Capitolo 29: I'll see you in my dreams

293 13 0
                                    

Università di Madrid - Ore 11,00

"Con questo direi che è tutto. Ci vediamo all'aeroporto domani mattina alle 10 in punto, mi raccomando!".

Mi alzo, prendendo tutti i documenti che Hitler ha preparato e mi avvio verso l'uscita..

"Signorina Mancini, aspetti. Vorrei scambiare due parole con lei in privato" mi ferma il professore.

Sospiro, proprio non mi va di sorbirmi una predica, non oggi, sono troppo provata dalla situazione; controvoglia, giro sui tacchi e torno verso la sua scrivania: "Mi dica, professore".

"Si sieda, per favore" mi invita indicando la sedia davanti a sé.

Mi accomodo, iniziando a dare segni visibili di nervosismo..

"Signorina Mancini, vorrei che si rendesse conto che questa è un'occasione unica ed un compito di grande responsabilità. Ha idea di quante persone del corso vorrebbero essere al posto suo?" mi fa presente con la sua consueta schiettezza (ed acidità mi permetto di aggiungere).

"Sì, lo so benissimo" rispondo nervosa.

"Bene, allora vuole spiegarmi cosa sta succedendo? Perché non è neanche lontanamente entusiasta come al principio! Qualcosa la preoccupa?"

"No, è solo un po' di tensione prima della partenza, tutto qui" mento spudoratamente.

"Bene, quindi deduco che questo non c'entri nulla" dice tirando fuori un giornale da un cassetto e mostrandomi la foto che immortala me ed Iker sulla vespa, mentre ci scambiamo un bacio.

Ed inevitabilmente la mia mente torna a poche ore prima...

Casa Casillas - Ore 8,00

"Non dirmi che hai finito i biscotti" domando, mentre in punta di piedi, coperta solo dalla camicia di Iker, cerco invano il pacco dentro lo sportello.

Da parte sua nessuna risposta...

Mi giro e lo vedo immobile a fissare il latte che bolle sul fornello: mi avvicino e spengo il fuoco, prima che trasbordi da tutte le parti.

"Ehi, ti sei incantato?" lo prendo in giro "Ti ho appena chiesto se hai finito i biscotti" gli sorrido passandogli una mano tra i capelli.

Lui mi guarda per un attimo, poi si sposta e va ad aprire un altro sportello: "No, gli ho solo cambiato posto" dice prendendo il pacco che noto subito essere quello dei miei biscotti preferiti "E ho preso anche questi" conclude affiancandogli i cornetti che tanto adoro.

"Hai preso tutte le cose che piacciono a me" mi si scioglie il cuore e lo abbraccio, trovando però una strana freddezza da parte sua.

"Dai, mangiamo che si fa tardi e dobbiamo andare" si stacca.

Ci rimango male e mi siedo iniziando a mangiare senza dire una parola, limitandomi ad osservare i suoi movimenti e le sue espressioni, finchè l'ira ha il sopravvento sulle mie buone intenzioni:

"Ma si può sapere che succede? Prima sei tutto zucchero e miele e poi innalzi un muro invalicabile! Questa è la nostra ultima colazione insieme e tu non apri bocca, ti sembra giusto?" sbotto.

"Oh insomma, basta con questa storia! L'ultima colazione, l'ultima notte, l'ultimo bacio.. ti ricordo che è per colpa tua se tutto questo è per l'ultima volta. E poi parlare in questi termini mi sembra una cosa ridicola, stai solo andando dall'altra parte del mondo, non stai morendo!" esplode.

Io lo guardo inorridita e stento a credere che la persona che ho davanti sia l'uomo che fino ad un'ora prima, mi teneva tra le braccia, sussurrandomi parole d'amore con tutta la tenerezza del mondo. Mi alzo, spingendo indietro la sedia in modo tanto violento da farla cadere e mi avvio verso la camera da letto per rivestirmi.

Will you be there? || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora