Seth sistemò gli ultimi documenti sulla scrivania di Nikolas e tornò nel suo ufficio, facendo un sospiro pesante.
Non era riuscito a dire una sola parola a Duke, quando questi si era imposto su di lui, pretendendo di diventare il suo signore e padrone. Era semplicemente rimasto a fissarlo in silenzio, troppo scioccato per poter pronunciare una sola sillaba.
Duke gli aveva rivolto un ultimo sorriso vittorioso ed era uscito dal bagno, lasciandolo solo.
Per sua grande fortuna, Seth non lo aveva più incontrato e la mattinata era passata velocemente, anche se aveva i nervi a fior di pelle, impaurito dall'idea di vederselo spuntare davanti come un fungo velenoso.
Oramai era l'ora di pranzo ma Seth non aveva nessuna voglia di mangiare, il suo stomaco si era stretto in una morsa d'acciaio.
«Seth?»
La voce di Roger lo fece sobbalzare dallo spavento, tanto che il suo capo non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
«Scusa, ti ho spaventato?»
«No, capo. Ha bisogno di qualcosa?» fece Seth, cercando di ricomporsi.
«Vuoi venire a pranzo con me?»
Non era la prima volta che Roger lo invitava, anzi, era capitato spesso che Seth mangiasse in sua compagnia.
Roger era un brav'uomo di quarantasette anni, simpatico e socievole. Ma affermava spesso che, pranzare con gli altri colleghi, lo metteva a disagio, dato che parlavano continuamente di facebook, twitter, pinterest e vattelapesca. Lui non sapeva nemmeno che cosa fossero i social network e non ne faceva uso, proprio come Seth. Quindi, durante il pasto, parlavano spesso di musica classica e di vecchi film, trovandosi a condividere piaceri comuni.
Ma quel giorno Seth preferiva rimanere da solo.
«Grazie, capo, ma ho già mangiato qualcosa e ho del lavoro da terminare» mentì, cercando di essere credibile.
«D'accordo, allora sarà per la prossima volta.»
«Certo.»
Non appena se ne fu andato, Seth si afflosciò sulla sedia, rilasciando l'ennesimo sospiro della giornata.
Si sentiva stanco. Improvvisamente la sua vita non era più tranquilla e monotona come era sempre stata. Era diventata un casino!
«Ehi, verginello!»
Seth si tese come una corda di violino nel sentire quella voce richiamarlo e ogni pelo presente sul suo corpo si drizzò, come la pelliccia di un gatto quando questi viene spaventato di colpo.
Duke Cox era appoggiato allo stipite della porta del suo ufficio.
Per fortuna erano già usciti tutti e nessuno poteva aver sentito il modo in cui lo aveva salutato.
«Non vai a pranzare?» gli chiese.
«Non ho fame» rispose Seth, afferrando saldamente i braccioli della sedia dal nervosismo.
Duke lo fissò per un tempo che gli parve infinito, finché non si staccò dalla porta e fece qualche passo avanti.
«Che ruolo ricopri nella compagnia?»
Seth rimase spiazzato da quella domanda e si ritrovò a sbattere le palpebre varie volte nel tentativo di capire se l'avesse udita davvero o se l'avesse solamente sognata.
«Allora?» lo esortò Duke.
«Ah... Io sono un segretario generale. Mi occupo delle telefonate, di smistare la posta, fotocopiare documenti e organizzare l'archivio.»
«Bene» affermò Duke, con un sorriso compiaciuto. «Ora ho un appuntamento con un cliente» continuò, avvicinandosi pericolosamente a Seth. Poggiò una mano sulla sua scrivania e lo fissò come se volesse mangiarselo vivo. «Ma domani sarai mio.»
Seth non riuscì a reprimere il brivido di piacere che gli percorse la schiena alle parole di Duke. Quell'uomo gli faceva un effetto strano, troppo strano, un effetto che Seth non riusciva a spiegarsi.
«Ciao, ciao, verginello.»
***
Seth entrò in casa e richiuse la porta a chiave. In mano aveva un sacchetto con del cibo pronto ed ebbe giusto il tempo di poggiarlo sul ripiano della cucina, quando il cellulare si mise a suonare.
«Pronto?» fece, rispondendo alla chiamata.
«Ciao, tesoro!»
«Ciao, mamma» la salutò lui, sentendosi improvvisamente meglio.
«Come stai? Sono giorni che non mi chiami!» lo sgridò, ma con dolcezza.
Seth ridacchiò. «Mamma, ti ho chiamato l'altro ieri.»
«Lo so, lo so. Allora, che cosa mi racconti? È successo qualcosa di bello?»
Nella mente di Seth passarono in rassegna gli eventi degli ultimi due giorni e si sforzò di continuare a parlare con un tono di voce normale, anziché preoccupato e ansioso.
«Bene, è sempre tutto uguale.»
«Oh, tesoro, ma quand'è che ti trovi una ragazza?» La madre di Seth non demordeva mai, lo spronava continuamente a cercare una compagna e a mettere su famiglia. «Vorrei diventare nonna, santo cielo!»
«Mamma! Ti prego!»
Si ritrovarono a ridere insieme, con una complicità che Seth aveva sempre avuto solo con lei.
«Almeno esci ogni tanto? Hai degli amici? Non dirmi che ti chiudi in casa a guadare i tuoi film dell'orrore!»
Non erano propriamente film dell'orrore quelli che Seth vedeva e collezionava, ma di certo non poteva confessare alla madre che guardava film porno! Gay, per di più!
Seth non pensava che la madre fosse omofoba, tutt'altro, ma il suo sogno di diventare nonna si sarebbe infranto, per non parlare dei suoi problemi di cuore! Seth temeva che una rivelazione simile avrebbe potuto procurarle un attacco cardiaco.
«Sì, mamma. Esco e ho degli amici, stai tranquilla.»
La donna sospirò. «Speriamo. Ah, ti ho chiamato per ricordarti che la prossima settimana è il compleanno della zia Beth. Vieni alla sua festa, vero?»
«Già, è vero!» ribatté Seth.
«Te lo sei dimenticato!»
«No, no! Tranquilla» mentì Seth che, al contrario, se ne era completamente scordato. «Certo che vengo.»
«Bravo, ne sarà molto felice.»
Seth si appuntò mentalmente di chiedere un permesso per poter andare al compleanno della sua zia preferita, sicuro che Roger non glielo avrebbe negato.
Passarono dieci minuti buoni a chiacchierare del più e del meno. Katy, la mamma di Seth, viveva al limitare della città, proprio sul confine ovest, in una piccola casetta circondata da un pezzetto di prato, che accudiva personalmente.
Per colpa di un pirata della strada era rimasta vedova quando era incinta e, benché Seth fosse cresciuto senza un padre, non ne aveva particolarmente sofferto. Sua madre l'aveva sempre ricoperto di amore e attenzioni e non gli aveva mai fatto mancare nulla.
Terminata la chiamata, Seth posò il cellulare e decise di mangiare qualcosa. Riscaldò la porzione di pasta al forno comprata in rosticceria e, una volta pronta, si concesse il lusso di mangiarla sul divano, davanti alla televisione accesa.
Seguì il telegiornale con scarso interesse e, terminato il pasto, decise di farsi una doccia veloce, per poi andarsene a letto.
Una volta pulito e profumato si infilò sotto le coperte, tirandosele su fino al naso, chiudendo gli occhi per agevolare il sonno. Ma il cervello di Seth era in fermento. Continuava a pensare a Duke e a quello che gli aveva detto, sia in bagno che nel suo ufficio.
Che cosa ne sarebbe stato di lui adesso? Che cosa avrebbe preteso Duke? E perché Seth, oltre alla preoccupazione e all'angoscia, sentiva uno strano brivido di piacere e desiderio nel pensare a lui?
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Un Eccitante Equivoco
RomanceSeth è un ragazzo buono, timido e solitario. Ha un lavoro semplice e una vita che potrebbe definirsi monotona. L'unica pecca di Seth è la sua ossessione per Kevin Harrison, uno dei più famosi porno star gay del mondo. Seth possiede tutti i suoi dvd...