Apro gli occhi e mi ritrovo con il viso spiaccicato su un cuscino.
Sono a pancia in giù. E mi fa male tutto.
Ho un sapore tremendo in bocca e allungo la mano per togliermi un po' di capelli che mi sono finiti tra le labbra.
Provo a girarmi, ma la testa scoppia.
Che accidenti pensavo ieri sera per bere così?
Cerco di liberare le gambe, intrappolate nel lenzuolo, tutto attorcigliato intorno a me.
Ci vogliono un po' di contorcimenti e imprecazioni, ma ce la faccio.
E poi appena con uno sforzo disumano mi metto a pancia in su, mi accorgo che non ho la più pallida idea di dove io sia.
Mi prende un attimo di panico, comincio a respirare a fatica, finché non riconosco una maglietta di Mark appoggiata su una sedia e sul comodino due foto, una di una bellissima donna con gli occhi scuri di Mark e i capelli biondi di Jake che sorride all' obbiettivo e nell' altra cornice, io , Jake e Mark il primo giorno alle medie.
E allora respiro.
È tutto a posto.
Sono al sicuro.
Sono in camera di Mark.
Appena quel pensiero mi avvolge, sento all' improvviso una strana agitazione.
Mi guardo in giro, in quella camera fin troppo ordinata per un ragazzo. Sono sempre in questa casa, ma non ho mai visto la sua camera così, sono entrata più che altro quando eravamo piccoli, ma ora, sono passati un po' di anni e , be' , di sicuro non l' ho mai vista da questa prospettiva. Dal suo letto.
Chissà quante ragazze invece l' hanno vista solo da qui? Il pensiero mi invade la mente prima che io possa scacciarlo.
Mi mordo il labbro .
Questo non è il mio posto.
Ho sfrattato Mark dal suo letto stanotte...
Anche se non mi ricordo di essere venuta qui, in questa stanza.
Cerco nella memoria. Qualcosa.Ma ricordo solo di aver guardato Mark mettere a letto Jake... poi..
Oddio ora ricordo... mentre lui spogliava Jake e lo metteva a letto, io ho visto la porta della sua camera aperta e ci sono entrata.
Non so nemmeno io perché.
So solo che mi girava tutto e mi sono messa sul suo letto, c' era il suo odore e mi sono addormentata.
Varie scene di ieri sera mi tornano in mente come in random... Il modo in cui ho trattato Misha Every, i miei discorsi su io che sono innamorata da quando ho quattro anni di un ragazzo, il fatto che non ho mai sentito niente con Jake nell' intimità e....Mark che mi tocca e io che sospiro e mi agito...
Oh mio dio.
Mi metto le mani sulla bocca.
Ma che accidenti gli ho detto?
Voglio sparire.
Tiro le coperte fin sopra la faccia e me le premo sulla bocca.
Oh porca miseria.
Cosa accidenti...
Non posso aver fatto e detto quelle cose...
Mark mi ha toccata, okay, sfiorata, accarezzata , io e lui in una stanza soli e io ho sospirato, ho provato piacere, davanti a lui, con lui.
Oddio.
Spalanco gli occhi e vedo solo il lenzuolo bianco.
Come accidenti faccio a guardarlo in faccia adesso.
Sarebbe imbarazzante se fosse uno che conosco appena, figurati lui.
Oddio, per lui sono sempre stata una ragazzina da proteggere e ora a quell' idea si aggiunge il fatto che ho disturbi mentali e fisici, che appena si ubriaca un po' si avvinghia e ansima contro le persone.
Oddio.
Perché ho bevuto?
Poi un' idea mi balena in testa.
Posso fingere di non ricordare niente, forse sarebbe la cosa migliore.
Ero così ubriaca da non ricordare niente e ho fatto quelle cose perché avevo bevuto troppo.
Ma io comunque non le ricordo. Su questo devo puntare. Nessun ricordo.
Io e Mark? Cosa? Quando?
Lui tanto non dirà una parola su quello, ne sono sicura. Perciò fingeremo che non sia mai successo.
