Sento il malessere pervadermi, lo stomaco mi fa male, è così contratto, che non so come io riesca ancora a respirare. Deglutisco e cerco di fare piccoli respiri profondi, perché teoricamente questo dovrebbe calmarmi.
Cosa che a quanto pare è una grande stupidaggine, dato che mi sento come se avessi nella mente una TV rotta, si ripresentano ad oltranza solo due immagini. Mia mamma che si volta e mi guarda schifata e ciò che il suo ragazzo mi ha fatto qualche notte prima e voleva ripetere ieri con il suo amico.
Mi esce un respiro tremante.
Mi stringo forte le mani. Devo stare calma.
Va tutto bene.
Andrà tutto bene.
- Ehi, Emilia, vuoi che mi fermi?-
Mi chiede Will, al volante della sua macchina, voltandosi verso di me.
Scuoto la testa.
Non voglio fermarmi.
Sono capace di affrontare le cose. È più l' attesa e tutte le paranoie che la precedono a lacerarmi.
Lui sembra capire, come sempre e accelera.
Dovrei ringraziarlo, ancora, per avermi dato un letto, per essere corso da me in piena notte, per avermi ospitato a casa sua. Per essere stato accanto a me, mentre aspettavo di denunciare Josh Stevenson, il ragazzo di mia madre, di cui non voglio mai più pronunciare il nome, per avermi aggredita.
Ho fatto un identikit del suo amico, di cui so solo che si chiama Micheal e che voleva farmi lo stesso, ma mi ha sola minacciata e spaventata.
Ho detto che volevano farmi del male, era sottointeso che le loro intenzioni fossero anche sessuali, ma anche quando la poliziotta mi ha chiesto se avessero abusato di me , io ho scosso la testa.
Non ho potuto dire tutta la verità, perché mi faceva sentire colpevole, sporca. In colpa.
Perché nascondere è più facile e io non sono pronta ad espormi così. A far sapere a tutti cosa ho permesso che mi facesse.
- Andiamo?-
Siamo fermi davanti nel parcheggio della scuola.
Will mi guarda con dolcezza e io annuisco.
Mi fisso le mani, lo smalto sul pollice si è un po' levato, mostrando un aspetto imperfetto.
Sento il panico assalirmi.
Guardo Will, che probabilmente non capisce il motivo del mio stato , creato solo da un' unghia, ma che si avvicina piano, facendomi percepire ogni suo movimento, mostrandomelo e poi mi abbraccia.
Non troppo forte, delicatamente.
Io mi irrigidisco, non amo gli abbracci, eppure quel contatto non mi fa stare male.
Allungo la mano e la poso sulla sua schiena.
Prima solo i polpastrelli, poi tutta distesa.
Poi Will si allontana e mi sorride.
Io prendo un bel respiro ed esco dalla macchina.
Ci incamminiamo verso l' entrata e nonostante sia molto frastornata, sento gli sguardi di tutti su di me.
Passo e bisbigliano.
Mi guardano e parlottano.
Aggrotto le sopracciglia.
Non possono sapere della denuncia.
E tanto meno di quello che mi hanno fatto Josh e Micheal.
Nessuno lo sa.
È ridicolo.
Eppure mentre passo, sento la parola " puttana", scandita chiaramente.
Will si volta , perché anche lui deve averla sentita .
- Avete qualche problema ragazze?-, chiede a due ragazzine del primo anno, che a turno sbiancano e arrossiscono.
Will mi guarda, mi appoggia una mano sul braccio per tranquillizzarmi.
- Farebbe meglio a non toccarla. Chissà cosa gli potrebbe trasmettere.-
Mi volto e vedo un gruppo di ragazze che frequentano storia con me e che ho aiutato spesso nei test e a cui ho regalato più volte i biglietti del comitato del ballo.
Will si volta, pronto a difendermi.
Ma non è ho bisogno.
