Capitolo 11: did you see me coming?

438 18 0
                                    

Parcheggio Radio Madrid - Ore 3,20

Tutto il discorso che avevo preparato, le centinaia di parole che avrei voluto dirle per scusarmi, finiscono in fumo in un secondo, completamente dissolte dalla bellezza di quel sorriso.

E' davanti a me, con gli occhi che scintillano: avrei intuito in ogni caso che stesse sorridendo, perché quando lo fa, si illumina come un faro nella notte, come un sole che risplende dopo una notte oscura.

"Cassandra, io..." inizio e solo in quel momento mi rendo conto di balbettare.

Lei mi mette una mano davanti alla bocca, ho l'istinto di baciarle le dita, ma mi trattengo: "E' tutto ok" mi dice semplicemente.

"No, davvero, mi dispiace..." le dico passandomi una mano tra i capelli.

"Iker, gli imprevisti esistono e le macchine si guastano" replica tranquillamente.

Alzo gli occhi di scatto e la guardo: "Come fai a saperlo?" domando perplesso.

"Ho le mie fonti" risponde con il volto furbetto.

Giuro che non capisco cosa stia succedendo, ma non mi importa più di tanto: lei sa, ha capito e non è arrabbiata con me, questo vale più di tutto.

"Senti, visto che Juan se ne è andato ed io sono venuta con lui, perché non ho più un mezzo, ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa?" mi domanda.

"Certo" rispondo sorridendo a mia volta.

"Era il minimo che potessi fare dopo avermi dato buca" ribatte diventando improvvisamente acida e facendomi la linguaccia.

Ok, me lo merito.

Le apro la portiera e la faccio accomodare in macchina: "Oh, che cavaliere" mi dice, cercando di combattere con una battuta l'imbarazzo che, però, si manifesta lo stesso con un rossore intenso sulle guance.

Sorrido, mentre faccio il giro per andare al posto di guida: con lei le sorprese non finiscono mai!

*****

Credo di averlo sconvolto, la sua faccia è tutta un programma: continua a guardarmi e a sorridere, come se da un momento all'altro si aspettasse che scleri o che svanisca nel nulla come un fantasma.

Devo ammettere di essere sorpresa io stessa per prima, perché non è da me comportarmi con tanta calma: ricordo ancora quando spaccai lo specchietto della macchina del mio ex con la mazza da baseball di mia sorella.. Sì, insomma, ogni tanto sono un po' squilibrata... ok, leviamo pure ogni tanto...

"A che pensi?" mi domanda con gli occhi attenti.

"Ad alcune reazioni inconsulte che ho avuto in passato per cose analoghe.." rispondo con sincerità.

"Beh, allora sono stato fortunato" ribatte ridendo.

"Decisamente, ma se vuoi posso sempre spaccarti i finestrini a colpi di borsetta. Sai, è più pesante di una mazza ferrata!" rido e ride anche lui.

"Ah che nottata!" afferma con tono incredulo "Ne sono successe di tutti i colori".

"Dai, raccontami".

I restanti 10 minuti sono scanditi dal racconto dettagliato della serata e davanti alla storia dei gigolò non ho potuto fare a meno di scoppiargli a ridere in faccia: "Due gigolò... tu e Sergio.." gli dico tenendomi la pancia per le troppe risate.

"Tu ridi, ma è stato terribile! Quel tizio non voleva sentire ragioni, è stata dura convincerlo che non abbiamo una doppia vita...".

Io non riesco a rispondergli, perché rischio di soffocare per le troppe risate "Ehi smettila" mi dice dandomi un pugno leggero sul braccio, salvo poi scoppiare a ridere due secondi dopo.

Will you be there? || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora