Capitolo 28

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Gil

«Davvero?» sussurrò appena Gil, spalancando gli occhi dalla sorpresa.

«Sì, vorrei venissi con me» rispose Clay. «Avrò molto lavoro, ma non mancherà il tempo per stare insieme.»

Quando Clay gli aveva detto che la settimana successiva sarebbe stato impegnato in un'altra città, Gil aveva represso a fatica l'impulso di chiedergli di poterlo accompagnare, ma ora che era stato Clay stesso a chiederglielo, non poteva che esserne felice.

Aveva faticato ad avvicinarsi al fotografo, ma era stato paziente, attendendo che lui si fidasse e si sentisse pronto.

E, cazzo, ne era valsa la pena!

Gil aveva attribuito la scarsa autostima di Clay a un evento traumatico, o comunque doloroso. Probabilmente era stato ferito da qualcuno, in passato, qualcuno a cui Gil avrebbe dato volentieri una lezione, ma ora era profondamente concentrato sul fotografo.

Voleva soltanto infondergli un po' di sicurezza, perché anche se era magro, era comunque un bellissimo uomo che riusciva a eccitarlo con un solo sguardo.

La prima volta che Gil lo aveva visto, era rimasto a studiarlo in silenzio, osservando ogni suo singolo movimento, incantato dalla sua delicatezza e timidezza.

Gil non aveva mai desiderato nessuno come desiderava Clay e la richiesta di accompagnarlo in quel viaggio, fece fare al suo cuore una capriola.

All'inizio aveva avuto paura che il fotografo non lo prendesse sul serio, che lo considerasse solo un ragazzino arrapato, ma ora, dopo tutto quello che c'era stato tra loro, Gil era sicuro che non fosse così.

«Potrei farti da assistente personale» propose Gil, salendo a cavalcioni sopra Clay. «Mi occuperò di ogni tuo bisogno.»

Clay tremò alle sue parole, facendolo eccitare e quando il fotografo gli posò le mani sui fianchi, Gil alzò le braccia in aria, sopra la testa, mettendo in mostra i pettorali.

«Ti andrebbe di mangiarmi, capo?» scherzò Gil, guardandolo con desiderio.

«Santo cielo...» borbottò Clay, facendo scorrere le dita sulla sua pelle.

In un secondo Gil si ritrovò steso sul materasso, intrappolato sotto il corpo di Clay, mentre quest'ultimo gli mordicchiava i capezzoli.

Gil gemette, circondandogli la vita con le gambe e tirandoselo più vicino. Le loro erezioni si sfregarono, facendoli ansimare entrambi e Clay si avventò sulla sua bocca, baciandolo con passione.

«Cazzo... Mi fai diventare... famelico» ringhiò il fotografo, staccandosi dalla bocca di Gil per avventarsi sul suo collo.

«È proprio quello che voglio» ansimò Gil, con un filo di voce.

***

Dopo aver fatto l'amore un'altra volta, si fecero una doccia e prepararono qualcosa da mangiare per pranzo.

Insieme sembravano una macchina ben oliata e funzionante. Gil passava a Clay gli ingredienti e facevano a turno per controllare che non bruciassero.

Gil rimase stupito, piacevolmente scioccato di come loro due insieme andassero d'accordo. Sembravano due pezzi di un puzzle che, insieme, diventava completo.

Nel pomeriggio fecero una passeggiata nel parco, chiacchierando di tutto e di niente. Si presero un caffè e, poco prima di cena, tornarono a casa di Clay, ma Gil non entrò.

«Domani vengo a trovarti in studio» promise Gil.

Clay sorrise timidamente. «Allora ti aspetto.»

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