Quindici

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Avviso: questo capitolo contiene scene violente.

Scuoto la gamba , è intorpidita.
Non so quanto sia passato da quando sono entrata in camera e mi sono buttata sul letto. So solo che ho gli occhi sbarrati e fisso il soffitto da ore.
Mi sento in colpa, ma anche arrabbiata e soprattutto frustata. Sono in piena notte, non so che ore siano, ma io non riesco a dormire.
Il mio cervello è un caos in pieno movimento. Sovraccarico di troppe immagini e informazioni.
Penso a quella scritta, la rivedo davanti agli occhi e poi sento ancora su di me, gli sguardi famelici , da avvoltoi dei miei compagni , che sembravano cibarsi e godere del mio male .
Penso a Jake che mi abbraccia e cerca di farmi tornare con lui. Quell' insistenza dimostra la bassa considerazione che ha di me e delle mie opinioni. Crede che basti solo un momento di crisi per farmi ritornare a nascondermi tra le sue braccia e la cosa che mi fa più rabbia è che forse sono stata proprio io , con la mia condiscendenza a fargli credere che fosse così facile sottomettermi.
Ma si sbaglia e di grosso, perché sono convinta della mia decisione. Al duecento per cento.
Mi metto una mano sugli occhi, cercando di scacciare quelle immagini.
MA è inutile e mi torna in mente la frase di Mark, il suo si'.
Perché anche lui ha creduto che io possa avere una storia con Will. Nonostante io abbia detto da subito che non era vero.
Scendo dal letto.
Ho la gola secca e mi manca la salivazione.
Deglutisco.
Non posso credere che per loro io valga così poco. Che sia così fragile.
Apro la porta ed esco in corridoio. Devo bere.
Intorno a me il buio e il silenzio.
Perfetta? Davvero Mark pensa che io lo sia?Non sa quanto si sbaglia.
Quelle parole avrebbero dovuto scaldarmi il cuore, invece lo hanno reso ancora più freddo, perché mi hanno fatto sentire più simile ad un' immagine idealizzata, che ad una persona vera.
Arrivo alle scale per andare al piano terra e metto le dita sul corrimano.
Il legno liscio mi conforta.
Loro mi vedono come qualcosa di intangibile, non vedono chi sono in realtà.
Non vogliono vedere la vera me.
Metto un piede sul primo gradino, ma  all' improvviso, con forza e vengo strattonata all' indietro.
Qualcuno mi ha strattonata per il braccio con forza.
Batto la spalla contro la parete.
Spalanco gli occhi nella semioscurità .
Che succede?
Chi c'è?
Sento il mio respiro farsi sempre più veloce .
Incrocio lo sguardo della persona che mi sta tenendo .
Cerco di abituare i miei occhi alla semi oscurità , per capire cosa sta accadendo.
Il mio cuore batte forte, impazzito.
E poi mi focalizzo su chi ho davanti.
Un ragazzo, più grande di me, ventidue o ventitré anni, è alto e chiaramente muscoloso, come richiesto per gli standard di mia madre e mi tiene per il braccio con forza.
Il fatto che sia uno dei suoi toy  boy ,non mi mette comunque a mio agio.
È seminudo, indossa solo un paio di boxer, e i suoi capelli sono spettinati da post coito.
È chiaramente appena uscito dalla stanza di mia madre.
Non so se rincuorarmi del fatto che non sia un ladro o meno.
- Lasciami immediatamente.Sono la figlia di Victoria.-gli grido,  per fargli capire che questa è anche casa mia e che non sono una ladra , strattono il braccio, per liberarmi.
Forse non sapeva della mia esistenza ed è stato colto di sorpresa.
Ma lui si limita a stringere con più violenza, bloccandomi e sorride.
Senza calore, solo un ghigno crudele sul suo viso d'angelo.
Stringe con troppa forza e mi fa male, le sue dita fanno pressione sul mio polso e mi fermano la circolazione.
Rimarranno i segni delle sue mani su di me.
Non voglio.
Mi dimeno, ma lui si avvicina di più.
È divertito, come se stesse giocando.
Come se si divertisse a vedermi lottare.
Sul suo volto un sorriso freddo.
Non l' ho mai visto prima con lei. È nuovo.
È forte e più alto di molti altri, ma non è la sua corporatura muscolosa che mi spaventa, ma è la sua espressione gelida che mi terrorizza.
Non posso fargli capire che mi spaventa, perché altrimenti non avrò più nessuna chance.
Perché lui sembra godere della paura.
- Ti ho detto di lasciarmi.-
- Voglio giocare  un po' con te.-
E allunga la mano sul mio viso.