Sì, può funzionare.
Assolutamente.
Devo uscire da questo letto.
Devo andare via.
Magari non lo vedo nemmeno.
Abbasso il lenzuolo e poi mi alzo.
Tutto molto a rallentatore.
Mi metto seduta , con i piedi sul pavimento e in quel momento mi accorgo di come sono conciata.
Mi guardo le gambe e vedo il bellissimo vestito di Jade completamente distrutto.
Strappato in malo modo.
Indosso una giacca, quella di Mark. È slacciata e sotto si vede il vestito nero che mi copre fino al bacino.
E poi uno spacco scucito e lacerato che arriva in maniera obliqua e sfilacciata fino alle mie mutandine.
Si vede perfettamente il pizzo nero delle mie mutande.
Oh mio Dio.
Sono stata tutta la sera in mutande.
Mi alzo e vedo che la giacca mi arriva a metà coscia.
Per questo Mark me l' aveva chiusa, per provare a coprire qualcosa.
Lo spacco è solo sul davanti, dal polpaccio arriva zigzagando fino all' inguine.
In piedi le mutande non si vedono benissimo, sono coperte di qualche centimetro.
Ma appena mi muovo mi rendo conto che il vestito sale ed è tutto inutile.
Sono stata ad una festa in mutande.
E in quel momento, alla parola festa, mi viene in mente Jade.
Guardo intorno a me e cerco di trovare il cellulare.
Lo trovo sul comodino.
Lo afferro e la chiamo subito.
- Mmm.-, al nono squillo mi risponde con una voce dall' oltretomba.
- Jade?-
- Cazzo, abbassa la voce.-, dice stridula.
Poi sento dall' altra parte qualcuno imprecare .
Ma non è Jade.
Sembra un uomo.
Poi la sente fare un sospiro dispiaciuto, come se si fosse appena resa conto di uno sbaglio.
- Oh merda, sono un'amica terribile. Scusa. Dove sei? Cazzo.. ti ho abbandonata. Ero ubriaca e, no oddio sono una persona orribile. Vieni alla tua prima festa dopo Jake e io ti mollo così. Okay in realtà te ne sei andata tu per prima, poi io ho incontrato due ragazzi, ho bevuto un bel po' e ho perso la cognizione del tempo, però sono uno schifo lo stesso.-
Sento delle coperte muoversi e qualcuno , Jade sicuramente, spostare qualcosa.
- Jade scusa tu. Ma sei ancora alla festa? Io me ne sono andata e.. Fidati faccio più schifo io. Perdonami.-
- Dove sei?-, all' improvviso trattiene il fiato e me lo chiede come se fiutasse che sono in camera di Mark.
Io trattengo il fiato e mi immobilizzo.
- Ehm.. Ho incontrato Mark e sono a casa loro. Ero molto ubriaca e ho dormito qui.-
- Dove sei di preciso?-
- Ora .. ?-
La sento richiudere una porta.
- Emilia?-, dice con il suo tono perentorio, anche se adesso ha la voce roca e più bassa.
- Be' sono in camera sua.-
Sento sbattere una porta.
- Cosa??-
- Sei nel suo letto? E lui dov'è? È successo qualcosa?-
- Tu dove sei?-, cerco di cambiare discorso maldestramente.
- Io sono ancora alla festa. Mi sono divertita un po' con dei ragazzi , ho bevuto qualsiasi cosa e poi addormentata. Ma chissene frega. A me interessa di te e Mark. Perché bambolina, deve essere successo qualcosa.-
Mi guardo allo specchio.
- Oddio.-, dico.
- Che c'è!-, sento urlare Jade dall' altra parte.
E allontano il cellulare dall' orecchio.
Poi me lo riappoggio e mi passo una mano sotto gli occhi completamente sbavati di nero. Tutto il mascara è colato e ora è appiccicato sulle guance. Sono orribile.
- Ho il trucco sparso su tutto il viso. -
Guardo verso il letto e vedo il cuscino di Mark totalmente sbavato di nero e di fondotinta.
Abbasso le spalle.
- Che avete fatto tu e Mark?-
Continua imperterrita Jade.
- Niente.-
- Fai schifo a mentire. Vi siete baciati?-
- No.-
- Qualcosa è successo ,però. Ti ha toccato, vero? E non una normale stretta di mano.-, la sua voce è cantilenante.
Io non rispondo.
Ma ha poteri?
- Come accidenti...?-
- Oddio. Devi dirmi tutto.-, sta praticamente urlando.
- Non devo dirti niente, perché ero ubriaca e non mi ricordo di niente.-
- Stai usando con me la scusa che vuoi usare con lui per evitare figure di merda vero? Oddio è andata davvero così oltre?-
Mi strofino un dito sotto l' occhio per togliermi la riga nera che è colata, ma senza successo.
- Sì.-
Poi la sua voce si abbassa e capisco che è fuori. Sento le macchine e il rumore della sua portiera che si apre.
Parte la radio e la spenge subito.
- Cazzo. Stai bene? È andato tutto bene vero ? -
Ed è per questo che le voglio bene. Perché non sa tutto di me, nemmeno una briciola della mia assurda vita, però percepisce che ne ho passate troppe con mia madre e che per me Mark è qualcosa di unico, di diverso, di nuovo, che mi terrorizza e mi espone.
E io odio essere esposta.
- Si, tutto bene, ma ora mi vergogno per quello che ho fatto. Mi ha solo accarezzato il collo e abbracciata e io ho sospirato come una ragazzina in calore.-, dico arrossendo anche se lei non è lì, ma mi vergogno davvero.
Perché per me mostrare le mie emozioni, averle così fuori controllo è una cosa assurda, che mi destabilizza.
- Va tutto bene .-, mi rassicura.
- Non così tanto.. -
- Qual è il piano?-, mi
domanda.
Perché sa che io ho sempre un piano, per proteggermi, per nascondermi.
- Quello che ti ho detto prima.Fingere che non sia mai successo niente , perché io non me lo ricordo dato che ero troppo ubriaca.-
- Perfetto. Non è successo niente. Negherò fino alla fine.- e la sento sorridere dall' altra parte del telefono.
E finalmente sorrido anch' io.
- Okay. Non è successo niente.-
- Insomma una serata molto noiosa ieri da Misha Every..-, scherza Jade.
- Assolutamente. Ah, ti devo un vestito.-
- Che...Menomale non è successo niente con nessuno, sennò avrei potuto pensare molto male.-, sento il sorriso nella sua voce.
- Ho fatto tutto da sola. Colpa dell' alcool. Non riuscivo a muovermi bene e dopo tre drink mi sembrava una grande idea. Ora che sono in mutande, non così tanto.-
- Fingerò di crederci.- e so che ci crede davvero.
- Hai bisogno di un passaggio?-, mi chiede Jade.
- Sarai stanca, lascia stare, abito a pochi metri. Vado a piedi. Tu torna a casa.-
- Passo tra venti minuti?-, continua imperterrita.
- No davvero. Dopotutto tu hai avuto una serata intensa .-, ma io insisto. Sento dalla sua voce che è stanca.
- Eh si, un po'.- e ride e poi fa un verso di dolore.
- Cavolo, mi scoppia la testa.-
- Anche a me.-
- E a me non fa male solo lì.- e scoppia a ridere, poi fa un verso di dolore.
- Cazzo la testa.-, ripete.
- Ci vediamo verso le sei da te?-, le domando.
- Mmm. Sì.-, mugugna Jade.
- Allora a dopo, riposati.-
Chiudo la chiamata e afferro il cuscino di Mark che ho martoriato e sporcato con mascara, fard, fondotinta e bava. Sexy, sì, molto.
Devo lavarlo e lavarmi il viso .
Vado verso la porta e mi fermo.
Tiro su la cerniera della giacca e la chiudo fino al collo.
Poi tiro giù l' orlo della giacca per cercare di coprire il più possibile.
Apro pianissimo la porta e guardo da entrambi i lati del corridoio.
Silenzio, meraviglioso silenzio.
Non c'è nessuno.
Forse stanno ancora dormendo.
Cammino in punta dei piedi fino al bagno, con il cuscino stretto contro il petto.
- Ehi buongiorno.-
Questa frase mi fa bloccare e voltare con gli occhi sbarrati, verso la voce.
Sembro un cervo immobilizzato dai fari di una macchina di notte.
E mi ritrovo davanti Mark in canottiera blu e pantaloni di jeans, scalzo, con i capelli ancora umidi che mi sorride.
E io sembro ancora più una pazza, con la sua giacca addosso, un vestito da sera lacero, piedi scalzi, capelli che sembrano un covo di topi e viso macchiato dal mascara.
- Okay dimmi quanto vuoi per rendermi il mio cuscino.-, scherza Mark.
Ah, ecco mi ero dimenticata di star stringendo il suo cuscino contro il petto come una stalker pazza che ruba i cuscini delle persone che le piacciono.
Apro la bocca, ma non so che dire.
Mi sento totalmente idiota.
Guardo la porta del bagno, pensando quanto sembrerei più pazza de iniziassi a correre e mi ci chiudessi dentro.
Lui fa il suo sorriso sghembo, che gli forma una meravigliosa fossetta sulla guancia destra.
- Okay dai, fatti una bella doccia e poi vieni giù ok? A quanto pare il mio umorismo non ti colpisce di prima mattina.-
E mi accarezza dolcemente con lo sguardo.
Poi si volta.
Io rimango ferma.
Mark si blocca e poi gira il viso verso di me.
- Ah, dammi pure il cuscino che lo metto a lavare.-
- Scusa.-che grande loquacità,complimenti Emilia.
Allungo il cuscino verso di lui .
Lui lo prende, afferrandolo lontano dalle mie dita.
- Di cosa? Guarda che questa è arte.-, dice indicando le linee e le macchie.
Io mi mordo l'interno guancia.
- Emilia, chi se ne frega del cuscino. Sono contento che tu sia rimasta. Che tu sia qui.-
E i nostri occhi si incontrano.
E ip sento quel familiare calore nel petto.
Poi lui , come sempre distoglie lo sguardo e se ne va.
E io rimango lì ferma per un secondo, poi mi chiudo in bagno.
Non mi guardo allo specchio, lo evito.
E mi spoglio, dandogli le spalle.
Lascio cadere il vestito per terra, con la mia biancheria . Appoggio la giacca di Mark all' attaccapanni al muro e poi apro l' acqua calda.
Arriccio le dita dei piedi sul pavimento freddo, mentre aspetto che l'acqua si riscaldi.
Poi metto una mano sotto il getto e mi butto dentro.
Lascio che l' acqua mi scorra addosso e mi strofino il viso, il corpo, i capelli, tutto.
C' è ancora il mio shampoo preferito e il mio balsamo.
Ho portato via i miei vestiti il giorno dopo che ho lasciato Jake. Sono tornata a casa sua , mentre lui era agli allenamenti con Mark e sapevo che la casa era vuota e ho messo tutta la mia roba in una valigia e l' ho portata via.
Mi sentivo in colpa ogni volta che infilavo un vestito dentro, era come se stessi sbagliando tutto , ma ho continuato a farlo, finché non è rimasto più niente. Poi con fatica ho chiuso tutto e l' ho trascinata giù fino alla macchina, ma mi sono dimenticata dello shampoo che è ancora qui, a ricordare a Jake di me.
Sono stata una stronza.
Metto la testa sotto il getto.
Poi esco.
Mi asciugo e mi accorgo che devo rimettermi il vestito rotto.
Poi mi viene un pensiero.
Stringo forte l' asciugamano che mi sono messa, contro il petto e apro la porta e sulla sedia del corridoio c'è ben piegato una maglietta di Mark e un paio dei suoi pantaloncini corti da allenamento.
