Ventisei

31 3 0
                                    

- Emilia.-
E Il viso di Mark, appare da sotto i miei capelli.
Ho la testa abbassata e i capelli mi ricadono sul volto , come un sipario.
Lui li scosta dolcemente e mi guarda.
- Ehi.-
Io tengo le mani appoggiate sul muro di fronte a me.
E la testa leggermente piegata è rivolta verso di lui.
- Mi dispiace per quello che hai visto. MA era ubriaco e fatto , molto probabilmente.-
Io chiudo gli occhi.
- Non devi sempre difenderlo. Non devi coprirlo per ogni cosa che fa, per farlo apparire migliore ai miei occhi. È umano , come tutti. E sbaglia , anche lui. Non è perfetto. E forse il primo che deve capirlo, sei tu.-
Riapro gli occhi e lo vedo intento ad osservarmi.
Poi le labbra gli si incurvano in un piccolo sorriso.
- Perché anche da ubriaca, sei sempre la persona più dannatamente saggia che conosca?-
Poi mi accarezza i capelli.
- Sei un' anima antica.-
- No, ho solo visto troppa merda per i miei diciassette anni.-
Lui mi attira a se'.
La testa contro la sua spalla. E mi bacia tra i capelli.
Io chiudo gli occhi.
Voglio stare lì per sempre. Così.
Anche se intorno a noi, ci sono gemiti e sento colpi cadenzati contro le pareti. Urla e rumori molto espliciti.
E mi viene da ridere.
Perché io mi sento in paradiso, solo con un suo abbraccio , ma intorno a noi è l' Inferno.
Un inferno molto poco casto.
Mi mordo il labbro, per non far sentire che sto ridendo, ma poi mi accorgo, che anche il suo petto si alza e abbassa in una risata.
Alzo la testa e scoppiamo a ridere insieme.
Senza dire una parola, solo con uno sguardo.
- Mi sa che siamo al piano: solo sesso e selvaggio per lo più.-, dico tra le risate, mentre le urla di una ragazza si fanno sempre più forti.
- Crede che lui sia sordo?-, chiedo ridendo e alzando la voce per farmi sentire da Mark.
- Penso di si.-, dice Mark, accarezzandomi i capelli, senza accorgersene, e ridendo.
- Secondo me sta fingendo.-, dico all' improvviso.
- Non so, sembra molto presa.-,
- Fidati, non è facile capire quando una finge.-
- Ah, scusa, sei per caso un ' esperta?-, scherza Mark.
Ed il sorriso mi muore sulle labbra.
Perché tento di sembrare normale e scherzare sul sesso, con Mark, quando sono una tale sfigata?
- Ehi, scherzavo.-, mi dice, accarezzandomi la guancia.
- Si, sono un' esperta nel fingere. -
E poi un fiume in piena. E mi odio per aver bevuto.
-Non ho mai provato niente nel fare sesso. Non poco, o qualcosa, ma proprio niente. Solo un corpo estraneo che entrava in me. Sento i movimenti, e le spinte , ma sono solo fastidiose. Qualcosa che si insinua in me. È una cosa sporca, appiccicosa e sudata.-
E  solo quando la mia stupida bocca si chiude, mi rendo conto.
Oddio.
L'ho detto ad alta voce.
Ho appena confessato  a Mark che sono una frigida malata e psicopatica.
E che mi fa schifo fare sesso con suo fratello.
Che è fastidioso.
Appiccicoso e sudato.
Non riesco a guardarlo in faccia.
Vedo tutto appannato.
- Non provi piacere nel farlo? Ne' nei preliminari?Mai?-
Okay, voglio sparire.
Guardo il pavimento, come se potesse inghiottirmi.
E lo spero, ma invece resto li , immobile, nella mia vergogna.
Scuoto la testa.
- Ma non è colpa di Jake. Sono io.
E lui non lo sa. E mi dispiacerebbe che lo sapesse.-
- Come fa a non ...Fingi..? Per questo il discorso di prima.-
Tiro un calcio al pavimento, anche se sembro strana, ma peggio di così, non penso possa pensare di me.
Poi sento le sue dita sulla mia pelle, sotto il mio mento, che sollevano, per farmi tirare su la testa e incontrare i suoi occhi.
- Non c' è niente di sbagliato in te. Non ti lasci andare facilmente e basta. Non sei frigida, come sicuramente starai pensando. Tu percepisci molto più di tutte le persone che conosco.Sei solo una ragazza che pensa troppo.Non hai niente di sbagliato.-
E mentre lo dice, ci crede. Lo vedo nei suoi occhi.
- Cazzo Mark. Sono sbagliata. Lo sono da morire. Lo capisci che non è che non provo piacere nel farlo, ma proprio mi fa schifo e questo non vuol dire che sono troppo sensibile o pensierosa. MA malata. Ho qualcosa di rotto qui dentro. -, mi tocco la tempia.
Sento una lacrima scendermi sulla guancia.
Lui allunga la mano e l' asciuga con un dito.
Poi mi prende per la vita e mi fa appoggiare a se' e inizia a camminare.
Penso mi voglia portare a casa, perciò appoggio la testa su di lui e mi godo quei pochi momenti ancora insieme.
Ma appena vedo le scale per scendere, lui non va a diritto, me svolta a destra , lungo un altro corridoio e prima che possa capire, si ferma davanti ad una porta, rimaniamo un attimo fermi lì davanti, lui in ascolto e poi la apre.
Entriamo.
È tutto buio pesto.
Lo sento allungare una mano e accendere la luce.
È fioca, una piccola lampada , ma riesco a vedere dove sono.
Una specie di salottino con divani di pelle nera e un tappeto.
Pareti chiare, non saprei dire bene il colore, perché la luce lattiginosa, tramuta tutto in giallognolo.
La stanza per il resto è spoglia.
- Come facevi a sapere dove fosse la luce?-
- Sono venuto qui un paio di volte.-
- Fanno sesso anche qui?-
Lui annuisce.
- Tu l' hai fatto qui?-
- Si.-
E mi guarda.
Come ogni volta in cui mi dice qualcosa che sa che mi farà male. Lo fa da sempre,perché vuole che io sappia che non mente, come se volesse farmi vedere quanto è sbagliato per me. E desideri percepire il mio sguardo mentre mi delude. Per punirsi.
Vuole farmi capire ogni volta, che lui sbaglia, commette errori ed è imperfetto.
- Sono venuto a queste feste cinque o sei volte e in tutte, ho partecipato a feste private in queste stanze. Ognuna di questa stanze ha un tema. Orge, sesso sadomaso, in alcune guardi gli altri, in altre ti fai guardare mentre scopi, c è di tutto, mai sesso normale.-
Io mi mordo il labbro.
Non mi piace pensare Mark con altre, che fa quelle cose.
Un senso di vuoto e nausea mi assale. E so che non è l' alcool.
- Ti piace picchiare le donne?-
Ecco l' unica cosa che domando.
Ha parlato di sadomaso.
Lui si gira e mi guarda negli occhi.
- No, ho provato una volta, ma non è il mio genere il sesso sadomaso. E non ho mai picchiato una donna.-
- Okay.-
È l' unica cosa che dico, ma dietro ci sono immagini di dolore e sofferenza, che riguardano me,non le donne che consensualmente fanno sesso in quelle stanze.
- Emilia, io sono così, imperfetto e sbagliato. Pieno di difetti e commetto errori. Sempre. E non me ne pento mai. Mai. Penso solo a me stesso. Al mio piacere, a ciò che voglio. E me lo prendo.-
A quell' ultima frase, alzo gli occhi su di lui.
Si prende ciò che vuole...
Io so solo che voglio lui..
Non so fino a che punto potrei arrivare, ma lo voglio..
Lo guardo.
Lui incrocia il mio sguardo e vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente.
Il suo sguardo farsi più scuro.
Sento tutto girare, muoversi, eppure io sono ancorata a lui.
A quegli occhi.
- Emilia, io vorrei che tu mi dessi il permesso di toccarti.-
E a quelle parole spalanco gli occhi.
Il mio cuore esplode e devo aprire la bocca e prendere aria.
Lui cerca di sorridere, per rassicurarmi, ma sembra teso.
Come se quell'idea lo terrorizzasse quanto me. Se non di più.
Cosa praticamente impossibile.
- Fermami, quando pensi che sia troppo. Cercherò di non superare il limite.- la sua voce, sembra quasi che tremi.
Okay, quelle parole mi dovrebbero spaventare, soprattutto a me, che convivo con ogni mia fobia, esperienza e paura...
Eppure sento solo il corpo formicolare dal desiderio e dalla curiosità.
Mi ha appena confessato che ha fatto sesso in queste stanze, ogni tipo di sesso e ora siamo solo noi due dentro una di esse e lui mi chiede il permesso di toccarmi...
Ma io non mi muovo, non fuggo.
Non so cosa provo.
Ho un leggero senso di paura, ma anche curiosità e soprattutto desiderio, bisogno di un suo contatto, di una carezza.
Lo fisso negli occhi e vedo che anche lui ha paura.
Il mio forte, bellissimo Mark, mi guarda come se fossi la sua più grande paura.
Come se solo io fossi in grado di spezzarlo.
Allungo la mano e vorrei toccarlo, ma il mio palmo si ferma a pochi centimetri dalla sua guancia.
E dico l' unica cosa che conta davvero per me.
- Si.Mi fido di te.-
E le mie dita lo accarezzano.
Dolcemente, con tutto l'amore che ho nel corpo.
Lui tiene gli occhi fissi su di me e lo vedo trattenere il respiro.
Poi deglutisce e appoggia la sua guancia contro le mie dita.
E niente è mai stato più bello.
E mentre percepisco la sua pelle sotto il mio contatto, mentre assapora la mia carezza, lui allunga la mano sulla mia vita .
Apre il palmo sul mio fianco e muove le dita, in un cerchio lento.
Io comincio a sentire il cuore che sobbalza nel petto e quelle dita si imprimono sulla mia pelle, come se bruciassero, anche se non la toccano direttamente.
Strati di tessuto separano le nostre pelli.
La sua giacca sopra di me, il mio vestito.
Eppure mi sembra comunque la sensazione più forte che abbia mai provato prima.
Poi, sempre guardandomi negli occhi, risale con la mano, lungo il mio fianco, in una linea retta.
Io sento un vuoto allo stomaco, come se venisse risucchiata ogni mia cellula e tutto si concentrasse sotto le sue dita.
Inarco la schiena.
Lo sento respirare più forte.
- Ti prego non tremare.-, mi sussurra.
La sua voce è roca e bassa.
Sembra stia facendo uno sforzo enorme nel parlarmi.
In questo preciso istante.
Io mi accorgo solo in questo momento di tremare.
Ma non lo sto facendo perché sono spaventata.
Il mio corpo è così ricettivo nei suoi confronti che ogni mia cellula freme.
È come se tutto il mio corpo si stesse risvegliando, stesse risorgendo.
Per la prima volta lo sento.
Sento il mio stesso corpo.
Ogni parte di me vuole essere toccata da lui.
Mi mordo le labbra per non dirlo ad alta voce.
Lui continua la sua dolce marcia, raggiungendo la mia costola.
Sento le sue dita tracciarne il contorno .
Il suo pollice, senza volerlo è a pochi centimetri dal mio seno.
E io sento un dannato caldo.
La mia schiena si irrigidisce e il mio corpo si tende di più verso di lui.
Mentre la sua mano destra continua ad accarezzarmi, sento la sinistra, percorrermi la spina dorsale.
Lo guardo, cercando un appiglio nei suoi occhi.
Cercando qualcosa a cui afferrarmi, per restare lucida, perché tutte queste sensazioni, tutto questo calore e desiderio, mi stanno mandando fuori di testa.
MA Mark è come in trance.
Mi guarda come se fossi un' allucinazione, un sogno.
E mentre il suo dito segna il percorso sulla mia schiena, io porto indietro la testa e apro la bocca, in un sospiro muto.
Centinaia di scariche elettriche mi invadono il corpo.
Non abbandono per un attimo i suoi occhi.
Lui li incatena ai miei.
E mi accarezza.
Con gli occhi , con le mani.
Ogni sua parte, mi scopre, mi vuole, traccia linee sulla mia pelle.
E io non ce la faccio più.
Mi sento bruciare e tremare e dalla mia bocca esce un sospiro basso e soffocato.
La mia bocca spalancata.
Vedo i suoi occhi incendiarsi.
E la sua mano sulla schiena si apre e mi attira di più a lui.
Sento il calore che irradia, anche attraverso i vestiti.
La mano destra si allontana dal mio corpo e si posa sul mio collo.
Io mi espongo a lui.
Lasciando che mi tocchi, desiderando che lo faccia.
Mark ci fa passare un dito, lungo la linea che unisce la clavicola al collo.
E lo sento sospirare.
Io deglutisco a fatica.
Poi mi sfiora sotto l' orecchio e sento un mugolio sensuale uscire dalle mie labbra.
Mi vergognerei, se in questo momento perfino la stanza potrebbe andare a fuoco e non mi interesserebbe di meno, perché l' unica cosa che conta è quello che Mark mi sta facendo.
Il modo in cui mi sta sfiorando.
Il modo in cui mi sento.
Viva, libera, vera.
Nessuna funzione.
Non penso a niente, non tento di capire cosa fare, come comportarmi, perché mi è impossibile.
Sento ogni suo movimento.
I brividi partono dal collo e si diramano per tutto il mio corpo.
Sento il cuore in gola, mi manca il respiro.
Senza pensare, allungo la mano e mi slaccio la cerniera della giacca.
Lui si ferma e mi guarda, come se non capisse.
