Capitolo 25: can't stop this thing we started

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30 dicembre - Aeroporto "Barajas" - Ore 23,00

Rieccomi a casa.

Credo sia giusto definire Madrid la mia casa, visto quello che ho costruito qui.

Sono stati giorni frenetici in Italia, una vera task force assieme a parenti ed amici: avrei voluto fare più cose, ma una settimana è veramente poco e passa subito.

Gli ultimi due giorni, in particolare, sono stati veramente pesanti, specialmente dopo quella telefonata: non avrei voluto rientrare così presto in Spagna, anche se la voglia di riabbracciare Iker è forte.

Il maltempo, in un certo senso, mi ha dato una mano: ho dovuto rimandare il volo due volte a causa della neve che ha bloccato mezza Europa e ora mi ritrovo ad aspettare i bagagli che, come al solito, arrivano in ritardo, senza contare che di Bea non c'è traccia.

Quasi quasi le propongo di lavorare per qualche compagnia aerea, tanto, come loro, è in perenne ritardo!

D'altro canto, Iker ha detto di non potermi venire a prendere, perché doveva aiutare Sergio a sistemare un casino che aveva combinato: quel ragazzo è una vera calamità, chissà in che razza di casino si è cacciato!

Spero almeno che non abbia dato fuoco alla casa o ci salta la festa di Capodanno: eh sì, quest'anno si festeggia il 2010 a casa Ramos; mi ha telefonato due giorni fa e mi ha invitato: ero titubante, non volevo lasciare Bea e gli altri da soli, ma poi mi ha detto che non c'era alcun problema e che potevo portarli; ovviamente quando gliel'ho detto erano tutti entusiasti, specialmente Juan che prevedeva di poter approfittare della sbronza collettiva per tastare il fondoschiena di qualche aitante calciatore. Ridacchio al pensiero...

Per fortuna, qualcuno lassù ha ascoltato le mie preghiere e i bagagli spuntano miracolosamente sul nastro trasportatore: li prendo ed inizio ad avviarmi piano verso l'uscita, quando sento squillare il cellulare. Impreco e dopo aver litigato con la cerniera della borsa, riesco a prenderlo e a rispondere:

"Pronto?"

"Nervosa?" sghignazza la voce di Iker dall'altro lato del telefono.

"Abbastanza, non hai idea di come sono conciata, carica di bagagli come un animale da soma" borbotto.

"Eh lo vedo, ma dovresti spostarti più a sinistra, c'è meno confusione e puoi appoggiare un secondo i bagagli per parlare" mi risponde tranquillo.

"Ah, è vero, hai ragione. Adesso vado" e così dicendo mi avvio per poi bloccarmi all'improvviso, iniziando a ragionare sulle sue parole "Scusa un attimo, hai detto che lo vedi??".

Lo sento ridere: "Sì, ho detto che lo vedo, anzi, TI vedo".

"Come? Dove?" domando guardandomi confusamente intorno.

"Proprio a sinistra, c'è un bel cartellone pubblicitario ed io sono semi-nascosto lì dietro" ride.

Mi volto nella direzione che mi ha indicato e vedo il suo faccino sorridente sbucare: a quel punto il mio cuore fa un balzo talmente violento che per un momento temo che possa schizzarmi fuori dal petto. Gli corro incontro, mollo i bagagli a terra e mi fiondo tra le sue braccia.

"Ehi, devi stare via più a lungo se questi sono i risultati" scherza.

"Che ci fai qui?"

"Sorpresa" mi risponde tenendomi stretta.

Sento una fitta alla bocca dello stomaco e stavolta non è gioia.. in risposta lo stringo più forte.

"Che c'è tesoro?" mi dice accarezzandomi i capelli.

"Mi sei mancato" rispondo ancora stretta a lui.

"Anche tu mi sei mancata piccola, moltissimo" mi sussurra.

Will you be there? || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora