Capitolo 14

17K 769 282
                                    

«Ottimo, ti stavo giusto cercando. Io sono Kevin Harrison, molto piacere.»

Seth rimase pietrificato, con la bocca spalancata e lo sguardo perso nel vuoto.

«C-credo d-di non aver capito b-bene il suo nome» balbettò miseramente come un'idiota.

Una calda risata lo accarezzò da capo a piedi. «Faccio sempre questo effetto ai miei fan. Comunque, sono Kevin Harrison.»

«C-come fai a sapere che sono un tuo f-fan? E il mio numero? Dove l'hai preso? S-stavi cercando me?»

Seth era una mitragliatrice, parlava a raffica, sentendosi sull'orlo di un attacco di panico.

«Seth, respira» gli ordinò Kevin, aspettando che Seth ubbidisse. «Bravo. Ho avuto il tuo nome e numero da Clay King. Mi ha detto che hai occhio per le foto e che lavori per un'ottima agenzia pubblicitaria.»

«S-sì» confermò Seth, cercando ancora di realizzare il concetto che stesse davvero palando con Kevin Harrison.

«Io sto portando avanti un progetto indipendente a sfondo benefico e sto cercando qualcuno che mi aiuti con la campagna pubblicitaria. Clay mi ha consigliato di rivolgermi a te.»

«I-io... ne sono lusingato...»

«Fantastico! Posso venire in ufficio da te, domani? Così ci incontriamo e possiamo discuterne a voce.»

Seth era paralizzato, non sapeva cosa dire o cosa fare, ma non poteva rifiutare un cliente. Se Roger lo avesse saputo, avrebbe potuto licenziarlo.

«S-sì» si costrinse a dire, prendendo l'agenda con mani tremanti. «A-avrebbe tempo domani mattina alle nove?»

«Seth, dammi del tu, ti prego.»

Seth dovette deglutire, sentendosi troppo emozionato e completamente in crisi esistenziale.

«Hai tempo domani mattina alle nove?» ripeté, dandogli del tu.

«Per me va benissimo. Mi lasci l'indirizzo?»

Seth era così confuso che non riuscì a ricordare l'indirizzo del suo ufficio e dovette leggerlo su uno dei bigliettini da visita che teneva sulla scrivania.

«Perfetto» fece Kevin. «Non vedo l'ora di vederti, Seth. A domani.»

«A-a domani...»

Seth rimase con la cornetta attaccata all'orecchio, sentendo solo il suono della linea occupata, ancora scosso da quello che era appena successo.

Al solo pensiero di doverlo dire a Duke, Seth si sentì un uomo morto.

Aspettò un po' prima di andare dal suo compagno, giusto un'ora di tempo nella quale tentò di calmarsi e di trovare le parole giuste per dargli la notizia, ma con scarso successo.

«Duke?» fece Seth, entrando nel suo ufficio.

«Dimmi.»

«Ah... Ehm... Uhm...» mugugnò, cercando di trovare un modo per dirglielo.

«Qualcosa non va?»

«Domani mattina alle nove abbiamo... un appuntamento con... un nuovo cliente» disse infine.

«Ok. Stai bene?»

«Sì! Sì...»

«Sei ancora in pensiero per tua madre?»

«Già...» mentì Seth, sentendosi uno stronzo.

«Vedrai che andrà tutto bene.»

Seth pregò il cielo che quelle parole fossero vere.

Un Eccitante EquivocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora