Clay
Il viaggio a San Francisco era stato piacevole in compagnia di Gil, tutt'altra cosa di quando si spostava da solo. Subito dopo essere arrivati in città, avevano preso un taxi e si erano recati in hotel per posare le valigie.
La camera era grande e arredata con gusto. C'erano un letto matrimoniale, del mobilio di legno laccato di bianco e un bagno spaziosi.
Gil si lasciò ricadere sul letto morbido, rimbalzando un paio di volte come un bambino dispettoso e lanciò un'occhiata famelica a Clay.
«Che ne dici di provarlo?» propose il giovane.
Clay ridacchiò. «Avremo tutto il tempo, ma ora devo andare a vedere se è arrivata la mia attrezzatura e sentire gli organizzatori della sfilata.»
«Uhm... D'accordo» mugugnò, poco contento. «Ma dopo non mi scappi!»
Clay sorrise, sentendo un piacevole brivido percorrergli la schiena. Andò in bagno a sciacquarsi il viso, decise di cambiarsi la maglia, indossandone una pulita, e afferrò la chiave della stanza.
«Resti qui o ti va di darmi una mano?» domandò, sperando che il suo ragazzo decidesse di andare con lui.
«Vengo con te, ovviamente» rispose Gil deciso, avvolgendogli la vita con un braccio. «Se lascio tutto questo ben di Dio incustodito, finisce che me lo portano via!»
Clay scoppiò a ridere, divertito e tremendamente lusingato dai suoi complimenti. Era bello riceverne, gli capitava così di rado che si era dimenticato quanto fossero piacevoli.
Passarono il resto del pomeriggio a lavorare, sistemarono l'attrezzatura di Clay in un angolo della stanza, poi presero un taxi e fecero un giro di ricognizione nella sala dove ci sarebbe stata la sfilata.
Clay si concentrò, controllando i punti migliori in cui avrebbe potuto posizionarsi. Fece accendere le luci ed esaminò l'effetto che davano su quella passerella lucida e riflettente.
Avrebbe dovuto portarsi vari tipi di obbiettivi e almeno due macchine fotografiche. Si annotò qualche appunto prezioso e poi si voltò verso il suo giovane ragazzo, che lo stava osservando con attenzione appoggiato al muro.
«Ok, direi che per oggi può bastare. Posso... invitarti a cena?» propose, emozionato come uno stupido.
«Puoi chiedermi qualsiasi cosa, dolcezza» rispose Gil, andandogli accanto e rubandogli un bacio a stampo.
***
Finalmente Gil aveva un'idea di cosa significasse sentirsi a casa, anche se per lui quel concetto si era legato a una persona: Clay.
Dopo una settimana a San Francisco, lui e Clay avevano trovato una routine perfetta, sembravano il meccanismo di un orologio svizzero e Gil non poteva sentirsi più completo.
La mattina facevano colazione a letto, anche se spesso tra una coccola e l'altra finiva per bere il caffè praticamente freddo, il pomeriggio lavoravano e la sera era tutta per loro.
Erano in sintonia, a volte bastava un'occhiata per capirsi o un gesto semplice come una carezza. Per Gil tutta quell'armonia era anche una specie di novità, perché se avesse dovuto paragonare la sua relazione a quella dei genitori, non riusciva proprio a ricordare un solo momento in cui suo padre e sua madre erano stati felici quanto lo erano lui e il suo fotografo.
Solo una cosa aveva iniziato a preoccupare Gil: suo fratello. Duke gli aveva telefonato ogni giorno da quando era partito per quel viaggio, non che la cosa fosse strana, dato che tra loro c'era un ottimo rapporto, ma Duke continuava a raccomandargli di stare lontano da Clay il più possibile.
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Un Eccitante Equivoco
RomantikSeth è un ragazzo buono, timido e solitario. Ha un lavoro semplice e una vita che potrebbe definirsi monotona. L'unica pecca di Seth è la sua ossessione per Kevin Harrison, uno dei più famosi porno star gay del mondo. Seth possiede tutti i suoi dvd...