Dieci

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Due giorni.
Sono passati solo due giorni dalla festa di Jade e tutto è tornato come sempre.
Io e Jake stiamo sempre attaccati. Ci baciamo, mi accarezza e abbiamo anche fatto sesso ieri sera. Io ho guardato il soffitto e ho aspettato che finisse .
Ho finto gli ultimi due minuti e poi mi sono fatta abbracciare. Lui si è addormentato subito e io sono andata in bagno a vomitare.
Dopo sono tornata accanto a lui e ho dormito.
La mattina ho visto Mark, ci siamo salutati, abbiamo parlato tutti e tre come sempre.
Nessun imbarazzo, nessun accenno al labirinto.
Parole gentili ed educate, nessun contatto tra noi.
Insomma niente di nuovo, ne' di rilevante.
La mia solita vita.
Jade sembrava essere tornata normale e appena le ho chiesto se andasse tutto bene, mi ha risposto di sì e così io ho voluto crederci. Forse ero io ad essere scombussolata in questi giorni e per questo l' ho vista strana.
L' unica nota dolente è Will, che viene completamente escluso da tutti e lo so che è per colpa mia e mi fa sentire una stronza, perché ho iniziato io questo enorme malinteso.
Ma lui tutte le volte che mi vede , mi sorride e saluta e io ricambio, con un semplice cenno, niente di appariscente, perché mi sento mille occhi addosso quando c' è lui.
Sono sempre sotto controllo.
Però mi rifiuto di fare finta che non esista, perché è una persona bellissima e mi piacerebbe conoscerlo meglio, diventare sua amica.
Ma so che non posso.
Sarebbe sbagliato.
- Ho una fame assurda.-, dice Jake aprendo la porta di casa e tenendo in equilibrio il cartone di pizza.
- È normale, l' allenamento è stato distruttivo.-, gli dico, cercando di fargli credere che mentre ero lì , poche ore fa sugli spalti a guardarlo, stessi davvero prestando attenzione a quello che faceva, mentre in realtà la mia mente era totalmente svuotata.
È come quando lo sguardo si incanta su qualcosa e non riesci a staccarlo da lì, ma in realtà non stai davvero osservando quel' oggetto, perché la tua mente è altrove. In stand by.
Io mi sentivo così, totalmente inconscia di cosa stessi facendo, finché Jake non mi ha dato un bacio e mi ha detto che voleva una pizza.
A quel punto mi sono ridestata e ho sorriso, come sempre.
Jake posa la pizza sul tavolo.
- Vado a chiamare Mark. Mi aveva chiesto quando tornavamo e mi ha pregato  di aspettarlo per iniziare a mangiare la pizza.-
Io annuisco e inizio ad apparecchiare per tre, quando sento uno strano rumore provenire dal piano di sopra.
Ladri?
Mi fermo per cercare di capire cosa sia.
Vedo Jake spalancare gli occhi e ridere,passandosi una mano tra i capelli, un gesto che mi ricorda Mark.
E allora mi focalizzo su cosa sto sentendo. E mi gelo.
Sono gemiti e urla di ragazza.
Poi sento qualcosa sbattere ripetutamente.
- Certo che poteva dirmi di arrivare più tardi, invece di invitarmi a sbrigarci a tornare con la pizza. Non mi interessava sentire lui che fa sesso.-, e scuote la testa divertito.
Io metto il tovagliolo sul tavolo e lo piego. Mi concentro su questo. Sul formare un triangolo con la carta.
Prendo un lato, piego e metto le posate.
Mi sposto piano e faccio lo stesso con quello accanto.
Mi concentro solo su questo, come se ne andasse della mia vita.
Non voglio sentire i gemiti e la voce della ragazza che urla il nome di Mark. Ne' i rumori che si fanno più intensi, come le grida.
Sembra che abbia lasciato la porta aperta della camera perché i suoni che sento, che mi bruciano nelle orecchie , sono troppo nitidi, fanno troppo male,
Ogni colpo che sento, è una frustrata sulla pelle, ogni gemito è una stilettata nelle mie orecchie e ogni parola detta con passione da lei, solo la sua voce, mi trafiggono nell' anima.
- Ehi, vuoi che usciamo per un po' e li lasciamo fare?-Jake per fortuna capisce che mi dà fastidio stare qui , perciò lo guardo per dirgli qualcosa, mentre cerco di far smettere le mani di tremare.
Poi sento  la voce tesa di Mark, un verso gutturale e animalesco che mi fa irrigidire. I colpi più accesi e forti e la ragazza che urla .
-Mark, oddio.. oddio, così .Oddio...ti amo.-
Jake spalanca gli occhi e poi trattiene una risata per quel ti amo.
La forchetta  mi cade per terra con un rumore secco e io mi accascio sul pavimento per raccoglierla.
Poi nessun rumore.
- Credo che abbiano finito.-, sentenzia Jake.
Io sento solo il ritmo del mio cuore nelle orecchie. Comincio a vedere tutto a puntini scuri. Appoggio le mani sul pavimento.
Non svenire, non svenire stupida.
Smettila, non puoi svenire dal dolore. Non ne hai il diritto.
Cerco di respirare piano. Di mettere a fuoco il pavimento chiaro. Le linee.
Le traccio con le mani tremanti.
Prendo la forchetta e mi alzo piano .
Jake mi sorride come se stessimo condividendo un momento imbarazzante e divertente.
Ma per me non è assolutamente così.
È un cazzo di  incubo.
- Scusalo amore, forse non pensava ci fossimo anche noi. Si stava solo divertendo e deve esserselo dimenticato.-
Io annuisco e mi siedo sullo sgabello.
Poi lo vedo.
Mark.
È davanti a noi, sulla porta.
Ha i capelli spettinati e indossa una t- shirt bianca . Tiene una mano sul fianco di Lydia.
Ha appena fatto sesso con la mia amica.
Questo fatto mi colpisce e mi annienta.
Lei arrossisce appena la guardo.
- Oddio scusate, non sapevo ci foste anche voi. Mi dispiace.. io..-, è imbarazzatissima.
Poi  sposto lo sguardo su Mark e vedo che mi guarda.
E non posso fraintendere.
Lui sapeva che c' eravamo.
Sposto lo sguardo da lui, da quegli occhi freddi come il ghiaccio.
- Vuoi un pezzo di pizza?-, sono io che parlo, con una voce calma, gentile, come se volessi metterla a mio agio.
Non capisco, non mi capisci. Ma faccio sempre così quando sono distrutta dentro.
Fingo . Che tutta vada bene, che io non stia morendo dentro.
Lydia mi sorride grata e fa per sedersi, quando Mark le blocca il braccio.
- Scusa ma è solo per tre. -, le dice e si siede, senza più guardarla e afferra un pezzo di pizza.
Lydia, bellissima, con il viso arrossato, sbianca piano, gli occhi si velano di lacrime.
Guarda Mark, cercando il suo sguardo, poi si morde il labbro e guarda me.
- Grazie Emilia, ma non ho fame.-, dice , cercando di mantenere un contegno, mentre vedo una lacrima scenderle sulla guancia.
Si passa subito il dorso della mano sopra, in un movimento veloce, per asciugarla.
- Conosco l' uscita. Grazie per la scopata Mark.-, e con le sue gambe perfette di dirige verso la porta e la chiude piano.
La sua voce è un po' increspata, ma cerca di mantenere  una certa sicurezza.
- Sei proprio uno stronzo.-, gli dice Jake.
- Si. Non lo sapevi? Te ne eri dimenticato?-, guarda Jake, che alza le mani in segno di resa.
- Dovresti essere più rilassato dopo il sesso. Di solito funziona così.-
Mark beve un lungo sorso di Coca-Cola.
Io mangio una fetta di pizza.
La infilo in bocca, mastico e deglutisco.
Non sento niente.
Ripeto il gesto, in automatico.
Bevo un sorso di Coca-Cola, quando il groppo che ho in gola è troppo grande.
- Comunque la prossima volta evita di farlo, quando ci siamo noi in casa. A Emilia non frega niente di sentirti scopare.-
Jake mi accarezza la mano. Pensa di avermi fatto un favore, dicendo questo.
Lui pensa sempre che io sia troppo innocente e che lui sia il mio eroe , pronto a salvarmi.
Ma non è così.
In questo momento , non mi sento una principessa, non mi sento niente.
Non sento niente.
Jake racconta a Mark degli allenamenti. Annuisco e sorrido e non guardo Mark, mai nemmeno una volta. Lui risponde distrattamente.
Sparecchio e loro vanno in salotto.
Dopo un po' Mark esce e io e Jake rimaniamo soli.
Guardiamo un film, credo.
Jake a un certo punto dice che ha sonno e andiamo a letto.
Si addormenta subito.
Non facciamo sesso stanotte.
Sono sollevata.
Dopo un' ora che osservo il soffitto, sento Mark rientrare.
Lo sento chiudere la porta di camera.
Jake mi abbraccia stretto e io non respiro più.
Mi manca l' aria. Boccheggio in cerca di ossigeno, ma non entra niente nei miei polmoni.
Comincio ad annaspare, ma in silenzio.
Soffocherò e nessuno se ne renderà nemmeno conto. Perché non riesco a far rumore, è più forte di me.
Ad un certo punto però il panico avanza e io allontano il braccio di Jake, ma con così poca forza , che lui non si sveglia.
Vado velocemente in bagno.
