Inspiro piano, ma troppo profondamente, tanto che sento una fitta tra le costole. Provo a regolarizzare il respiro , ma mi risulta tremante.
Stringo più forte le dita intorno al volante della macchina.
Sono parcheggiata davanti alla scuola da cinque minuti e sto cercando il coraggio di entrare.
Mi guardo nello specchietto. Ho cercato di coprire meglio che potevo le occhiaie, ma gli occhi rossi e gonfi rimangono. Sembro un panda assetato di sangue , truccato.
Ieri sera sono stata per più di tre ore fuori nel parcheggio del supermercato, poi quando ho smesso di piangere, sono andata da mia madre. Per fortuna era sola e come supponevo non mi ha chiesto niente , nonostante fossi impresentabile e si vedeva benissimo che avevo pianto. Ma mi è andato benissimo così perché non mi aspettavo niente da lei.
Solo un letto in cui dormire e fino a quando non compirò diciotto anni, almeno quello deve concedermelo.
Sono filata dritta in camera mia e mi sono chiusa dentro, nel caso lei durante la notte, decidesse di telefonate e vedere qualche suo fidanzato.
Mi sono buttata sul letto vestita e ho pianto in silenzio.
Non ricordo di essermi addormentata.
Mi sono svegliata alle prime luci dell'alba,ancora vestita , rannicchiata su me stessa e tremavo dal freddo.
Mi sono ricordata la serata precedente e il freddo mi è preso anche dentro.
Un gelo che mi ha distrutta.
Con noi hai chiuso. Non farai più parte della nostra famiglia.
Ho sentito le lacrime premere ancora , ma ho deciso che dovevo smetterla. Dovevo essere forte.
Se loro mi amano come io li amo, mi perdoneranno.
Me lo ripeto come un mantra.
Non li ho persi per sempre.
Devo crederci, altrimenti..
Mi sono fatta una doccia e ho cercato di darmi una sistemata, sapendo che oggi tutti sapranno della nostra rottura.
Mi sono vestita in maniera sobria, quasi insulsa, perché voglio cercare di farmi notare il meno possibile.
Un paio di jeans chiari e una maglietta bianca con una collanina portafortuna.I capelli li ho lasciati sciolti , perché così posso nascondermi meglio.
E ora sono qui seduta in macchina e
sono terrorizzata . Vedo le mani che tremano, ma non voglio.
Cazzo, io sono coraggiosa. Io ho deciso di prendere la mia vita in mano. Di correre il rischio . Di perdere l' unica famiglia che ho.
Devo avere le palle di portare avanti la mia decisione.
Tocco la collanina in cerca di un po' di coraggio in più.
-Forza. Puoi farcela.-, mi incito.
Esco dalla macchina, un ultimo respiro profondo e affronto questa giornata.
Percorro il parcheggio a testa alta e guardando di fronte a me, fingendo di non sentire i bisbigli , mentre io passo . Ne' le occhiate che mi lanciano.
Un piede davanti all' altro.
-Ha fatto sesso con quello nuovo e Jake l' ha mollata.-
- che stupida. Perdere Jake. Ora non è più niente.-
Il mio viso è una maschera di impassibilità.
Non voglio far capire agli altri che soffro.
È la mia corazza. Devo rifugiarmi in me stessa. Non posso apparire debole.
Ma perché tutti si sono fissati con Will?
Forse ho davvero fatto qualcosa di sbagliato?
Scuoto la testa e lascio perdere i sensi di colpa.
Non ho fatto niente.
Non ho tradito Jake, ne' sono attratta da Will.
Io so qual è la verità, solo che a nessuno interessa della mia versione.
Il mio sbaglio è stato portarlo vicino al locale caldaia.. il posto di Mark.
Solo a pensare a lui, il mio cuore si ferma, stritolato da una morsa, come il mio stomaco.
I suoi occhi .. ieri sera.. la sua freddezza.. il suo ultimatum.
Mi conficco le unghie nel palmo e percorro l' ultimo tratto di strada fino alla porta d' ingresso.
Arrivo nel corridoio e lì mi sento in trappola. Tutti si voltano verso di me all' unisono.
Cade un silenzio di tomba .
Sono al centro dell' attenzione dell' intera scuola.
Potrei fuggire, correre in macchina. Sono ancora sulla porta e poi sarei al sicuro.
Ma io non sono così. Non voglio fuggire.
Voglio combattere.
Non ho paura di loro, chi mi spaventa ha degli occhi neri come la pece.
Perciò inizio a camminare piano, con calma, in mezzo al corridoio.
Mi maledico per avere un accidenti di armadietto così lontano dall' entrata.
La gente si sposta al mio passaggio e nessuno mi saluta. Come se non mi conoscessero. Anche se fino a ieri, tutti facevano a gara per parlarmi.
Ma non mi interessa quella popolarità.
Era assordante, caotica e falsa.
Io non l' ho mai voluta, era un riflesso di stare con Jake e Mark.
Io so di non essere nulla di speciale, perciò perché la gente dovrebbe ammirarmi o vedermi come la reginetta della scuola?
Non c' è motivo e non sono il tipo.
Arrivo all' armadietto e il ragazzo che stava trafficando con il suo lucchetto fino a un secondo fa, mi guarda e si allontana come se potessi trasmettergli qualche malattia mortale.
Ha lasciato il lucchetto mezzo aperto nella fretta.
Sinceramente pensavo che la gente mi tempestasse di domande e occhiatacce, invece si limitano a bisbigliare, fissarmi e sopratutto evitarmi.
Posso sopportarlo.
Anzi potrebbe essere un' ottima soluzione.
Alzo gli occhi e becco tre delle ragazze che frequentano il mio corso di chimica che mi fissano e parlottano tra loro.
Appena incrociano il mio sguardo , ammutoliscono e dicono:" non guardatela. Non conta niente ora. Non esiste"
E si allontanano.
Non esisto?
Ma che accidenti...
Esisto eccome.
Mi muovo verso l' aula e giro l' angolo sbattendo contro qualcuno.
Sento un petto duro, alzo gli occhi .
Henry.
Cazzo.
E se c' è Henry ci sono anche Jade, Lydia , Jake e Mark.
Henry mi guarda a bocca aperta , come se non sapesse cosa fare.
- Ciao.
Mi viene naturale salutarlo.
È da tutta la vita che lo conosco.
L' ho visto con l' apparecchio e i capelli a punta. Sono andata con Mark e Jake a cercarlo, quando a nove anni era fuggito di casa, perché suo padre era scappato con la sua fisioterapista.
L' abbiamo trovato vicino alla casa dei suoi nonni infreddolito e spaventato e sono stata io a convincerlo a tornare a casa.
Abbiamo riso, scherzato.. eppure...
Lui mi guarda un secondo, poi sposta lo sguardo , come se tutti quegli anni e quei ricordi non esistessero e si volta verso gli altri amici.
Jake tiene lo sguardo fisso a destra, su un punto della parete indistinto.
La sua tecnica è di isolarmi da tutti. Così ritornerò con lui.
Sento un senso di rabbia percorrermi.
Preferivo che mi urlasse contro, non che spronasse tutta la scuola a far finta che non esista.
In realtà non me ne frega niente degli altri, ma i miei amici..
Incrocio lo sguardo di Lydia, che mi guarda e poi platealmente sposta lo sguardo da un' altra parte.
Ma ciò che mi fa più male è vedere Jade , che tiene gli occhi fissi sul pavimento.
No, anche lei.. credevo.. cosa? Di contare più di Jake? Di valere per lei qualcosa?
Che i segreti , l' amicizia e la lealtà potessero battere la popolarità?
Stupida.
Non ce la faccio a guardare verso Mark.
Non voglio. Perché non potrei sopportare il fatto che per lui non esista.
Lui no.
Perché cazzo, per me esiste eccome.
Non riesco ad estirparlo dal mio stupido cuore e non voglio scoppiare a piangere qui.
Perciò li supero tutti con lo sguardo e stringo più forte la collanina tra le dita e poi alzo la testa e passo accanto a loro.
Sentendomi gli occhi addosso di tutto il corridoio che ha assistito alla scena.
Arrivo in classe e mi siedo al mio solito posto. Anche se so che il posto di Jake è quello alla mia destra da sempre.
Ma se lui vuole continuare il suo stupido gioco , faccia pure. Io non mi comporterò diversamente. Non cambierò posto, ne' mi nasconderò.
Jake ed Henry entrano. Abbiamo lezione insieme tutto e tre alla prima ora.
Io non guardo Jake nemmeno per un secondo. Occhi dritti di fronte a me.
Mi irrigidisco tutta.
Lui mi passa accanto, ma non si ferma.
Sento il rumore di una sedia qualche fila dietro.
Ecco cosa ha scelto.
Mi fa male, perché la' dietro c' è il mio migliore amico, perché so che sta soffrendo, vorrei dirgli di smetterla, perché non ha senso. Perché io esisto e lui esiste per me. Da tutta la vita. Ogni ricordo è con loro.
Le lezioni passano lente, una dopo l' altra.
Nessuno mi parla, tutti mi squadrano, ho beccato anche un paio di professori a farlo.
Io passo da una lezione all' altra in silenzio.
Cerco di concentrarmi, ma sono in subbuglio, anche se dal di fuori sembro impassibile, tranquilla,ma dentro sono svuotata.
La campanella suona e io esco con calma dalla classe, perché adesso arriva la parte più difficile.
Rimango sola in corridoio quando esco dall' aula.
Sono l' ultima.
Guardo la porta scorrevole di fronte a me.
Ho due scelte: posso andare nel bagno in fondo al corridoio e pranzare lì, in uno dei cubicoli, così che nessuno mi guardi più, ne' bisbigli, ne' debba vedere i miei amici fingere che non esista. E mi sembra la soluzione più facile, più giusta... mi volto verso il corridoio dei bagni...
Oppure... entro nella mensa e lascio che tutti sparlino e bisbiglino. Che la mia gogna pubblica continui.
Due ragazze mi passano accanto .
-Certo che ora è proprio fregata. Senza Jake al suo fianco non sembra nemmeno più così bella. Non sa di niente. -
L' altra ridacchia.
-Adesso almeno Jake è libero. E vorrà divertirsi un po', come ha sempre fatto Mark. I fratelli Blackwood sono entrambi totalmente liberi e feriti.. e sanno tutti cosa aiuta in questi casi..-
Entrano in mensa, e non sento il loro discorso terminare, ma mi brucia lo stomaco.
Mi mordo il labbro.
E poi apro la porta della mensa.
Non faccio caso se mi guardano o meno.
Prendo qualcosa da mangiare e mi volto con il vassoio in mano.
E accidenti... tutti i tavoli sono occupati.
Tranne uno.
Non guardo il solito tavolo, dove ho mangiato per quattro anni, ma tiro dritto verso quello degli outsiders e lo supero, cercando di non far cadere il vassoio, sentendo tutte le frasi che persone dicono al mio passaggio. Non mi siedero' con gli outsiders , perché che diritto ho io di sedermi con loro, quando per tutta la vita non li ho rivolto la parola. Non sono così ipocrita.
Per loro io non sono nessuno. Solo la millesima ragazza popolare spodestata dal suo trono di falsità.
Ed è tutto vero, perciò mi metto a sedere al tavolo vicino alla spazzatura e cerco di ingoiare qualsiasi cosa ci sia nel mio piatto.
Passerà.. sarò più forte.. mi ripeto e prego che sia vero.
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Senza limiti
Teen FictionLui rimase immobile a guardarla, il suo petto si alzava velocemente sotto la maglietta bagnata, i suoi occhi la fissavano come due braci incandescenti. La bocca leggermente socchiusa, in cerca di ossigeno. Eppure era lei che non riusciva a respirare...