Alzo il ginocchio per tirargli un calcio nelle parti basse, ma lo blocca con la mano, spingendo la mia gamba all' esterno, con uno strattone.Sento uno strappo e mi esce un lamento.
Lui ride e allarga le sue gambe, bloccandomi la coscia contro di lui.
Sono in una posizione innaturale: la mia gamba destra è aperta ad angolo retto contro il muro, sento tutti i muscoli tirare sotto la pressione della sua gamba che mi costringe li' e fa un male tremendo.
L' altra gamba è dritta, premuta contro quella di lui.
Il mio braccio destro è bloccato dalla sua mano e il sinistro è incastrato tra i nostri corpi.
Sono immobilizzata.
Completamente alla sua merce '.
Lui alza una mano e passa le sue dita sul mio viso, io mi giro per non farmi toccare e lui mi blocca la mascella e avvicina il suo viso al mio.
- Vaffanculo.-, gli dico guardandolo negli occhi.
- È inutile che fai la difficile. Mi eccita di più.-
Lui si preme ancora di più verso di me e sento la sua eccitazione.
Mi irrigidisco  all' istante.
E in quel momento capisco cosa vuole da me.
Sono presa dal terrore.
Lui lo capisce e ride .
Vedo i suoi occhi chiari, probabilmente blu,iniettarsi di uno strano bagliore.
- Mamma. -, urlo , ma piano piano diventa solo un leggero sussurro, anche se so che nessuno accorrerà da me.
Avvicina il suo viso e tira fuori la lingua.
Tremo.
E lui mi lecca dal lato della bocca alla mandibola, sempre tenendomi il viso fermo con la mano, così che io non possa ribellarmi.
Mi esce un verso strozzato.
- Sei bella. Più di lei, lo sai? Di tua madre.E cazzo lei è bella, ma tu hai la sua bellezza e qualcosa in più.. sei pulita, ingenua. -
Mi afferra per il mento e mi tira su la testa , facendomela sbattere contro il muro, con forza.
Sento un dolore secco in mezzo al cranio .
Stringo le labbra per non urlare, perché so che è questo che vuole.
- Cazzo, ti voglio scopare . Adoro sporcare le cose pulite, candide come te e rovinarle per sempre. Marchiarle nel corpo e nella loro bella testolina.-
Allunga un dito e mi accarezza il labbro.
Io glielo mordo con violenza, con tutta la forza che ho in corpo.
Lui urla e indietreggia d' istinto. Ho finalmente le gambe libere, anche se la parte superiore è ancora arpionata a lui.
Dimeno le gambe, tirandogli dei calci.
Lui allora mi afferrra i capelli , e mi provoca un dolore lancinante fino alla radice.
Mi esce una lacrima dal male che mi fa.
E lui ride.
- Mi piace che combatti, perché mi viene più voglia di sottometterti.-
Non riesco a dire una parola ,che mi sbatte la testa contro il muro e per poco non perdo conoscenza.
E forse lo desidero.
Perdere conoscenza e non capire più che cosa sta succedendo.
Ma non accade.
Sento tutto.
Sento la mano che infila sotto la mia maglietta e lui che mi stringe un seno, con tutto il palmo, forte, come se volesse farlo esplodere sotto le sue dita.
E dal dolore che mi fa sentire, sono quasi sicura che stia per accadere.
Vorrei urlargli di smetterla, lo vorrei pregare, ma so che sarebbe inutile.
Cerco di liberare la mia mano, ma riesco solo a sfiorare  con le dita il suo esterno coscia.
Non riesco a muovere altro.
Lui si tira giù i boxer e sento il suo fiato sul mio orecchio.
- Ti farà male.-
Poi sento la sua mano slacciarmi il bottone dei jeans.
Cerco di trattenere le lacrime.
Tutte le mie paure si sono avverate.
Per anni mi sono nascosta dai fidanzato di mia madre. Dalla prima volta , sapevo che molti di loro volevano farmi del male.
Da quando uno di loro mi ha tirato uno schiaffo in pieno viso, solo perché avevo preso un bicchiere di latte prima di andare a letto e mi ero fatta vedere quando lui era in casa con lei.
Non dovevo farmi vedere , perché odiava che la sua donna avesse una ragazzina da un altro. Mi aveva spinta contro il frigorifero e aveva afferrato un coltello . Poi si era messo a farlo girare tra le dita, dicendomi che sarebbe stato facile farmi del male, che mia madre non se ne sarebbe nemmeno accorta. Io avevo cominciato a tremare e mi ero fatta la pipì addosso. Lui si era messo a ridere e se n' era andato.
