Mi rigiro nel letto. Fa caldo, sposto con un calcio il lenzuolo e lascio che i piedi e metà gamba trovino un po' di fresco. Non apro gli occhi, perché non voglio arrendermi.
Devo dormire. Voglio dormire.
Ma poi mi viene sete ed è finita. Devo alzarmi. Mi tiro su piano , per non svegliare Jake che dorme accanto a
me. Porta una maglia grigia e i capelli sono sparati in tutte le direzioni. Sorrido con dolcezza.
Poso i piedi per terra e sento il pavimento fresco . Supero il corridoio , scendo le scale e arrivo in cucina.
Accendo la luce e faccio un salto per lo spavento.
Accanto al frigo aperto trovo Mark.
Ha in mano un bicchiere di latte .
E mi paralizzo per un secondo.
I capelli sono un vero casino.
Selvaggi è dir poco.
Ha una maglia nera aderente che gli fascia i muscoli delle braccia, che ora sono in tensione, mentre tiene la mano appoggiata al frigo.
Vedo guizzare un nervo sulla mascella.
Sembra teso.
Deve essere appena tornato da fuori. Il fatto che siano le tre di notte di un mercoledì e che domani ci sia scuola non è certo un problema per lui.
Sposto lo sguardo dalle sue braccia al suo viso ed è uno sbaglio madornale.
Incontro i suoi occhi.
E mi perdo.
Ha uno sguardo profondo, caldo e intenso.
Sembra come un lupo che ha adocchiato la sua preda.
Sento uno strano formicolio all' altezza dell' ombelico e poi più giù.
Oddio.
Vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi più velocemente,ma tutto questo solo con la vista periferica, perché non riesco a staccarmi da quegli occhi.
Stringo le dita dei piedi e sento il contatto del pavimento e solo in quel momento, mi rendo conto che sono scalza, con addosso una maglietta rosa chiaro e un paio di pantaloncini bianchi, troppo corti e non porto il reggiseno.
Cazzo.
Il solo pensiero che lui mi stia vedendo così, mi provoca delle sensazioni controverse.
Da una parte il mio corpo sembra percorso da lava incandescente , ma la mia mente è andata in pieno panico.
E lui non dice niente. Mi fissa immobile e mi manda ancora più in confusione.
Giuro che non mi sono mai ritrovata con lui in una situazione così imbarazzante.
Di solito scherziamo, parliamo e ridiamo. O semplicemente ci sediamo vicini in silenzio, senza dire una parola, fissando il mare o il paesaggio, e quelli sono i momenti che amo di più al mondo. Io e Mark, persi nei nostri pensieri, così vicini che se solo volessimo potremmo toccarci, ma non lo facciamo. Ci limitiamo a rimanere fermi e a goderci l' un l' altra , senza aver bisogno d' altro. Io misuro il tempo con il suo respiro e guardo di sottecchi il suo profilo .
Ma adesso è diverso e non sono mai stata così in imbarazzo.
Non è la prima volta che siamo soli, eppure è completamente e totalmente diverso.
Faccio un respiro profondo e vedo i suoi occhi posarsi sul mio seno e allora è più forte di me, e mi arreggo alla penisola di marmo alla mia destra.
Perché sento che quello sguardo mi ha tolto l' ultimo barlume di lucidità che avevo.
Stringo così forte da sentire i miei tendini, percepisco ogni centimetro del mio corpo, ogni parte.
E brucia.
Lui alza gli occhi e dentro vi leggo un desiderio così forte che mi fa quasi cedere le gambe.
È un desiderio estremo, viscerale e potente.
Cerco di deglutire, ma non ho più saliva. La mia gola è più deserta del Sahara.
Ma dentro di me qualcosa si innesca e sento il desiderio di avvicinarmi a lui, di toccarlo.
Di sentire la sua pelle sulle dita. Di vedere quegli occhi così diversi da vicino.
Di fare qualcosa che davvero voglio.
Solo per una volta, questa volta .
Di...
- Mark.. Grazie per avermi fatto usare il..-, quella voce è come una secchiata di aria fredda.
La sento scorrere lungo la schiena e arrivarmi dritta al cuore.
Mi gelo.
Mi volto di scatto e vedo la matricola dai capelli rossi , che Lydia vuole distruggere socialmente.
È diversa da come appare a scuola, dove è sempre bella, ma più semplice.
Meno appariscente. Molto molto meno direi.
Adesso sembra una modella di Victoria's Secret .
I suoi lunghi capelli rossi sono acconciati in morbidi boccoli ora un po' disfatti, come se ci avessero passato le mani o avesse corso una maratona. O avesse fatto...
Solo al pensiero un brivido gelato mi percorre le braccia.
Certo che hanno fatto sesso.
Che ci farebbe sennò una alle tre di notte in casa con Mark?
Una con quegli occhioni verdi troppo truccati e quel vestitino nero.
Ma chi accidenti si mette un tubino nero inguinale di mercoledì sera?
Sento un improvviso moto di solidarietà per Lydia.
Lei guarda Mark , poi me.
-Ciao. Ehm.. Io sono Kristel.-, adesso la voce è titubante.
Sembra quasi remissiva.
Vuole forse fare l' innocentina con me?
Ho una voglia pazzesca di prendere la padella appoggiate sul mobile alla mia sinistra e tirargliela dritta in testa.
Ma lei non sembra leggermi nel pensiero e si avvicina.
Mossa sbagliata.
- Scusa se sono a casa vostra a quest' ora, ma io e Mark siamo usciti e lui ha bevuto, così l' ho riaccompagnato a casa. Sai per essere sicura che finisse dritto a letto.-
Con te? Mi dice una vocina nella testa.
Se continua a usare quel tono così stucchevole con me, giuro che la padella la prendo davvero.
- Oggi sembrava sconvolto, non so cosa sia successo, ma ha bevuto davvero tanto. Non abbiamo parlato molto.Era fuori. -
Mi guarda aspettandosi una mia risposta, un segno di vita almeno. Ma io resto immobile, con le braccia incrociate davanti al petto, in segno di superiorità, anche se in realtà lo sto facendo solo per coprirmi il seno , perché non voglio che lei pensi che Mark mi abbia vista senza reggiseno.
Cosa che è successa, ma negherò fino alla fine che sia realmente accaduto.
Perché è il fratello di Jake . Perché io sono fidanzata. Perché Mark è ubriaco.
Perché io tengo a Jake e..
Perché...
Ma perché accidenti quella padella è così lontana?
Poi sentiamo un tonfo e ci giriamo entrambe.
Mark ha appena sbattuto contro lo sportello del frigo.
Non riesce a stare in piedi.
La rossa, Kristel, si avvicina con uno scatto da atleta olimpica.
Che accidenti di riflessi ha la ragazza? E gli prende il fianco, facendosi passare un braccio sulla spalla per sorreggerlo.Ma lui è molto più alto di lei e con il suo peso, la fa abbassare parecchio.
Posso aspettare che la spiaccichi per terra , ma poi dovrei alzare entrambi, perciò faccio un sospiro profondo e me ne sbatto della mia mancanza di reggiseno.
Sposto le braccia e mi avvicino, metto il mio braccio sotto quello di Mark e lascio che si appoggi anche a me.
- Grazie.-, sussurra con una vocina da bambina , la rossa.
- Portiamolo in camera .-, le dico senza troppi preamboli.
In quel momento Mark volta di scatto la testa verso di me e mi fissa.
Il suo sguardo è un po appannato,ma intenso come sempre.
Arriccia l' angolo della bocca e morde il labbro inferiore.
Come se stesse pensando a qualcosa che non dovrebbe.
Faccio forza per spostarlo fino alle scale.
-Dobbiamo portarlo su?-
La voce un po' titubante di Kristel esce attutita da sotto la spalla di Mark, che emette un gemito di sofferenza.
- Perché cazzo gira tutto?-, chiede lui con la voce impastata.
- Perché hai bevuto come un alcolista .-, gli dico sbrigativa.
Lui emette un verso roco.
Un verso che immagino uno dovrebbe fare solo in intimità, non quando è ubriaco e fuori di se'.
Perché uno non può essere sexy quando è talmente sbronzo da non arreggersi piedi.
Ma chiaramente a Mark questo nessuno l' ha spiegato.
Lydia fa una specie di miagolio arrapato.
E in quel momento trovo la forza per fare il primo scalino con ottanta chili e più che si appoggiano sulla mia spalla.
Ma chi accidenti miagola? Cos' è un gatto?
Senza accorgermene sono già al terzo gradino, mentre Kristel sta praticamente respirando come un' asmatica.
Almeno la sua aria da bomba del sesso è miseramente andata a farsi benedire, anche se io ne sono l' unica testimone cosciente.
Mark sposta il peso su Kristel all' improvviso e per poco non ci fa perdere l ' equilibrio.
- Mark, cavolo. Non fare certi movimenti. Siamo quasi arrivati.-, gli dico.
- Volevo aiutare. - , biascica lui.
- Be' fidati, non aiuti.-
- Io mi fido di te.-, dice girandosi verso di me con una voce che mi spezza al cuore. Ma io non mi volto, non posso incrociare il suo sguardo.
Perciò mi limito a fissare il corridoio illuminato da una pallida luce.
E accelerò il passo. Non mi interessa se lui pesa troppo su di me, o se non sento più la spalla.
No, devo solo raggiungere la sua camera, lasciarlo lì e domani sarà un altro giorno, in cui Mark ritornerà il solito do sempre, quello che mi vede come una sorella, perché questo sono per lui, nient' altro. Me l' ha detto mille volte.
Mi ha convinto di ciò e quello sguardo che ha adesso mi confonde.
E io non posso essere confusa.
Io conosco le regole.
Le ha create lui.
Emilia sta con Jake. Punto.
Mark ci proteggerà e mi starà sempre vicino, ma non mi vedrà mai come una ragazza. Non l' ha mai fatto e mai lo farà.
Lui vuole che io stia con Jake.
Me l' ha detto lui stesso, la sera in cui ho baciato Jake per la prima volta.
Avevo quattordici anni e mia madre era stata lasciata dal suo trecentesimo fidanzato, che l' aveva mollata per un' altra donna.
Lei come sempre l' aveva presa male. Aveva rotto vasi e piatti, strappato le tende e buttato tutto per terra.
Quando ero tornata da scuola e avevo visto quel caos , non avevo avuto bisogno di spiegazioni.
Lo faceva sempre.
Le prime volte avevo pianto e mi ero spaventata, terrorizzata da quegli scatti d' ira improvvisi,in cui era totalmente fuori di se'. Urlava e piangeva, spaccando tutto .
Indifferente del fatto che io fossi lì accanto a lei e fossi terrorizzata. Così mi rannicchiavo in un angolo e aspettavo che smettesse, perché sebbene avessi paura non volevo lasciarla sola. Perché stava male ed era la mia mamma.
Ma quel giorno tornai a casa e trovando quel disastro non mi preoccupai.
Non sentivo rumori di pianti, ne' urla al telefono. Il niente.
Pensai che si fosse addormentata.
Così passai sopra al palo delle tende che era stato lanciato in cucina.
Stetti attenta ai vetri che coprivano il pavimento.
E come sempre pensai che se fosse stata più povera e avesse capito il valore dei soldi, forse avrebbe avuto meno voglia di spaccare tutto, perché più avrebbe dovuto ricomprarlo.
Ma lei era un' ex modella, con vagonate di soldi e gli eccessi e i drammi sono il suo pane quotidiano.
Presi una scopa e raccolsi i vetri, perché se si fosse svegliata troppo ubriaca, e fosse stata scalza si sarebbe fatta male.
Afferrai un vetro che era sfuggito dalla paletta e mi tagliai.
Niente di significativo, ma il sangue usci' copioso , incurante del piccolo taglio. Così andai verso il bagno per prendere un cerotto . Aprii la porta e trovai mia madre immersa nella vasca . L' acqua le arrivava fino a metà seno. Indossava un baby-doll rosso che con l' acqua era diventato nero . Era truccata e bellissima.
Sembrava stesse dormendo. Profondamente.
Poi notai la piccola telecamera che puntava dritta verso di lei.
Perché avrebbe dovuto filmarsi mentre dormiva? Era strana, ma non aveva senso nemmeno per lei.
Sentii il cuore battere forte, percorso da una strana consapevolezza, che non volevo accettare.
Perché si stava filmando?
Cominciai a dire mamma , ma lei non rispose. La mia voce prima flebile, crebbe d' intensità e poi mi sentii urlare il suo nome, mentre la telecamera riprendeva. Mi avvicinai alla vasca e vidi che le sue braccia erano morbidamente scivolate lungo i bordi di ceramica.
E poco sotto la sua mano, tante piccole pillole blu e rosse formavano una colorata pozzanghera sul pavimento di marmo nero.
E il mio cervello si illuminò.
Le aveva ingurgitate.
La guardai per un secondo, bellissima, come io non sarei mai stata. Perfetta come io non ero. Sembrava una principessa delle fiabe con i suoi meravigliosi capelli biondi e la pelle rosea.
