Capitolo 28: I Believe In A Thing Called Love

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Madrid - Domenica 03 gennaio - Ore 22,00 - Casa Mancini

La mia camera è un vero disastro, sembra che mi abbiano appena rapinato: vestiti sparsi ovunque, 3 valigie enormi aperte in un angolo ed io seduta sul letto a guardare la partita del Real.

Sorrido istintivamente davanti al viso serio di Iker, così concentrato, con la fronte leggermente aggrottata, con la barba incolta che gli da' l'aria vissuta e che tanto ho criticato fino a due giorni fa...

"Che ne pensi di tagliare questa barba?" domando sentendo pungere una spalla.

"Perché, cos'ha che non va?" borbotta Iker stringendomi di più a sé da dietro.

"Niente, ma sbarbato stai meglio, sembri più giovane e si vede bene il tuo bel faccino" rispondo girandomi per dargli un bacio sul naso.

"A me piace! Qualche altra motivazione?" domanda con un tono altezzoso.

"Direi che punge e mi irrita la pelle" rispondo fingendomi stizzita.

"Oh, allora cerchiamo di rimediare" ribatte prontamente, dandomi tanti piccoli baci sulla spalla arrossata e provocando l'ormai consueta reazione, ossia i brividi.

"Che hai da ridere?" brontolo sentendolo ridacchiare.

"Mi fanno impazzire i tuoi brividi" mi sussurra all'orecchio, moltiplicando l'effetto.

All'istante, mollo le pentole con cui stavo trafficando e mi giro verso di lui, baciandolo con trasporto: "Ho capito, stasera niente cena!" rido tra un bacio e l'altro.

Riemergo dai miei ricordi, grazie alle urla del telecronista che elogia Iker per una grandissima parata; mi ritrovo ad applaudire e a dover constatare, per l'ennesima volta, che il mio amore è veramente un grande!

Pamplona - Stadio Reyno de Navarra - Stessa ora...

Mi rialzo dopo una parata che ha richiesto tutta la mia prontezza di riflessi e prestanza fisica: i miei compagni si avvicinano e si complimentano con me dandomi pacche sulle spalle.

Sorrido e mi sento orgoglioso, perché so che lei mi sta guardando; mi ha mandato un sms nell'intervallo, dicendo che la maglia nera mi dona più di quella arancione, ma che il contenuto, in ogni caso, resta sempre fantastico.

Accarezzo con un dito il braccialetto sottile che mi ha regalato ieri pomeriggio, prima di partire per Pamplona..

"Scappo, devo essere all'hotel tra 20 minuti" dico chiudendo la cerniera del borsone.

"Aspetta, voglio darti una cosa" risponde schizzando in piedi.

La guardo, mentre armeggia con qualcosa che porta al polso e sorrido, vedendo come è concentrata e quanto riesca ad essere incredibilmente bella anche struccata e con una semplice tuta da ginnastica.

"Dammi il polso" dice avvicinandosi.

"Niente gesti estremi" scherzo allungando il braccio.

Lei sorride e scuote la testa: "Sei un cretino" mi dice e poi aggiunge "Ma sei il mio cretino!"

Sento una leggera striscia di stoffa che circonda il polso e vedo che fa tre nodi per stringerlo: "Perché proprio tre?" le domando.

"Perché il tre è un numero magico!" sorride "Ecco, questo è un portafortuna, tienilo con te".

Guardo il braccialetto colorato e poi guardo i suoi occhi verdi, spalancati come quelli di una bambina in attesa di sapere se il regalo che ha fatto è piaciuto: la mia reazione non tarda ad arrivare e la prendo tra le braccia, baciandola con tutta la passione di cui sono capace.

Will you be there? || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora