Diciotto

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Mentire , Mentire.
Questa è l'unica cosa che mi viene in mente.
L'unica cosa che valga davvero la pena. Quello a cui sono stata sempre abituata.
Will mi guarda e io mi sento stringere il petto in una morsa.
Mi sento braccata, eppure nei suoi occhi non c' è pietà o ribrezzo per me.
Vedo solo solidarietà, dolcezza e tristezza.
So che dovrei fidarmi, ma io per troppo tempo sono stata abituata a nascondermi e ad avere paura.
E non posso espormi.
Perciò rilasso le spalle e assumo un atteggiamento distaccato e tranquillo.
- Nessuno mi picchia. Ma stai scherzando? Sono solo tanto stanca e questo non è il periodo migliore per me, ma da lì a pensare che qualcuno mi metta le mani addosso, ce ne vuole.-, faccio un sorriso.
Lui mi osserva con i suoi occhi castani.
E poi mi guarda e in quell' istante vedo la sua anima messa a nudo davanti a me.
- Mia madre ha una sorella, mia zia Sarah. La piccolina della famiglia. La ragazza più dolce che esista , simpatica, spontanea, mi adora e io adoro lei. E per un po' di tempo ha frequentato un uomo, che sembrava assolutamente perfetto. La riempiva di attenzioni, regali. E gli occhi della zia brillavano per lui. Si sono sposati , tutto era meraviglioso e poi piano piano l' ho vista spengersi.
Era una candela che si affievoliva, la sua luce, quella che lei emanava ogni volta che entrava in una stanza, era solo un' ombra alla fine.
Non capivamo perché si comportasse così, lei diceva solo di essere stanca, che il lavoro la stressava, che dormiva poco. Milioni di scuse. Finché un giorno per caso , l' ho abbracciata di sorpresa e lei ha urlato e si è ritratta di scatto. Mi sono spaventato e lei ha cercato di trovare mille scuse per il suo gesto, ma mia madre le si è avvicinata e le ha tirato su la maglietta e proprio sulla pancia aveva un livido grosso come una palla da baseball. Mia zia si è infuriata, hanno litigato . Negava tutto. Anche lì, quando davanti ai nostri occhi c' era la prova lampante di tutto quel male, lei negava con forza. Per alcuni giorni è sparita. Si è allontanata da noi. Ma non glielo abbiamo permesso. Lui la picchiava, perché la cena era troppo calda o perché parlava con il vicino, oppure perché passava troppo poco tempo in casa. O semplicemente perché gli andava.
Lei alla fine ce l' ha confessato. Noi l' abbiamo portata dalla polizia per denunciarlo . Sembrava tutto finito. Piangeva, si sentiva in colpa, ma piano piano migliorava, resuscitava da quel rapporto malato.
Ha vissuto con noi. Ma una sera non tornava a casa. Era tardi. Siamo andati a cercarla . Abbiamo passato tutta la notte in giro per la città e alla fine l' abbiamo trovata in un vicolo priva di conoscenza, completamente piena di sangue. Era un' ammasso rannicchiato su se stessa di sangue e sporcizia . Era irriconoscibile. Perché quella ragazza pestata a morte non poteva essere la mia bellissima zia Sarah. Perché nessun Dio poteva permettere che il suo essere più puro venisse distrutto così.
Il suo respiro era impercettibile. È stata in rianimazione per due giorni.
Ci hanno detto che non sarebbe sopravvissuta.
Ho visto mia madre piangere la sua sorellina,  finché ogni lacrima era stata prosciugata dal suo corpo.
Ma zia Sarah era più forte di ogni male, di ogni cattiveria. Ed è tornata da noi. Ha riaperto gli occhi. Coperta da tubicini, respiratori, flebo e con il viso tumefatto, una cicatrice lungo il suo collo , distrutta, spezzata, ma viva. I suoi meravigliosi occhi sono tornati a brillare.
Lui lo hanno preso e messo in carcere per tentato omicidio. Emilia, io ho visto con i miei occhi che cosa fanno e come stanno le donne picchiate. L' odio che provano per loro stesse, il disprezzo , più forte del dolore. E lo rivedo in te. Ti detesti e neghi. Perché ormai ti senti rotta, sbagliata, come se fosse colpa tua. -
Will si avvicina e sento il  calore della sua pelle, ma non mi tocca, perché lui sa. Lui solo può capire cosa provo, che ambisco al suo affetto, ma lo temo. E ora, non posso essere toccata, perché mi spezzerei in mille pezzi.
Mi guarda e nei suoi occhi vedo solo comprensione, amicizia e pace. Per lui non sono da buttare, non ha compassione, ma mi vede.
Davvero. E non odia ciò che ha di fronte.
- Mi dispiace per tua zia.-
E i nostri occhi parlano.
- Anche a me. E mi dispiace per te. Vuoi dirmi chi è stato?-
Scuoto la testa, perché non ho la forza di parlare. La bocca è prosciugata.
Sto ammettendo qualcosa.
Ed è come se ogni fibra del mio corpo fosse coperta da acido. La mia testa mi grida di negare tutto. Di ritrattare.
Perché se vedesse chi sono, quello che davvero sono, il suo sguardo cambierebbe.
Eppure in fondo a me, qualcosa, di piccolo, quasi inesistente, mi dice che forse, lui , potrebbe capire.
Capire me.
- Ok, dimmi solo se sono stati Jake e Mark?-
Io scuoto la testa con vigore. Perché quest' idea è folle.
- No. Loro non mi farebbero mai del male.-
- Te ne hanno fatto più di quanto credano.-
- Non mi picchierebbero mai.- e questo lo so per certo.
- Hai bisogno di un posto dove stare?-
E io vorrei dire di sì, che quella casa in cui vivo è l' Inferno e io sono solo un' anima dannata e vorrei un rifugio. Ma per troppi anni, sono fuggita dalla mia vita. Ho fatto affidamento su altri, per scappare dalla realtà. Non voglio più usare i ragazzi come mezzo di fuga.
Devo trovare in me la forza.
- No, grazie. -
Lui annuisce.
Forse sa, ha capito che è in casa il male .
Ma non dice niente e io apprezzo quel silenzio, più di mille abbracci o sorrisi. Più di mille parole, perché per me ha quel solo star vicino, senza parlare, vale oro.
- Ho solo una domanda per te.-
Io alzo le spalle e aspetto.
-  Ti piace la pizza?-
E io sorrido.
Un sorriso piccolo, appena accennato, ma vero.
Lui allunga un mano, sopra le mie labbra e non mi tocca.
- Non lasciare  mai che te lo portino via. Il tuo meraviglioso sorriso.Io non lo permetterò , te lo giuro.-
Occhi negli occhi. E vedo la sua promessa nel cuore.
E mi sento più leggera. Come se l' enorme macigno che da ieri mi schiaccia a terra, non fosse sparito, ma qualcuno mi aiutasse a sorreggerlo.
- Forse sei il mio angelo custode.-
E lo credo davvero.

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