Ma lei non viveva in una favola, perché in nessuna favola , una ragazzina avrebbe dovuto trovare sua madre così.
Corsi verso la camera per prendere il telefono. Scivolai per terra e battei il fianco alla porta. Il rivolo di sangue del mio taglio al dito, formò una piccola scia sul pavimento, dove mi ero appoggiata.
Mi alzai e chiamai l' ambulanza.
Parlai con l' operatrice, che mi disse cosa dovevo fare per la mamma.
Mi spiegò tutto nei minimi dettagli, e io mi aggrappai a quella voce, come se fosse l' unica cosa a tenermi ancora cosciente.
Per prima cosa spostai la telecamera lontana da lei, puntandola contro il muro, perche'sapevo che lei non avrebbe mai voluto essere filmata mentre vomitava.Era sciocco, malato e contorto, ma lei era così ed era mia madre, perciò lo feci.
Mi inginocchiai nella vasca accanto a lei.
L' acqua era ancora tiepida. Era un buon segno giusto?
Voleva dire che non era passato tanto da quando aveva preso le pillole.
Le misi due dita in gola. Non sapevo fin dove spingere, ma la donna al telefono mi spronava .
Stavo sbagliando? Era giusto?
Sarebbe sopravvissuta?
Milioni di domande nella mia testa che sembrava coperta di nebbia.
E poi la sentii rantolare tra le mie dita e vomitare.
Non apri' gli occhi, ne' disse niente.
Si accasciò solo su di me. A peso morto. Il suo gomito contro la mia costola. Faceva male, ma non dissi una sola parola,perché volevo solo che stesse bene. Non so quanto tempo passò, ricordo solo la voce della donna al telefono che mi parlava e io non rispondevo. Ma lei non smetteva, capendo forse che la sua voce mi era d' aiuto.Poi le barelle, la luce dell' ambulanza.
Un dottore che mi parlava e poi io che aspettavo da sola in una sala d' attesa. I vestiti bagnati che mi si appiccicavano addosso. Mi faceva freddo e tremavo. Ma nessuno mi venne a riscaldare.
Aspettai.
Poi un' infermiera mi vide e mi guardò sconvolta. Torno' con una coperta e me la mise addosso, ma il freddo mi era entrato dentro. Nella ossa e piu' in profondità.Mi chiese perché nessuno mi aveva fatta cambiare. Perché nessuno si era occupato di me.
Io non risposi, perché non sapevo cosa dire. Non lo sapevo da troppo tempo.
Mia madre se la cavò con una lavanda gastrica e appena la vidi , dopo una nottata in sala d' aspetto , bagnata e impaurita, la prima cosa che lei mi disse fu che aveva fatto quel video per mandarlo al suo ex e farlo sentire in colpa. Perché se fosse morta , lui avrebbe saputo che era colpa sua. Ma poi mi strinse la mano e ancora ricordo quelle parole:" Ma è stato meglio che tu mi abbia trovata, perché non valeva la pena ammazzarsi per uno stronzo del genere.Sono ancora troppo bella e giovane per morire. Troverò altri al suo posto." E sorrise.
Non aveva pensato a me, nemmeno per un secondo. Non alla bambina che avrebbe lasciato da sola al mondo per sempre. O al fatto che con il suo gesto mi aveva terrorizzata, traumatizzata per sempre.Pensava solo a se stessa. Alla prossima conquista.
Il video divenne virale in poche ore , perché secondo il suo agente era una buona pubblicità. La invitarono a qualche talk show, parlò del ruolo degli uomini traditori nella società e fu anche il modello per alcune donne che avevano tentato il suicidio per amore.
E lei e il suo agente, mi ringraziarono di aver spostato la telecamera mentre vomitava.
Sorrisi e annuii.
Poi il giorno dopo suonò la porta e Jake entrò e mi abbracciò stretta. Forte da non farmi respirare.
Non disse niente, si limitò a stringermi.
Sentivo il suo cuore battere forte accanto al mio.
E poi piangere.
- Mi dispiace. Mi dispiace. Ho appena saputo di tua madre.Non dovevi vivere una cosa del genere. Io non voglio che tu soffra. Voglio proteggerti. Voglio che tu sia felice, Emilia . Lo voglio davvero.-
Alzai la testa e spostai la sua per vederlo in viso.
Era sincero. Mi voleva bene. Era venuto da me appena aveva saputo. Lui era venuto solo per me. E allora capii che io non sarei stata come mia madre. Non avrei avuto decine di uomini che mi avrebbero usata e fatta soffrire. Non volevo essere eccessiva o bellissima.
Volevo solo essere amata.
E Jake mi offriva quella possibilità.
- Mi ami jake?-
Lui mi guardò con quegli occhi azzurri come il mare, come la pace e la serenità.
- Ti amo da sempre Emilia.Con tutto me stesso.-
E così decisi. Lui mi avrebbe protetta. Con lui sarei stata al sicuro.
Non sarei stata sola.
E lo baciai.
Posai le mie labbra sulle sua.
Un bacio lento.
Non provai i brividi sulla pelle, ne' il fuoco nelle vene.
Ma il fuoco brucia e io volevo solo pace.
Lui mi strinse forte e seppi di essere al sicuro.
Alzai appena gli occhi e vidi Mark sulla porta. I capelli appiccicati al viso. Le guance rosse e uno sguardo indecifrabile. Era corso da me , appena aveva saputo.
Sentii un vuoto in mezzo al petto, come se avessi appena fatto lo sbaglio più grande della mia vita.
Ma non capivo.
Poi lui si scosse e fece un sorriso.
Un sorriso sincero.
- Hai fatto la scelta più giusta ,Emilia. Lui è il ragazzo perfetto per te. Finalmente Emilia lo hai capito.Dovete stare insieme, perché siete le persone migliori che conosca e sarete felici.-
Mark si avvicinò a noi e mi abbracciò, baciandomi la testa e in quel momento , tra le due braccia, mi sentii completa. Sentii il fuoco e la pace, ma ormai avevo fatto la mia scelta.
La scelta migliore del mondo.- Dai un ultimo sforzo e siamo arrivati.-
Dico a kristel.
Lei bofonchia qualcosa.
- Dov'è la sua camera?-
Questa domanda mi piace.
- Credevo lo sapessi.-, mi sfugge dalle labbra.
- No. Ci siamo visti solo da me. E in macchina e fuori, ma mai a casa.-, lo dice con malizia.
- Cioè non in quel senso..-, cerca di riprendersi, ma ormai ha ammesso.
Trascinò Mark e quindi Kristel verso la camera e ringrazio che sia la prima del corridoio.
Apro la porta e intravedo il letto di Mark.
E insieme lo buttiamo sopra.
Lui fa un verso gutturale e si gira.
- Oddio, quanto pesa.-, dice Kristel asciugandosi la fronte.
Poi il telefono comincia a vibrarle in tasca.
- Mia madre.-, dice alzando gli occhi al cielo.
- Vai pure. Grazie per averlo portato a casa.-, le dico più educatamente possibile.
Lei guarda Mark disteso sul letto , con le palpebre chiuse e i capelli arruffati, mentre la luna lo illumina.
Sembra la versione sexy del bello addormentato nel bosco.
Faccio un leggero colpo di tosse.
- Ok. Allora a domani Emilia. - e mi abbraccia , poi mi posa un bacio sulla guancia.
Io rimango immobile come uno stoccafisso.
- Conosco l' uscita, grazie.-, dice sorridendo .
Siamo amiche? Mi sono persa un pezzo.
Faccio per uscire, ma sento Mark mugugnare qualcosa.
Mi giro e vedo che ha gli occhi socchiusi e mi guarda, come in un sogno.
- Perché ti sei ubriacato così?-, domando a me stessa, forse più che a lui.
Sicura che sia troppo di fuori per rispondermi e invece parla.
- Odio quando gli altri ragazzi ti guardano in quel modo. Tu non sei loro.-
- Jake ti ringrazierà per proteggere la sua ragazza da occhi indiscreti.-, dico cercando di sembrare tranquilla, ma la mia voce è incrinata.
-Sono un bravo fratello.- e si mette il braccio davanti agli occhi, come per coprirli .
Come per nasconderli da me.
Io vorrei dirgli altro, ma non lo faccio.
Mi limito a dargli le spalle e ad uscire.
- Buona notte Mark.-
- Buona notte Emilia.-
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Senza limiti
Teen FictionLui rimase immobile a guardarla, il suo petto si alzava velocemente sotto la maglietta bagnata, i suoi occhi la fissavano come due braci incandescenti. La bocca leggermente socchiusa, in cerca di ossigeno. Eppure era lei che non riusciva a respirare...