Jade apre la porta del bar e io mi metto accanto a lei, mentre sudo come se fossi in una strada a mezzogiorno del quindici di agosto.
La scena si presenta a rallentatore.
Jade alza la mano e sorride verso due ragazzi, che io noto a malapena.
Loro si alzano in piedi e gesticolano verso di noi.
Io la seguo verso il tavolo.
Gli occhi fissi su di loro, ma in realtà non li guardo davvero.
È più come se tenessi d' occhio ogni loro movimento .
Che non facciano gestì troppo veloci, incontrollati .
Sento solo un sibilo negli orecchi, mentre, allungano le mani verso di me e si presentano. E logicamente io penso solo a dire il mio nome senza ascoltare il loro, mentre ci presentiamo . Perché faccio sempre così?
Quando ci sediamo, tento di far pervenire alla mente qualche idea sul nome, guardo il ragazzo moro, occhi verdi, leggera barba di un paio di giorni sul viso e un sorriso accattivante. È un ragazzo carino, per chi piace il tipo sexy muscoloso, atletico e viso da modello.
Jordan , Jason forse?
Bo.
Il vuoto.
Poi il ragazzo accanto a lui, con i capelli ricci e castani e un bel viso, fa una battuta a cui Jade ride e che io non ho assolutamente seguito, ma dato che Jade sembra morire dalle risate, faccio anch' io una breve risatina.
Che attira l' attenzione di Jason/Jordan e lui mi lancia uno di quegli sguardi carichi di significato: sei carina, mi piacerebbe vedere come sei senza vestiti.
E io sbianco e abbasso la testa.
Mi guardo le dita e mi odio.
Cazzo, sono qui per vendicarmi di Mark, per fargli capire che non sono una ragazzina e mi comporto come tale, se non peggio.
È normale che un ragazzo di vent' anni mi trovi attraente e che possa volermi baciare o altro. Non vuol dire che è un maniaco, ne' che le sue intenzioni siano sadiche, ne' che mi bacerà o altro, solo che è un normalissimo ragazzo eterosessuale con delle normalissime e naturali pulsioni.
Faccio un bel respiro.
Questo ragionamento controllato e scientifico mi fa stare un po' meglio, perciò alzo la testa e cerco di seguire la conversazione e non essere più l' amica sfigata e timida della sexy Jade.
- E quindi siamo nella squadra di football del campus e prima eravamo alla Lincoln.Abbiamo giocato qualche partita contro il vostro liceo, ma non credo di avervi mai visto, altrimenti mi sarei ricordato di due belle ragazze come voi. E non vi avrei certo fatte scappare.-e il riccio, di cui non ho nemmeno la più pallida idea di come inizi il nome, sorride per la sua avance, secondo lui molto sottile.
E a me viene una strana smorfia.
Wow, che gran modo per far colpo.
Ma Jade sorride , come se fosse stato un gran complimentone.
La guardo.
Perché non sono come lei?
E poi vedo il suo sorriso di circostanza.
Finge.
Quella è la maschera che indossa : la ragazza sciocca e facile.
Probabilmente stasera farà sesso con questo tizio, ma solo perché così lei si sentirà più normale, più amata, meno sola.
Anche se non ci sarà amore in nessun loro gesto, anche se l' amore in fondo non c'entra niente.
Ma vederla così, anche lei in fondo non veramente se stessa, mi fa sentire meno strana.
Perché tutt'e e due siamo complicate, incasinate e un po' rotte dentro e cerchiamo di avere un po' d' amore.
Di sentirci più normali.
- Allora, che posti frequenti di solito?-, e vedo Jordan/Jason , che mi sorride, ponendomi la domanda.
Mmm.. okay di solito frequento casa di Jade, di Mark e Jake, la scuola e ultimamente la festa di Misha Every.
E chissà perché penso che nessuna di queste risposte sia da dire ad alta voce.
- Noi usciamo un po' in giro, pub, feste. L' ultima è stata quella di Misha Every.-,dice Jade arrotolandoli una ciocca rosa sul sito.
Ringrazio Jade mentalmente.