- Eh si, di solito posso trasmetterle anche passando i compiti di storia o dando biglietti gratuiti in più per gli spettacoli, come qualche mese fa, perciò meglio che smetta di farlo. Non vorrei trasmettervi niente, perciò la prossima volta evitate di chiedere.-
Loro ammutoliscono.
Basta essere gentile e disponibile.
Cammino spedita ed entro in aula.
- Emilia, ci vediamo dopo ok? Se hai bisogno..-
Annuisco.
- Grazie.-
Lui scuote la testa, ma io mi avvicino e mi metto di fronte a lui.
- Davvero Will. Grazie.-
Voglio fargli capire quanto significhi tutto questo per me.
Mi guarda e annuisce.
Vedo il suo sguardo farsi più serio e apre la bocca per dire qualcosa, ma la campanella suona e copre le sue parole.
- A dopo.-
Si allontana sorridendomi, ma sembra fin troppo pensieroso.
Come se avesse molto da dirmi.
Io entro in classe.
Questa lezione non la frequento con Jade, perciò mi limito a prendere posto nel solito banco accanto a Sarah, una ragazza molto silenziosa, ma gentile, che però oggi non c'è.
Perciò mi ritrovo da sola.
Sento gli occhi di molti su di me, mi volto e li becco a fissarmi e poi distolgono lo sguardo.
La lezione passa lenta, io tengo la testa bassa e cerco solo di prendere appunti.
La campanella suona e io rimetto la mia roba nello zaino ed esco da sola dall' aula.
Sono ritornata ad essere un' esclusa, ma stavolta non mi turba così tanto.
Le false attenzioni e amicizie non mi interessano.
Non voglio persone che mi stanno vicino solo per i ragazzi che frequento o per la mia popolarità.
Ad un certo punto mi sento tirare per il braccio.
Sbianco e mi volto.
È Mark.
Senza dirmi niente, mi trascina, senza troppa forza, di nuovo dentro l' aula e chiude la porta.
Mi lascia andare.
Non stringeva forte , eppure vedo la rabbia nei suoi occhi.
Ma stavolta anch' io sono furiosa. Incrocio le braccia al petto.
- Che vuoi? Devo andare a lezione e qui tra poco ce ne sarà un' altra.-, la mia voce è arrabbiata e non faccio niente per nasconderlo.
- Che accidenti ti è preso? Esci con due ragazzi della squadra rivale e poi arrivi a scuola con Will e sembrate inseparabili.-
- E che palle con questo Will.-, sbotto.
Poi capisco che Jade deve aver pubblicato le foto con i due ragazzi della sera prima e lui , come tutta la scuola deve averle viste.
Ecco il perché del " puttana".
- Non ti riconosco più. Che cos' hai?- e mentre lo dice, fa l' unica cosa che non voglio.
Si avvicina e mi guarda negli occhi preoccupato.
Non c è più rabbia, delusione o gelosia.
Quelle potevo gestirle, ma non voglio che indaghi, che sia preoccupato per me.
Ho troppa rabbia dentro,verso di lui, verso Josh, verso mia mamma, verso di me.
- Qual è il problema Mark?-, lo dico sarcastica, con un sorriso innaturale sul viso.
Voglio ferirlo.
In me nasce quella necessità.
Ho bisogno di farlo stare male.
Sento qualcuno cercare di aprire la porta, ma lui la ferma con la schiena.
Mi avvicino ancora di più a Mark.
- Ti da' fastidio che esca con altri ragazzi. Perché? -
- Perché circolano voci non vere, perché le persone non ti conoscono e io non voglio che ti trattino in quel modo. Perché tu sei una persona meravigliosa e loro non sanno un cazzo di te. -
Perché mi guarda in quel modo? Perché vuole proteggermi? Perché?
Basta.
Vedo mia madre nella mia testa.
Vedo me come mi vede lui.
Perfetta, fragile. Sua.
Ma non sono nessuna di queste.
Sono sporca, rotta e di sicura non sua.
- E se invece fossi tu a non conoscermi.-
Mi avvicino, fredda come il ghiaccio.
Mi sento crudele e voglio esserlo.
Mi nutro del male che voglio fargli.
Altre voci al di là della porta di persone che vogliono entrare.
Il mio corpo gode della sua vicinanza, come sempre, ma io ho in mente altro e stavolta è la mente a vincere.
- Vuoi davvero sapere qualcosa di me? Ti voglio raccontare un po' di segreti, qualcosa che nemmeno Jade o Jake sanno . Voglio che tu capisca chi sono, perché sei mio amico.-, calco si quella parola.
Per me.
Perché noi siamo solo amici.
Niente di più.
Gli sfioro una guancia e lo sento trattenere il fiato.
Come se quel mio gesto coraggioso lo avesse sconvolto.
Come se io lo sconvolgessi con un solo tocco.
- Bene, vedi Mark. Io ho scopato con Jake- è solo quel verbo nella mia bocca sembra turbarlo, perché io non parlo così.
E mi piace il modo in cui mi guarda, eccitato e sconvolto da come mi sto comportando.
-Ma mentre stavo con lui mi sono fatta scopare anche da altri due ragazzi, molto più adulti. Mi hanno preso con forza, con violenza, non come Jake, non come potresti fare tu. Come se fossi una bambolina di porcellana. Perché non lo sono.
E ieri sera, mi sono fatta uno dei due giocatori con cui hai visto la foto. Quello moro,sul retro del locale e il bello sai qual è?-, mento , perché voglio che creda alle cazzate che dice la gente.
Sorrido, senza allegria.
- Non mi ricordo nemmeno il suo nome, però me lo sono fatto. E poi ero stanca e Will mi ha telefonato ed ho passato la notte con lui. Tutta la notte. Ed è stato bello. Meglio che con Jake senza ombra di dubbio.-
Mi avvicino ancora di più.
Sento il respiro morire nei miei polmoni, mentre gli occhi di Mark si fanno freddi.
- Non sono la fidanzatina d' America. Non sono la ragazza perfetta. Mi piace avere segreti, nascondo più cose io , che tu non hai idea . Mi faccio i ragazzi più grandi e mi faccio sbattere al muro da dietro.Perciò non sai un cazzo di me Mark. Come tutti gli altri, meno di loro. Non mi conosci affatto. -
Lui rimane immobile, io non ce la faccio più a guardarlo negli occhi e gli passò accanto, metto la mano sulla maniglia.
Mentre il suo mondo crolla con il mio.
Eppure voglio soffrire ancora di più. Voglio distruggermi ancora.
- E volevo fare sesso con te solo perché era proibito, perché sei il fratello di Jake, perché hai la fama da stronzo. Una botta e via, senza sentimento, perché dopotutto sei Mark Blackwood e hai la tua fama da playboy e volevo anch' io fare un giro su di te. Però non ne posso più dei tuoi sensi di colpa, me' di fare la santarellina solo per portarti a letto. Mi sono stufata, perciò ho cercato altrove dove divertirmi. E l' ho trovato. Con molte persone, diverse.-
Faccio un sorriso freddo.
Lui allontana la schiena dalla porta e mi lascia uscire, senza guardarmi .
E io non sto bene. Non sento felicità, ne' appagamento nell' aver detto quelle cose, solo un vuoto enorme e freddo come una lastra di ghiaccio, che mi opprime io petto.
I ragazzi fuori dalla porta mi passano accanto per entrare, ma io tiro diritto.
Vado in mezzo al corridoio e invece di andare a lezione di chimica, mi dirigo verso l' uscita.
Sento il sole sul viso , ma non mi riscalda.
E comincio a camminare, verso l' unico posto dove so che merito di andare.
Vuota e spenta, senza più la mia luce.
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Senza limiti
Подростковая литератураLui rimase immobile a guardarla, il suo petto si alzava velocemente sotto la maglietta bagnata, i suoi occhi la fissavano come due braci incandescenti. La bocca leggermente socchiusa, in cerca di ossigeno. Eppure era lei che non riusciva a respirare...