Capitolo 23

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Clay non si era mai divertito tanto. Avevano trascorso quasi due ore sul ghiaccio e il fotografo aveva iniziato a imparare come muoversi, tanto che poco prima di uscire dalla pista, Clay riuscì a fare un giro completamente da solo.

Dopo aver ripreso la moto, Gil lo aveva portato in un localino tranquillo e avevano cenato insieme, iniziando a conoscersi.

Clay gli raccontò di come da giovane si era buttato sullo studio e si era impegnato per diventare qualcuno nel campo dell'arte, benché il padre gli avesse sempre detto che era un lavoro da perdenti.

Gil disse poco della propria famiglia, ma il fotografo scoprì che quel ragazzo dai capelli blu era un contabile in cerca di un impiego.

«Sul serio?» ribatté Clay, incredulo.

«Perché? Non ho l'aria da contabile?» fece Gil, indicando tutto sé stesso.

Clay sorrise. «Direi proprio di no... Con quei capelli azzurri non l'avrei mai detto.»

«Non ti piacciono?» domandò il giovane, toccandoseli.

«Sono bellissimi» ammise, senza guardarlo direttamente negli occhi.

«Sono un contabile eccentrico» disse Gil gesticolando, facendolo ridere.

«Direi di sì.»

Per rilassarsi fecero una passeggiata. La mano del giovane non aveva mai lasciato la sua e Clay cominciava a sentire dentro di sé qualcosa scaldarsi e sciogliersi.

Arrivato il momento di tornare a casa, Clay divenne nervoso. Salì sulla moto, mettendosi dietro Gil e stringendolo forte mentre il ragazzo guidava, seguendo le indicazioni per arrivare a casa sua.

Ma una volta a destinazione, Clay non sapeva cosa fare, era divorato dalla preoccupazione.

Se avesse invitato Gil a entrare, sarebbero sicuramente finiti per rotolarsi nelle coperte, ma Clay aveva troppa paura di mostrare il proprio corpo esile.

Se invece non lo avesse invitato, Clay temeva che Gil sarebbe sparito.

Quando la moto si fermò, il fotografo smontò dalla sella e si tolse il casco, imitato da Gil.

Un silenzio imbarazzante aleggiò nell'aria mentre Clay cercava di prendere una decisione, quando il giovane prese la parola.

«Prima di lasciarti andare a dormire, posso baciarti?»

«Sì.»

Gil posò i caschi e gli si avvicinò. Con una mano gli avvolse la vita e con l'altra gli accarezzò il viso e mentre le braccia di Clay circondavano con timidezza il collo del giovane, le loro bocche si unirono in una sola.

Il bacio fu lento, delicato e timido, finché la mano di Gil non scivolò sul culo di Clay, afferrandolo saldamente. Il fotografo si fece scappare un gemito di piacere, che venne immediatamente bevuto con avidità dal giovane, lasciandolo senza fiato.

Quando si scostarono, erano entrambi ansimanti e Gil poggiò la fronte su quella di Clay.

«Posso considerarti il mio ragazzo?» chiese il giovane in un sussurro.

Clay si lecco le labbra, ancora perso nel sapore del giovane.

«Non dobbiamo per forza etichettare quello che succede tra noi» rispose, cercando di mantenere un minimo le distanze.

«Invece sì» ribatté Gil, prendendogli il mento tra le dita, guardandolo dritto negli occhi con serietà. «Non voglio solo divertirmi, tu mi piaci. Quindi preferisco che le cose siano chiare da subito.»

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