- Misha Every eh?- e sia il riccio che il J., sembrano colpiti.
Tutti sanno di Misha Every e delle sue feste.
Ok, allora forse la festa era l' unica cosa figa da dire.
- Dicono che sono "divertenti" le sue feste.-
E mentre il riccio lo dice, sorride in maniera maliziosa.
Guardano Jade e poi me.
Poi di nuovo Jade, che sembra essere l' unica con la facoltà di parlare delle due.
- Si, carine. Le solite cose.. alcool, musica e orge.- e alza una spalla.
Se potessi fare una foto alle facce di questi due adesso, sarebbe divertentissimo.
Perché il modo in cui lei lo dice è così naturale e tranquillo, che mi scappa una risata.
- Non ci credo che tu sia andata ad una sua festa.-, dice il riccio indicandomi e guardandomi come se fossi una piccola Hamish.
Sempre più simpatico.
Vedo Jade che apre la bocca per dire qualcosa e metterlo al suo posto, ma il ragazzo ha fatto l' unica cosa capace di surclassare il terrore che mi incutono gli estranei, soprattutto uomini: crede di potermi prendere in giro e controllare, crede che sia debole.
E questo mi fa scattare come una molla.
E gli faccio capire che non sa un bel niente di me.
E fingo.
Mi tolgo la giacca, mostrando l' aderente vestitino nero , che evidenzia le mie forme e mentre sistemo il cappotto sullo schienale del divanetto, gli occhi di entrambi i ragazzi sono su di me.
E io con studiata lentezza, mi sposto una ciocca di capelli dalla spalla, appoggio i gomiti sul tavolo, incrociando le mani sotto il mio mento e gli osservo.
- Si, conosco molto intimamente Misha Every.- e mentre lo dico faccio quel sorriso malizioso che ho visto spesso sul viso di Jade.
E vedo i due spalancare gli occhi.
Jade si morde il labbro e mi tira un calcio sulla caviglia.
Sta per scoppiare a ridere e io con lei, ma mi trattengo e continuo a fissarli.
Be' non ho mentito, conosco Misha meglio di centinaia di persone .
Conosco cose di lei che non direbbe nemmeno al suo psichiatra, perciò non ho detto una bugia, l' ho solo messa in un contesto ambiguo.
-Insomma, vi piacciono i ragazzi più grandi?-
Adesso il loro modo di guardarci , di flirtare è cambiato, è più lascivo, meno titubante.
- Dipende.-, dice Jade, giocando come un gatto con il topo.
- Da cosa?-, chiede J.
- Da quanta esperienza hanno.-
E io arrossisco.
Okay, questo sembra un appuntamento un po' troppo esplicito per me.
Forse è normale, io che ne so.
Anche se mi sembra che più che altro le loro intenzioni adesso, siano veramente basate solo sul : "portarci in bagno per vedere la loro collezione di farfalle tascabile".
Non era quello a cui pensavo.
Jade sbadiglia, poi tira fuori il suo cellulare e si mette in posa.
- Vi va una foto insieme?-
Chiaramente i due annuiscono e sorridono.
- Jakson puoi per favore avvicinarti di più a Emilia.-
Il J.,che ho scoperto si chiama Jakson, si sporge verso di me e guarda il telefono, poi mi mette una mano sulla spalla e mi abbraccia.
Io mi irrigidisco, ma tengo il mio sorriso finto e tirato sul volto.
- Ah, avete presente i Blackwood, quelli che vi hanno fatto il culo, lo scorso anno al campionato tra licei? Be', noi siamo le loro ex.-
Io spalanco gli occhi e mi volto verso Jade, che in quel momento viene presa in braccio e messa sulle ginocchia del riccio, che si struscia a lei come se dalla foto trasparisse il fatto che lui si sta facendo la ex di uno dei Blackwood.
Vedo J., che tenta lo stesso approccio, ma scuoto la testa e lui, per fortuna capisce e si limita a lasciarmi il braccio sulle spalle ed avvicinarsi di più.
Io guardo il telefono e sorrido.