Io ero rimasta immobile , finché non avevo sentito dei gemiti dalla camera di mia mamma. E sapevo che tutte le volte che li facevano, erano troppi occupati per farmi del male.
Ero scappata in camera mia , avevo chiuso la porta a chiave e mi ero nascosta sotto il letto. Non avevo dormito per tutta la notte. E da quel giorno, avevo capito che nessuno di loro voleva vedermi , che ero solo uno sbaglio e che per quanto buoni o cattivi fossero ,dovevo evitarli.
Avevo quattro anni.
E per tutti quegli anni ero stata così stupida da farmi beccare da i suoi ragazzi sono altre tre volte. Una non era successo niente. Stavo male, avevo l' influenza e avevo vomitato per tutta la notte. Avevo aperto la porta del bagno e mi ero ritrovata davanti un ragazzo . Io ero terrorizzata , ma lui mi era passato accanto senza degnarmi di uno sguardo.
Le altre due volte , era andata peggio. In una il ragazzo aveva tentato di toccarmi, ma dato che era strafatto , mi era bastato tirargli un calcio nelle parti basse per liberarmi  ed ero scappata da Jake, senza dirgli niente. Avevo dodici anni.
E la volta dopo... a quella non volevo pensare...  l' avevo cancellata.
Non c' era mai stata.
Sento il ragazzo di fronte a me che insinua una mano sui miei fianchi e strappa le mutandine. Il gesto rapido mi taglia la pelle e sento un po' di sangue uscire.
Ma so che non sarà quella la parte peggiore. Non lo è mai.
Sento la sua eccitazione sulla coscia.
E poi la sua mano si fa strada dentro di me.
Stringo forte gli occhi, per non vedere, per non sentire,per non essere lì.
Fingo di essere sotto le coperte da sola. Di non essere mai uscita da camera mia.
Perché se avessi pensato anche solo un secondo avrei capito che era un' idea stupida.
Sto bene.
I capelli vengono tirati fino alla radice per farmi urlare. Ma io non faccio un solo suono.
Mi sbatte  la guancia contro il muro.
La parete è fresca .
Non sento altro. Non il suo corpo contro di me, ne' i suoi gemiti.
Apro gli occhi e guardo la parete.
Bianco su bianco.
Non sono qui.
Ora finirà.
MA è solo l' inizio.
Poi lui si ferma.
Non mi illudo che lo faccia per pietà, so che se si fermano sarà solo peggio. Vorrà farmi più male. Stringo i denti così forte che temo mi si rompano tra loro.
Poi sento che lui si allontana da me . Mi tira i capelli per farmi voltare e mi ritrovo a guardare il corridoio.
E la vedo.
Mia madre. Ferma in mezzo.
Guarda lui a lungo, poi posa uno sguardo fugace su di me.
Fa un cenno con la testa verso di lui e gli indica la sua camera da letto.
Il ragazzo mi lascia i capelli, poi posa lo sguardo su di me, ma io non lo alzo.
- Grazie tesoro.-
Rimango fissa a guardare mia madre.
Lui si allontana e si infila in camera, sorridendomi.
Io mi appoggio alla parete.
I miei pantaloni sono arrotolati lungo le caviglie, le mutandine per terra distrutte e la mia maglietta allargata sul collo.
Lei mi guarda e arriccia la bocca.
- Se non riesci a tenerti i tuoi ragazzi, non rubarmi i miei. Sei una troietta, l' ho sempre saputo. Sei la mia brutta copia mal riuscita. Per questo Jake ti ha lasciata,per questo nemmeno tuo padre ti ha voluta. Sei solo una troietta ingrata. Sei rotta, difettosa ..se solo tutti sapessero quanto...  Vuoi che glielo dica? Che i tuoi preziosi Mark e Jake lo sappiano? Che sappiano cosa hai dato?Se solo sapessero non ti vorrebbero nemmeno più guardare in faccia.  Ho tenuto nascosto tutto fin' ora, e tu continui a fare la troietta?-
Poi stringe le labbra e scuote la testa.
- Copriti, mi fa schifo solo vederti. -, so allontana e sbatte la porta.
Io sento le ginocchia tremare, la mascella si irrigidisce e cado per terra.
Piano mi tiro su i pantaloni.
Sento dei rumori dalla camera della mamma. Tonfi, urla e poi gemiti.
Durano a lungo, io rimango immobile a fissare il pavimento, poi mi alzo. Mi gira la testa, mi arreggo al muro e arrivo fino alla mia stanza.
Chiudo la porta a chiave con doppia mandata e poi vado in bagno, per cancellare il dolore sul mio corpo , il sangue e le botte, ma sopratutto vorrei cancellare la mia vergogna.
Ma non ci riesco. Non ci riesco mai.

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