Venticinque

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Alzo lo sguardo su di lui.
Ho la bocca secca e mi manca il respiro.
I suoi occhi brillano alla luce della luna .
- Perché fai così?-, mentre lo dico, sento le sue dita accarezzarmi piano il polso.
Il mio petto si alza e abbassa con forza.
Sento ogni centimetro della sua pelle, entrare in contatto con la mia. E non mi dà fastidio, non mi viene voglia di urlare, fuggire, non sembra acido sulla pelle. Perché lo guardo negli occhi e il suo tocco è diverso dagli altri.
Da ogni uomo che mi ha toccato, accarezzato con dolcezza o afferrato con la forza.Da ogni contatto che ho avuto e mai voluto.
Perché la mia pelle ha subito troppe aggressioni. Perché il mio corpo non è mai stato davvero mio.
Nemmeno con Jake.
Mark è tutto quello che ho sempre voluto. Per una volta sento piacere nel tocco di qualcuno, lo desidero.
Mi riscalda, nel cuore.
Non mi fa sentire sporca, vuota.
Anche se lo sono.
So di esserlo.
- Emilia, non fraintendermi. Ma il punto è che io voglio ragazze ,donne da una notte e via. Per soddisfare le mie fantasie, i miei bisogni, senza sentimenti. Senza pensare a niente. Solo perché mi va.Io le uso e butto via. Molte volte, me ne vado subito dopo averci fatto sesso, mi rivesto e mi allontano. Senza una parola. È orribile da dire. MA è la verità. Io sono questo. Uno schifoso egoista.-
E mentre me lo dice, mi osserva.
Perché vuole che quelle parole io le capisca bene.
Che lui è così, che io devo capirlo.
Poi il suo sguardo si addolcisce.
- Tu invece sei una ragazza da grande storia d' amore. -
Lo dice con dolcezza, come se fosse un sogno, una cosa meravigliosa, con quello sguardo che usa solo con me.
Ma in questo momento, mi sembra quasi un' offesa, quelle parole, quel tono.
Gli tiro una spinta.
Lui è stupito.
Ma mi ha dato fastidio, mi dà fastidio, che per lui sia una bambina che sogna le favole.
Una principessa che aspetta il suo principe.
Io so che il lieto fine non c' è e che i mostri esistono.
Li ho visti.
- Tu non mi conosci affatto. Non sono una ragazzina sognatrice, ne' una bambina alla ricerca del grande amore. Perché so che l' amore distrugge.Che fa male. Che non porta mai alla felicità, ma solo al dolore, al farti sentire vuoto e insoddisfatto. Guarda Jake, mi ama e soffre. Guarda me. Sto male. Perché amo.-
E nel dirlo, mi sfioro in mezzo al petto ed è come se percepissi il mio cuore che si spezza, ogni volta che Mark mi dice che non mi vuole, che sono tutto ciò che lui non desidera.
E non ne posso più.
Sono stufa.
Mi allontano di scatto.
E cammino piano.
Sento a malapena le sue parole. Non chiudo la porta finestra dietro di me.
Percepisco un caldo appiccicoso appena entrò nella stanza.
Musica e corpi.
Molte persone in più nella stanza. Che si strusciano, baciano e molto di più.
Ma tutta la mia attenzione si focalizza
su una cameriera con un vassoio di drink.
Quattro.
Li conto e ne afferro uno.
Lo tiro giù, così velocemente che sento solo il sapore di menta in gola e il bruciore.
Lei prova ad allontanarsi, ma la afferro per un polso.
E stringo il secondo drink.
E poi giù.
Uno strano torpore mi invade.
Sto meglio.
Sembra tutto ovattato.
Ma non abbastanza.
Ancora sento il dolore.
E voglio che sparisca.
Prendo il terzo drink dalla mano smaltata della cameriera che me lo porge, mentre ride , di me e bevo tutto d' un fiato.
So che ne rimane solo uno .
Solo uno.
E devo berlo.
Lo guardo , lì, nel dentro del vassoio.
Allungo la mano, ma vengo presa per i fianchi e voltata, lontana dall'alcool.
Ma io voglio bere.
Il dolore è solo una piccola nebbia lontana, che percepisco, sfuocata.
Giro la testa verso il vassoio, ma forse lo faccio troppo in fretta, perché sento che gira tutto.
Perdo l' equilibrio.
Sono sicura che finirò con la faccia per terra, ma non succede, perché Mark mi stringe forte .
E io non so se voglio di più lui o quello stupido quarto e ultimo drink.
Non può restare solo sul vassoio.
Non può.
Ondeggio per girarmi.
Per afferrarlo.
Ma Mark aumenta la presa.
E io ho un equilibrio un po' precario e gli finisco addosso.
Il suo petto contro la mia guancia.
E io sento il suo calore.
Chiudo gli occhi.
E nonostante la musica alta, i corpi intorno a noi che si dimenano e si strusciano, io sento solo il battito del suo cuore nel mio orecchio, dentro di me.
Tum tum tum, tum tum tum.
E il mio cuore rincorre quel battito, che piano piano si fa più veloce, come se stesse correndo, ma invece siamo solo io e lui, immobili, la sua mano sul mio fianco e un' altra sulla mia schiena.
Ferme in quei punti, come ancore, come appigli.
E il suo cuore corre più forte.
Contro di me, in me.
Poi qualcosa mi allontana da lui e io mi lamento. Faccio un mugolio poco adulto e tento di ritornare nel mio nuovo posto al mondo preferito.
Il suo petto.
- Emilia.-,
Sento la sua voce e alzo lo sguardo su di lui.
E vedo i suoi occhi seri su di me.
- Emilia sei ubriaca.-, come se fosse una causa di qualcosa.
Delle mie azioni.
E io mi rendo conto in quel momento che è lui che mi sta tenendo , che mi stringe, per allontanarmi dal suo petto.
È lui che mi ha staccata.
È lui che non mi vuole così vicina.
- Fai schifo.-, ecco l' unica cosa che mi viene in mente di dirgli , prima di tirargli un calcio sullo stinco e aggirarlo.
Chiaramente tutto sarebbe riuscito meglio se io avessi un po' più di equilibrio,  ma in questo momento, tutto sembra dondolare un po', e io mi ritrovo addosso ad un ragazzo che sta palpeggiando un' altra ragazza ed entrambi si girano, mi guardano e sorridono ammiccando.
Io sbatto un paio di volta le ciglia, prima di capire qualcosa.
La mia mente va un po' più lenta, come intorpidita.
MA appena sento la mano della ragazza che mi sfiora il braccio con sensualità, lo allontano subito .
Non.
Voglio.
Essere.
Toccata.
- Vuoi giocare bellezza?-
Eh?
- Anche no.- e provo ad allontanarmi, ma inciampo e cado per terra.
In maniera goffa e rovinosa.
Provo a rimettermi in piedi, ma questo stupido vestito è troppo aderente e mi stringe le gambe.
Provo a fare forza sulle mani, ma rimango sdraiata con la schiena per terra.
Alzo il busto e in un impeto di intelligenza, capisco che il problema è il vestito, perciò se me lo tolgo non avrò più nessun impedimento.
Perciò provo ad arrivare alla cerniera dietro la schiena con la mano, ma non ci riesco. Sbuffo.
La ragazza di prima è accovacciata di fronte a me e ride, mentre sfiora la coscia del suo ragazzo, o amico , o che ne so io.
Lui le tocca i capelli e mi guarda.
Devo allontanarmi da questi due.
Provo a mettermi in piedi, ma questo stupido tubino..
Afferro la stoffa sulle cosce con le mani e strappo, tiro.
Sento la stoffa che cede e finalmente ho le gambe libere.
Sorrido.
Ce l' ho fatta.
Ma anche loro ridono.
Prima che possa capire qualcosa, Mark mi si parla davanti e mi afferra per la vita. Io protesto.
Lui mi alza e mi appoggia una mano sul fianco e mi fa mettere la mia mano sulla sua spalla, ma è troppo difficile, e io mi sento stanca, perciò mi ricade lungo il fianco.
Lui sospira.
Poi guarda verso le mie gambe e con una mano, chiude la cerniera della sua giacca, che io indosso, così che io sia coperta.
Non capisco perché e poi fa caldo.
Perciò allungo la mano e la riapro.
Lui mi lancia una delle sue occhiate alla Mark e la richiude in maniera brusca.
Sembra arrabbiato.
- Quanto hai bevuto?-
Faccio uno strano rumore.
Lui mi trascina da qualche parte, e io cerco solo di tenere la testa alzata.
Anche se mi pesa e tutto sembra girare.
Oddio, sento un sapore di menta e rancido risalire in gola.
Oddio...
Sto per vomitare.
Sento tutto risalire.
Non gli vomiterò addosso. Devo...
Gli tiro una botta con il fianco e provo ad allontanarmi.
Però oscillo troppo e non riesco a reggermi in piedi.
Cerco con gli occhi una cavolo di parete su cui appoggiarmi e vomitare tutto.
La vedo, con gli occhi lucidi, per lo sforzo.
E mi lascio cadere, solo che mi piego un po' troppo in avanti .
Allungo le mani per fermare la caduta.
Sbatto contro qualcosa che si apre.
Mi appoggio alla prima cosa che trovo.
Un mobile, credo.
Sento il legno sotto le dita.
E rimango immobile.
Anche il senso di nausea si placa, sconvolto dallo spettacolo che ho di fronte.
Davanti a me, in piena luce, vedo la schiena nuda di una ragazza .
Bianca, con dei piccoli nei che costellano la pelle chiara.
Si muove avanti e indietro, ondeggia e ansima.
Sembra un ballo ancestrale, a cui io non ho mai davvero partecipato.
I capelli neri sciolti sulla pelle, i loro sospiri.
Con una mano si tira su i capelli  e l'altra la posa sopra il petto di un ragazzo.
So che dovrei andarmene, ma non ci riesco. Non riesco a distogliere lo sguardo.
Sento Mark al mio fianco, ma nemmeno questo, mi fa muovere di un solo passo.
Lei ansima e si muove su di lui.
Le sembra piacere quello che fa.
È sicura , è lei che tiene il potere.
È lei che lo vuole.
Vorrei che coprisse il volto del ragazzo, vorrei vedere solo lei, così diversa da me, ma invece riesco a vedere perfettamente anche lui, i suoi capelli biondi stropicciati dalle dita della ragazza, il viso da angelo e i suoi occhi chiari semichiusi.
L' ho riconosciuto appena entrata.
L' ho visto immediatamente.
Come avrei non potuto.
Jake.
Conosco quel corpo, quella voce, quei versi.
Conosco lui.
Eppure lo guardo come se fosse uno sconosciuto, come se fosse qualcosa di nuovo.
Perché sto cercando di capire cosa provo.
Lo sto analizzando per analizzarmi a mia volta.
Loro non si accorgono di me.
Continuano , come se fossero altrove.
E non so se è per l' alcool e il fumo che hanno ingerito, ma loro non sono qui.
Mentre io si.
E so solo che non sento niente.
Sto vedendo il mio ex ragazzo, il mio Jake,  fare sesso con un' altra, dopo che ci siamo lasciati,dopo che abbiamo passato anni insieme e non sento niente.
Non sento la gelosia, ne' la rabbia, ne' tristezza o delusione, ma solo ...
sollievo.
Puro e semplice.
Guardo i loro corpi fondersi e cercarsi e sento solo sollievo, perché forse ora sono libera e mi sento meno in colpa.
E poi Jake con gli occhi chiusi, si inarca e anche così, ubriaco, fatto e con un' altra, dice il mio nome.
Emilia.
Lo urla.
E mi sembra così lontano.
Allora mi volto e a tentoni ,mi arreggo e apro la porta.
Mark accanto a me.
Esco nel corridoio.
Sento altri gemiti , da ogni porta in quel corridoio, ma  l' unica cosa che voglio fare è allontanarmi da quel nome, dal mio nome sussurrato.
Da quell' amore che non so capire.

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