Gli afferro e mi chiudo in bagno.
Faccio passare la maglia dalla testa, annusando il suo odore misto all' aroma di pulito.
E sorrido, senza rendermene conto.
Lo vedo allo specchio il mio sorriso stampato sul volto.
Ed è sincero, spontaneo.
Non come quelli che ho sempre provato davanti allo specchio per anni, per fingere che andasse tutto bene.
Questo è vero e mi piace.
Lo traccio con le dita.
È il sorriso per Mark.
Indosso anche i suoi pantaloncini, mi asciugo i capelli , prendo il mio abito distrutto e poi scendo.
Arrivo in cucina e mi fermo sulla porta, vedendo Mark di spalle che prepara la colazione.
E un altro sorriso mi si forma sulle labbra.
Lui si gira e mi vede.
Sorride a sua volta.
- Allora, vieni siediti. Come ti senti?-
Io mi siedo.
- Mi fa male la testa e ho un saporaccio in bocca, me per il resto okay. -
- Tieni.-
E mi porge il mio famoso tonico anti sbronza.
- Non ci credo. Ma questo è...-
- Sì. -
- E come hai fatto a farlo? Non te l' ho mai insegnato.-
- Lo so, ma me l' hai preparato tante volte.-
- Si , ma eri così ridotto male che pensavo non avresti sentito nemmeno la differenza se ti avessi dato del sapone per piatti.-
Lo bevo tutto d' un sorso e fa schifo, ma so che funzionerà.
Un sapore di passata di pomodoro, cetriolo e limone mi invade la bocca.
Ma tiro tutto giù, senza vomitare.
O almeno ci provo.
Appoggio il bicchiere sul tavolo, con la faccia disgustata.
- Be' si di solito sono ridotto parecchio male, ma io ti osservo, sempre.-, mi dice Mark.
E ci ritroviamo a guardarci, immobili.
In uno dei nostri mille sguardi che sembrano nascondere parole non dette.
- Pancakes?-, sposta lo sguardo e me ne porge uno .
- Non ho molta fame.-
Il mio stomaco fa un verso contrariato, ma io mi sento ancora troppo scombussolata per mettere qualcosa in bocca.
Mark mi si mette di fronte e mangia il suo.
Io cerco di fare qualcosa, di tenermi occupata per non guardarlo.
Perché è imbarazzante stare sola con lui adesso.
Osservo la penisola di granito scuro e poi gli occhi mi cadono sulle sue mani che tagliano il pancake.
Sono forti, ma anche delicate, ora lo so.
So com' è essere toccato da quelle mani.
Respiro piano e scene della sera precedente no tornano in mente, lui che mi sfiora il collo, le sue mani sui miei fianchi. Io che gli stringo gli avambracci, che lo attraggo a me.
Mi prende un improvviso caldo.
- Ehi stai bene?-
Mi chiede, fermandosi con il boccone a mezz'aria.
- Sicura? Sei tutta rossa.-
Bene, ho pensieri molto poco casti, ma ho la timidezza di una ragazzina di sette anni.
Ottimo abbinamento.
- Si, ho solo un po' caldo.-
Mark mi guarda, come se cercasse di capire.
Poi all' improvviso si alza.
- Il tuo vestito.-, dice indicandomi l'abito nero di Jade , che tengo appallottolato sulle gambe.
- Ah si, volevo buttarlo, perché è rovinato ormai.-
- Direi, ieri sera ti sentivi molto "projet runway" , ma hai tagliato un po' troppo.-
- Non ricordo niente di ieri sera.-, dico velocemente.
Forse troppo?
Meglio ribadire subito il concetto, però.
- Dammi, te lo butto.-
Non faccio in tempo a dire qualcosa che me lo prende di mano, per buttarlo nel cestino, però io mi alzo, per fermarlo e il vestito gli cade e così finisce per terra.
Ma non è da solo.
Accanto al vestito, giacciono le mie mutandine.
Mark le guarda, poi guarda me.
Io divento viola.
- Dopo la doccia non ce la facevo a rimettermi la biancheria sporca e non avevo un ricambio...-dico frettolosamente.
Così ho ufficialmente ammesso, se ci fosse stato ancora un minimo dubbio, di essere completamente nuda sotto i suoi vestiti.
Mi accovaccio sul pavimento per raccogliere le mutandine, ma anche lui si abbassa per prendere il vestito, così ci troviamo faccia a faccia, a pochi centimetri.
Le nostre mani si sfiorano.
Io alzo lo sguardo su di lui, agitata.
E vedo i suoi occhi scuri pervasi da una luce eccitata, animalesca.
Socchiudo le labbra, per riprendere fiato e lui posa il suo sguardo sulle mia bocca.
Milioni di scariche di piacere mi incendiano la schiena, le gambe, il petto.
Mi sento pervadere da scariche elettriche, che mi fanno solo tendere verso di lui.
Allungo piano la mano verso le sue dita, distese a pochi centimetri dalle mie , sulla stoffa di pizzo.
Sebbene i suoi occhi siano fissi nei miei e mi stia torturando con il suo sguardo, so che vede anche la mia mano che si avvicina alla sua.
E non l' allontana.
Appena i miei polpastrelli sfiorano le dita di Mark, lo vedo trattenere il respiro, come se fosse troppo per lui.
Io invece sento mancare il mio, appena il suo indice accarezza in piccoli cerchi il mio anulare.
Il mio petto si alza e abbassa velocemente, come se stessi correndo.
Ed è così, perché il mio cuore, il mio corpo, il mio sangue stanno vibrando nelle mie vene.
Piano, con una lentezza straziante, le sue dita si incastrano con le mie .
Appena le nostre mani sono unite, il mio cuore batte ancora più forte, come se fosse finalmente completo.
Con l'altra mano accarezza la mia guancia e lentamente si avvicina a me.
Il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Mi manca il respiro.
I suoi occhi vedono solo me.
E io solo lui.
Stringo più forte la sua mano e poso l' altra sul suo braccio, accarezzandolo piano.
Lui si avvicina ancora di più. Sento il suo fiato sulle guance.
E lo voglio così tanto che fa male.
Un male fisico così forte da distruggermi , da piegarmi e solo lui è la cura , solo lui può farmi stare meglio.
Mi guarda, come se fosse combattuto, come se ogni sua fibra fosse in lotta, ma i suoi occhi , i suoi meravigliosi occhi, invocano me.
Perciò io per una volta, faccio ciò che voglio, ciò che mi merito.
Ciò che da sempre ho voluto.
E mi protendo verso di lui, azzerando ogni distanza.
Poso una mano sulla sua guancia e con il mio respiro sulle sue labbra, mi prendo finalmente ciò che è mio.
- Cazzo, credo di stare per morire.-
Mi volto di scatto e vedo Jake che si passa una mano sul viso sfatto.
Entra in quel momento in cucina.
Mark si alza come se fosse una molla e prende subito le distanze, prima che le mie labbra abbiano sfiorato le sue, ora che erano così vicine.
- Penso davvero di stare per morire, perché non sono mai stato così male.-, ripete Jake, che mi passa accanto sedendosi sulla sedia che prima occupavo io.
Poi mi vede e piega leggermente la testa verso di me, non capendo.
- Emilia che ci fai qui? E che fai per terra?-
E io guardo Mark, che tiene lo sguardo fisso sul tavolo e stringo forte la mia mano, così forte da sentire le unghie conficcarsi nel palmo, ma non fanno così male, non così tanto, non come il rumore del mio cuore che si spezza.
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Senza limiti
Teen FictionLui rimase immobile a guardarla, il suo petto si alzava velocemente sotto la maglietta bagnata, i suoi occhi la fissavano come due braci incandescenti. La bocca leggermente socchiusa, in cerca di ossigeno. Eppure era lei che non riusciva a respirare...