Jade fa un po' di foto da varie prospettive.
- Questa mi piace di più.-, dice Jade armeggiando.
Mi allontano subito da J.
Il ragazzo prova a toccarla un po', ma lei si alza e si mette a sedere al suo posto.
Guarda il telefono, poi i ragazzi, in quel momento arriva la cameriera.
- Cosa prendete ragazzi?-
Jade mi guarda e poi arriccia le labbra.
Poi sento il mio telefono squillare nella tasca.
Lo afferro e vedo il nome di mia mamma.
Sento il cuore pompare nelle orecchie.
E il terrore mi colpisce.
Che sarà successo?
Perché mi chiama?
- Emilia, tesoro caro, mi ha lasciata. Se n'è andato. E io sto male. Non posso vivere senza di lui. Mi sento inutile. È tutta colpa mia. Non merito di vivere.-
La voce strozzata, sta piangendo.
Sbianco.
- Ehi che succede?-, chiede Jade preoccupata, mentre io afferro il mio cappotto.
- Arrivo subito. Non fare niente.Sto arrivando, ci sono io. Non ti preoccupare, mi prenderò cura io di te.-
E non capisco più niente.
Non mi da' risposte.
Lei attacca.
Io mi alzo in piedi.
Devo andare da lei.
È il mio unico pensiero.
Cosa vuole fare?
Non può spingersi a...
No, nemmeno lei, farebbe tanto...
Ma la paura mi assale.
Sono in piedi con il cappotto in mano, mentre la cameriera mi guarda.
Be' in realtà ho gli occhi di tutti addosso.
- Mi dispiace devo andare, io..-, guardo Jade.
Lei si alza in piedi.
- Andiamo.-
- No, se tu vuoi rimanere non ci sono problemi.-
Ma lei è già in piedi con il cappotto addosso.
- Ciao ragazzi, grazie per la bella serata.-, dice tutta zuccherosa.
- Tutto bene? Possiamo accompagnarvi? Siete appena arrivate.-
Io sono già alla porta.
Jade scuote la testa.
- Ci sentiamo.- e lancia un bacio volante.
Io mi dirigo verso la macchina, frugo nella borsa e con dita tremanti, a tentoni cerco le chiavi.
Erano lì, cazzo, dove sono ?
Jade mi si para davanti.
- Calmati.Che è successo?-
- Il nuovo ragazzo l'ha lasciata e lei l' ha presa malissimo. Non so cosa voglia fare. Ha bisogno di me.-, dico velocemente mentre praticamente sto correndo verso la mia auto. Seguita da Jade, che sta cercando di tenere il passo.
Jade senza toccarmi mi trasmette tutto con i suoi occhi.
L'amicizia, il sostegno, la comprensione per la mia situazione.
- Andrà tutto bene. Vuoi che venga con te?-
Scuoto la testa.
- Devo solo andare da lei.-
- Okay.-
- Scusa per la serata, ho rovinato tutto.-, le dico mentre infilo le Chievo nella portiera.
- Ma cosa credi di aver rovinato? Quei due erano due coglioni, ma li ho scelti solo perché sono Eric Lawon e Jakson Preston. Gli ex capitani della Lincoln, con cui Mark ha fatto a botte negli spogliatoi.-
E io non li avevo riconosciuti.
Quanto li ho odiati.
Due contro uno e hanno fatto un occhio nero a Mark, ma anche lui li ha ridotti parecchio male.
E allora capisco tutto il piano di Jade.
E la forzata intimità che voleva creare.
- La foto..-
- Certo. E domani qualcuno posterà quella foto in maniera anonima. Mark penserà siano stati loro.
Vendetta. Parte uno. Inoltre non ci avrei mai fatto niente, anche se adoro aizzare i ragazzi. Ma quelli Sono dei maiali. E io sono molto patriottica con la mia squadra di football, perciò non gliel' avrei mai data.Però era la miglior vendetta. E ho apprezzato molto la tua battuta su Misha Every.-
Io apro lo sportello della macchina e mi ci fiondo dentro.
- Grazie.-
Lei si mette due dita sulla tempia in un saluto militare.
La saluto con la mano e parto a tutto gas.
Direi che niente è andato come doveva.
Mamma..
Ti prego , ti prego, non fare cazzate.
Ti prego aspettami.
Provo a richiamarla.
So che non dovrei mentre guido, ma sto tremando dalla paura, per lei.
Metto il viva voce.
Perché cazzo, questo semaforo ci mette così tanto a scattare?
Niente, segreteria.
No, no , ti prego.
Sfreccio verso la zona residenziale.
Ti prego Signore, ti prego, fai che stia bene.
Ti prego.
Lo ripeto dentro di me così tanto, così forte.
Parcheggio velocemente nel vialetto di casa e scendo.
Non chiudo nemmeno la macchina.
Devo solo andare da lei.
Lei ha bisogno di me.
Prendo le chiavi di casa, mi cadono di mano e finiscono per terra.
- Cazzo, dai.-
Le afferro e poi finalmente apro la porta.
- Mamma, mamma.-
Comincio a urlare.
Poi vedo una luce in salotto.
- Mamma?Sono tornata. Sono qui. -
E appena entro in salotto mi fermo di scatto.
- Mamma..-, le parole mi muoiono in gola.
La vedo, in piedi accanto alla finestra, con un calice di vino in mano e un vestito nero che la fascia come una sirena.
Tacchi alti, trucco perfetto.
Si volta a malapena verso di me, per lanciarmi un' occhiata di disprezzo, poi beve un sorso e si gira verso la finestra e guarda fuori.
Mi si spezza il cuore.
- Finalmente. Sei stata abbastanza veloce. Ho scommesso con Micheal che ci avresti messo di più. Hai vinto amico.-
Guardo il ragazzo di mia mamma seduto sul divano, un ginocchio sulla gamba, mentre fuma e ride.
Lui che mi ha fatto del male, lui che adesso si prende gioco di me.
Passa dei soldi ad un uomo con dei rasta biondi, vestito tutto elegante.
Quest' ultimo si gira verso di me e mi sorride.
E io penso ad uno squalo.
- Vieni qui bambolina, che giochiamo un po'.-
E con la coda dell' occhio osservo la porta, poi mia mamma.
Devo uscire.
Ma che faccio?
La lascio con questi due?
L'ha voluto lei. Lei ti ha chiamata con l' inganno.
Lei adesso non ti guarda nemmeno.
Lei pensa che sia colpa tua di tutto.
E se fosse così?
Forse dovrei solo lasciare che mi facciano ciò che vogliano.
Ma appena vedo il ragazzo di mia mamma alzarsi, faccio un passo indietro.
- Ho detto a Micheal che sai soddisfare ogni desiderio e sei una brava gattina. Noi ci stavamo un po' annoiando e così tua mamma ti ha chiamato per farci un po' divertire. Vero Victoria?-
Lei non si volta nemmeno, mentre sibila:
- Se vi piacciono le puttanelle, cazzi vostri.-
E Micheal scoppia a ridere, forte, con la testa riversa all' indietro .
Poi si blocca e mi guarda.
E vedo il male.
Vedo tutto il male che vuole farmi e sento freddo.
Perciò mi giro e corro verso la porta, ma il ragazzo di mia mamma si alza e mi afferra per un braccio.
Sento la presa violenta e il dolore che mi provoca, ma mi dimeno.
Devo liberarmi.
Non succederà di nuovo.
Non mi toccherà più.
Gli tiro un calcio tra le gambe e appena mi volto verso la porta, vedo Micheal che sorride proprio lì davanti.
Con le braccia e gambe aperte e un ghigno sul viso.
E il mio ultimo pensiero è solo uno.
Non posso uscire, sono in trappola.
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Senza limiti
Подростковая литератураLui rimase immobile a guardarla, il suo petto si alzava velocemente sotto la maglietta bagnata, i suoi occhi la fissavano come due braci incandescenti. La bocca leggermente socchiusa, in cerca di ossigeno. Eppure era lei che non riusciva a respirare...