Non accendo nemmeno la luce, perché ormai conosco quelle pareti a memoria e cado per terra, vicino al water.
Sento il freddo del pavimento sulla guancia .
Poi mi ritorna in mente Mark, i suoni, i rumori con Lydia. La sua mano sul fianco.
E il modo in cui l' ha trattata dopo averla avuta.
Poi ricordo Jake sopra di me , tutte le volte che abbiamo fatto sesso. Io che mi sento come un corpo morto. Io che prego che finisca.
E mi alzo di scatto e vomito.
Sento la pizza e la bile bruciarmi nella gola. Lo stomaco si contrae.
Le lacrime si mescolano al sudore freddo.
Piango e vomito.
Anche quando nel mio stomaco non c' è più niente.
Le mie dita stringono forte la tavoletta.
Poi ad un certo punto , non sento più nulla.
Le gambe diventano leggere, così come la testa.

Mi fa male tutto. Apro gli occhi per il dolore.
Cerco di toccarmi la testa, sono stordita.
Allungo la mano , tra i capelli e sento bagnato. Un liquido più denso dell' acqua.
Sangue.
Mi alzo aggrappandomi al water e raggiungo l'interruttore della luce.
I miei occhi ci mettono un po' ad abituarsi, poi però guardo la mia mano e vedo il sangue.
Ho battuto la testa.
Osservo il water e vedo che c è una piccola  macchia, fino al pavimento , proprio sul bordo.
Sono svenuta.
In ginocchio prendo la carta igienica e pulisco il sangue.
Non voglio che nessuno lo veda.
Sto bene.
Mi alzo tremando e mi arreggo al lavandino.
Mi bagno la ferita.
Sto bene. Devo ripetermelo, così forse diventerà vero.
Sento che è piccola. Non minuscola, ma nemmeno gigante.Niente di preoccupante.
Di certo non andrò all' ospedale.
Però c' è e fa male.
Tampono la pelle che sanguina e alzo lo sguardo e incrocio due occhi castani allo specchio.
E osservo.
La ragazza che vedo non la riconosco.
Ha gli occhi castani, con delle profonde occhiaie nere, di solito nascoste dal trucco.
Gli occhi sono rossi per le lacrime e lo sforzo del vomitare.
I capelli sono appiccicati alle tempie e il viso e cadaverico.
Smunto e pallido.
Sulle guance, si formano delle piccole fosse.
Mi tocco il viso.
Sento la mia mano.
Quando sono diventata così? Da quanto tempo?
Di solito non mi osservo, penso solo a coprire tutto. A essere sempre perfetta e impeccabile.
Mi tocco un fianco e sento le ossa del bacino che sporgono.
Chi è questa ragazza che abita il mio corpo?
Perché ho permesso a me stessa di ridurmi di così.
Mi avvicino allo specchio e mi vedo piangere.
Piango per me, per Emilia , che si sta distruggendo e disintegrando.
Sono così e so il perché.
Perché ogni cosa che mangio poi la rivomito, perché ho un magone allo stomaco così forte, che mi obbliga a farlo, per espellere il dolore e l' inadeguatezza, l' insoddisfazione che sento , che mi stanno lacerando.
Non so quando è iniziato tutto. Forse sono settimane, mesi o solo giorni. So solo che non posso accettarlo.
Perché sono svenuta, vicino al mio vomito. Perché ho rischiato di spaccarmi la testa e continuando così di uccidermi da sola, giorno dopo giorno.
Perché sto facendo quello da cui sto scappando da tutta la vita.
Il pensiero mi annichilisce.
Sono come mia madre.
Colei che finge di apparire felice è perfetta e poi si annienta quando è sola.
Lei lo fa con l' alcool e le pillole, per non sentire. Io lo faccio con le mie mani, per la stessa ragione.
Mi vedo piangere allo specchio.
Ma non mi riconosco.
Ormai non so più chi sia Emilia Brent.
Per troppo tempo ho voluto così tanto distanziarmi da mia madre, che alla fine sono come lei.
Mi circondo di ragazzi perfetti, mi illudo che mi rendano felice, quando..
Quando invece , mi ritrovo sola a piangere in un bagno alle tre di notte.
Per loro.
Perché ho fatto un gran casino nella mia vita.
Perché ho così tanto voluto essere felice, che alla fine ho solo finto di esserlo.
Sto vivendo in una menzogna.
E sono io l' unica responsabile.
Mi asciugo le lacrime e mi bagno il viso.
Guardo me stessa allo specchio e mi sorrido.
È un sorriso triste , ma sincero.
E mi prometto di prendermi cura di me.
E so qual è l' unico modo.
Rinunciare a ciò che mi alimenta e mi distrugge.
Rinunciare a essere Emilia Blackwood.

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