Come se cercasse di riprendere il controllo.
Le sue mani ancora su di me.
- Ho un po' di caldo.-, la mia voce esce impastata.
Perché non posso dirgli che sto andando a fuoco.
Annuisce e continua a toccarmi, come se ne andasse della sua stessa vita.
Il modo in cui mi guarda, in cui mi tocca, mi fa pensare ad una mappa inesplorata che vuole imparare a memoria.
Non so che punto preciso sotto il mio orecchio sfiori, ma mi ritrovo a sospirare più forte, perché mi piace. Dannatamente.
E allora mi arreggo alle sue braccia.
Perché ho bisogno di un appiglio, di un qualcosa di stabile, perché mi sembra di volare.
Sento i muscoli sodi e duri sotto le mie mani e stringo più forte.
Li sento tendersi e indurirsi sotto le mie dita.
E mi piace, da morire.
Quel contatto. Lui.
E senza pensare le mie dita affondano sulla sua pelle e poi accarezzano i suoi bicipiti,fino alle spalle e poi di nuovo giù.
Con forza, perché voglio sentirlo .
Questo nuovo contatto, deve piacere a me, quanto a lui, perché ora sento le sue mani farsi più bramose, più frenetiche.
Una finisce sopra la mia pancia, e mi accarezza in piccoli cerchi sopra l' ombelico.
Sento una sensazione crescente invadermi.
Un bisogno primordiale.
E mi spingo verso di lui con il viso.
Appoggio la mia testa tra la sua scapola e il collo .
Adesso sento il suo respiro sulla mia pelle.
E poi mentre le sue mani, mi massaggiano delicatamente , sento il suo soffio sul collo .
E quello, misto al suo calore, al modo in cui  il suo corpo è contro di me, come le sue braccia si irrigidiscono e a come il mio corpo si sente completamente pieno di adrenalina e piacere, emetto un gemito.
Stringo forte le sue braccia, incurante del fatto che le mie unghie si stiano conficcando nella sua pelle.
O del fatto che stia gemendo contro il suo orecchio.
Ma ciò che provo è troppo forte, è una sensazione ancestrale, nuova è meravigliosa.
È come lava liquida nelle vene.
Sento Mark irrigidirsi contro di me e stringermi più forte.
Mi spinge contro di lui.
Sembra aver perso ogni controllo.
Le mie gambe entrano in contatto con la sua coscia.
Le apro piano e lo sfregamento con il suo corpo, mi manda fuori di testa.
Non so cosa sia, cosa stia succedendo, ma riesco solo ad avvicinarmi ancora di più e a dondolare verso di lui.
Sento i miei gemiti nella stanza e la sua mano sulla mia schiena, che mi tira stretta a lui, mentre sospira sul mio collo.
Poi una sua mano, mi scende sul fianco e sulla coscia.
Istintivamente la apro di più ed entro in contatto con una parte del suo corpo, che non avevo ancora sentito.
È duro e io  nel contatto premo involontariamente contro di lui.
E mi immobilizzo.
È come se fossi andata in black out.
Anche lui si ferma, appena il mio ventre lo sfiora .
Nessuno dei due sembra sapere cosa fare.
Dentro di me, mille campanelli di allarme iniziano a suonare.
Dolore, vergogna, paura. Ecco cosa porta tutto questo.
Scene orribili mi si parano davanti agli occhi.
Buio, mani, il mio viso premuto contro una parete. Io che guardo il soffitto e prego che finisca tutto.
Io che muoio dentro.
E poi tutto finisce davvero.
Mark mi sfiora la guancia e si allontana da me, tenendomi per mano.
Ha il viso arrossato, sembra accaldato..
Mi guarda, sento i suoi occhi su di me, poi come solo lui sa fare, con il suo distacco, prende le estremità della giacca e mi chiude la cerniera.
- Non sei frigida. Era quello che volevo dimostrarti. Scusa se ho esagerato, ma ho cercato di toccarti il meno possibile.-
E giuro che avrei preferito uno schiaffo a queste parole.
Per tutta risposta, i drink che per tutta la sera ho bevuto, decidono di uscire fuori. E di finire a pochi centimetri dalle sue scarpe.
E mentre vomito tutto, lui mi prende i capelli tra le mani e li ferma in una coda.
E mi accarezza la schiena.
Fa così finché non ho più niente in corpo e sono così debole che deve arreggermi per tenermi in piedi.
E sento le lacrime sulla pelle.
E posso fingere che siano date dallo sforzo del vomito, e non perché ho appena toccato il paradiso e poi sono caduta di nuovo sulla Terra , in una pozzanghera di melma e vergogna.

Senza limitiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora