disse che si sarebbe sposata a breve con Pablo.
Dopo cena, io e Mark uscimmo con Jessica e Pablo. Era davvero simpatico e adorava Carly.
Prima di andare a dormire presi il regalo per Mark. Era una collana con un ciondolo con su scritto:"Se ci credi". Era un'altra parte della frase che avevo inciso sul ciondolo di un bracciale che indossavo sempre. Sul mio c'era scritto:"Andrà tutto bene!"
-"Piccola, io ci credo che andrà tutto bene!"- disse Mark baciandomi con passione.
Sorrisi tra un bacio e l'altro. Mi mancava questo lato dolce di Mark.Il pranzo domenicale fu davvero bello. In quella casa si respirava un'aria diversa, di felicità.
Ed io ero felice di essere lì.
Domenica pomeriggio ripartimmo per la gelida Milano.
Quando arrivammo a casa preparai un thè caldo ed io e Mark ci rilassammo sul divano.
Da domani, tutto sarebbe tornato alla normalità...
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My Destiny
Romance"E ti porto dentro nonostante il tempo e la distanza." Perdiamo tante persone lungo il nostro cammino ma se queste le ritroviamo nel nostro percorso, il fatto di doverci stare insieme potrebbe essere definito "destino"? E di queste persone destinat...