Capitolo 34: Get Cape. Wear Cape. Fly

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Regione di Cusco - Perù - L'alba

Sono in mezzo ad una rigogliosa foresta, vicino ad un lago.

C'è quiete intorno a me, non sento altro rumore che non sia quello delle fronde degli alberi: mi guardo intorno, cercando di capire dove sono, ma non riesco a riconoscere nulla di familiare.

All'improvviso sento dei passi dietro di me, mi giro e mi trovo davanti il viso della sciamana che mi guarda sorridendo.

"Oh sciamana, mi sono persa" le dico disperata.

"Spesso bisogna perdersi per trovare il proprio cammino" risponde serena.

"Ma io non so come fare a ritrovare la strada" ribatto, mentre le lacrime iniziano a rigarmi il volto.

"E' davanti a te, Haurahi, è davanti ai tuoi occhi".

"E allora perché non riesco a vederla?" sospiro.

"Ascolta Cassandra", dice poggiandomi una mano sulla guancia, "presto sarà giorno e molte luci ed ombre si mescoleranno. Ma non temere. Sei forte e coraggiosa. Spalanca le ali, sii come gli uccelli che volano liberi e senza paura. E ricorda, niente può opporsi al destino".

Sento il vento alzarsi intorno a me e la figura della sciamana lentamente inizia a scomparire:

"Io non capisco" le dico spaventata.

"Ci sarà un momento in cui la notte avrà il sopravvento e allora dovrai avere il cuore saldo. Per te il sole sorgerà due volte, perché in quel momento capirai. Non avere paura, Haurahi. Vola..."

Vola... Vola...

Mi sveglio, sentendo quelle parole risuonare nella mia mente come un eco: il vento fresco delle Ande entra dalla finestra e mi fa rendere conto di aver sognato.

Mi alzo e guardo fuori: il sole sta sorgendo ed una strana sensazione si fa strada in me.

Non credo sia una casualità aver sognato la sciamana, sicuramente voleva dirmi qualcosa di importante.

Un brivido mi scuote da capo a piedi: qualcosa succederà...

Dintorni di Lima - Ore 11,00

Sono arrivato in Perù ormai da quasi una settimana e non mi sono fermato un attimo.

E' un Paese talmente pieno di storia e di tradizioni e, purtroppo, anche di bambini poveri, a cui manca tutto, compresa l'acqua.

Giro per l'ennesimo villaggio, rendendomi conto di quanto sono fortunato e di quanta fortuna avrà mio figlio, se mai ne avrò uno; penso ad Ana e sorrido, magari quando torno ne parliamo e ci mettiamo all'opera.

Un bambino si avvicina e mi tira per la maglietta, facendomi capire che vorrebbe essere preso in braccio: lo sollevo e lo guardo sorridere. I suoi occhi mi colpiscono: sono incredibilmente verdi per essere un Inca ed il paragone con lei diventa inevitabile. Perché quando penso di aver chiuso, appare subito qualcosa che mi riporta indietro con i pensieri? Non importa comunque, posso passarci sopra, adesso c'è Ana e io la amo, quindi niente può cambiare.

Sorrido anch'io al bambino e lo stringo a me con delicatezza: "Ti aiuterò piccolo, farò in modo che tu possa avere un futuro" sussurro.

"Iker, dobbiamo andare" sento dire da uno dei ragazzi dell'associazione "Ci aspettano parecchie ore di macchina".

"Arrivo" rispondo dando un bacio al piccolo e riposandolo a terra "Allora, dove si va stavolta?".

"Hai presente Machu Picchu?" mi chiede.

Annuisco: "Ci sono stato 3 anni fa".

"Bene, andiamo proprio lì sotto, in uno dei villaggi più antichi del Perù. Lì, c'è una delle più antiche comunità Inca ancora esistenti ed una moltitudine di bambini a cui mancano parecchie cose: grazie ai fondi abbiamo costruito dei centri che li stanno aiutando. Vedrai che lavoro fantastico!" mi spiega entusiasta.

Will you be there? || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora