Capitolo 4

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Seth entrò in ufficio in perfetto orario, si tolse la giacca e decise di iniziare con lo smistamento della posta.

Si avviò con passo tranquillo verso la receptionist, Julia, una ragazza formosa dai corti capelli rossi e occhi color smeraldo, fermandosi proprio di fronte a lei.

«Buongiorno, Julia. Posso avere la posta?» chiese Seth, cordiale come sempre.

La ragazza gli rivolse una smorfia di disappunto, prese il malloppo di buste e le depositò poco finemente sul piano di vetro.

«Ecco qui» sbuffò lei, perennemente arrabbiata col mondo.

«Grazie» rispose Seth, chiedendosi come potevano aver scelto una persona così ostile per accogliere i clienti.

Presa la posta, Seth iniziò il suo giro di distribuzione. L'edificio in cui erano ubicati gli uffici non era molto grande, infatti l'agenzia occupava due piani dello stabile. Al primo piano si potevano contare otto uffici, per gli altri sette, Seth avrebbe dovuto prendere l'ascensore e salire al piano superiore.

Terminato il suo compito, Seth stava tornando verso il suo ufficio, quando si ricordò del compleanno della zia. Doveva chiedere un giorno di permesso.

Così, deviò per l'ufficio di Roger. Raggiunta la sua porta, Seth bussò e attese il permesso di entrare.

«Avanti.»

Seth entrò con un sorriso rilassato, ma tutta la sua tranquillità e la sua calma evaporarono quando vide Duke Cox, seduto di fronte a Roger.

«M-mi dispiace, non volevo disturbare. Torno più tardi» disse Seth, cercando di non balbettare dal nervosismo.

«Stavamo proprio parlando di te» affermò Duke, fissandolo con intensità.

«Di me?» chiese Seth, incredulo.

Improvvisamente il suo corpo iniziò a sudare freddo e la sua gola diventò arida come le sabbie del deserto.

Perché stavano parlando di lui? Che cosa gli aveva mai raccontato di Seth?

«È vero» confermò Roger, appoggiando i gomiti sulla scrivania e intrecciando le dita insieme. «Perché non ti siedi, Seth?»

Sentendosi obbligato a obbedire, Seth richiuse la porta alle sue spalle e prese posto sulla sedia di fianco a Duke, spostandola leggermente per non stargli troppo vicino.

Il suo capo appariva gentile e cordiale come era sempre stato, non sembrava arrabbiato o schifato, quindi Seth diventò ancora più curioso e agitato di sapere che cosa stesse succedendo.

«Duke si sta occupando della campagna pubblicitaria di Klyss, il famoso marchio di vestiti da uomo, ma avrebbe bisogno di una mano e mi ha chiesto di te.»

Seth voltò la testa di scatto verso Duke, il quale stava sorridendo sotto i baffi.

«Io?» sbottò Seth, senza riuscire a trattenersi.

«Sì. Ho bisogno che mi organizzi delle conferenze, che mi prenoti i ristoranti per degli incontri e che consulti gli archivi. Dovrai fare un sacco di telefonate, Seth.»

Duke pronunciò il suo nome in modo osceno, tanto che Seth rimase senza respiro per un istante e controllò la reazione di Roger, il quale sembrava non averci fatto minimamente caso.

«Ma... E il mio lavoro?» chiese, rivolgendosi al capo.

«Oh, non preoccuparti. Lo assegnerò a Jackson. Da oggi cambierai anche ufficio.»

Seth avrebbe voluto urlare.

«Avrai quello a fianco al mio» gli spiegò Duke. «Ho bisogno di averti vicino.»

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