Capitolo 11

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La settimana trascorse veloce. Seth era impegnatissimo, aiutava Duke a portare avanti il progetto per la Klyss e, di tanto in tanto, facevano una pausa per stare insieme.

Seth iniziò anche a pensare che a Duke piacesse il rischio di essere colto in flagrante, perché lo aveva scopato sulla scrivania e nell'archivio almeno un paio di volte.

Ma le cose andavano bene e anche se non era necessario che tutto il mondo sapesse che loro stavano insieme, dato che in ufficio erano discreti, a Seth bastava sapere che Duke era suo.

Verso il fine settimana capitò il finimondo, proprio il giorno prima che Seth aveva il suo permesso per andare al compleanno della zia. Il modello scelto per la campagna si era ammalato e non aveva potuto prendere l'aereo per venire in città. Così erano stati costretti a sostituirlo con un altro e a riorganizzare tutto per far conciliare gli orari in modo che fossero tutti disponibili, facendo slittare il servizio fotografico alla settimana successiva.

Seth aveva sentito Clay King bestemmiare come uno scaricatore di porto al telefono con Duke. Non era arrabbiato con lui, solo odiava dover modificare tutto quello che aveva già preparato. Anche la differenza di altezza tra i due modelli, era significativa per lui. Era un'artista, uno dei migliori in circolazione e, come tale, voleva che tutto fosse perfetto.

Seth si era offerto di rinunciare al suo giorno libero e rimanere a lavoro, ma Duke gli aveva detto che non lo avrebbe mai accettato. Gli sarebbe bastato che Seth fosse reperibile per telefono, nel caso avesse avuto bisogno di chiedergli qualcosa.

Così, Seth aveva preso un taxi e si era fatto portare sino a casa di sua madre. Tenendo il sacchetto con il regalo per la zia in mano, Seth si avviò sovrappensiero verso l'ingresso.

Sua madre aprì la porta prima che potesse anche solo bussare e lo guardò con un enorme sorriso.

«Cucciolo!» lo salutò, abbracciandolo.

«Mamma, non chiamarmi così, ormai sono grande.» sbuffò lui, stringendola.

Lei si scostò. «Che ci posso fare. Tutte le volte che ti guardo, rivedo ancora quel tenerissimo cucciolo che eri da piccolo. Quando non muovevi un solo passo senza il tuo orsetto in mano e mi chiedeva le coccole.»

Seth arrossì d'imbarazzo e si schiarì la voce. «Sei pronta per andare dalla zia?»

«Certo. Prendo solo il cappotto e la borsa» rispose, rientrando in corridoio.

Seth la aspettò fuori, guardando il cielo grigio, probabilmente in serata avrebbe iniziato a piovere.

«Ecco qui. Andiamo?»

La zia abitava a pochi isolati di distanza, così Seth e sua madre presero a camminare lentamente verso la loro meta.

«Allora,» iniziò sua madre, «non mi hai ancora detto com'è?»

Seth la guardò confuso. «Com'è cosa?»

«La tua ragazza.»

Seth era così preso dal lavoro, che si era scordato del fatto che lei potesse fargli un altro interrogatorio e cercò un modo per far morire quell'argomento sul nascere.

«È una... ragazza, mamma» borbottò a disagio.

Ovviamente sua madre gli aveva telefonato lunedì sera, per sapere se le lasagne avevano fatto colpo, ma non era riuscita a scucirli altre informazioni.

«Descrivimela.»

Seth pensò a Duke. «Ha... gli occhi azzurri come il cielo e i capelli biondi.»

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