Capitolo 22

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Clay era nervosissimo. Dopo aver passato tutta la giornata a lavorare, si era fatto una doccia veloce nel bagno che aveva nel suo studio fotografico. Aveva portato dei vestiti puliti da casa, optando per un look casual che lo facesse sembrare più giovane.

Un paio di jeans neri, una camicia panna e un maglioncino morbido di Armani. Aveva optato per delle scarpe nere di Prada sportive e, come gli aveva chiesto Gil, si era premurato di indossare una giacca pesante.

Clay non si ricordava nemmeno quand'era stata l'ultima volta che aveva messo tanta attenzione nel vestirsi, ma un barlume di speranza era ancora acceso dentro il suo cuore. Una piccola fiammella che lo faceva sognare.

Finita la giornata lavorativa, salutò la segretaria, chiuse a chiave lo studio e scese in strada ad aspettare Gil.

Clay non ce lo vedeva proprio alla guida di una macchina, il giovane aveva un viso così pulito, dolce e perfetto che era difficile credere che avesse la patente.

Dopo cinque minuti l'ansia di Clay crebbe e iniziò a dondolarsi sul posto, finché una moto nera con i cerchioni gialli si fermò proprio davanti a lui.

Il ragazzo alla guida drizzo la schiena e si sfilò il casco con un movimento elegante e aggraziato.

«Ciao, Clay» lo salutò Gil, con un sorriso accattivante.

Clay sorrise istintivamente. «Ciao. Bella moto!»

«Ti piace?» domandò il giovane, accarezzando la carrozzeria. «È una Buell Firebolt XB12R.»

«Davvero magnifica! In effetti, non ti ci vedevo a guidare una macchina» ridacchiò Clay.

Gil sorrise, gli porse un casco e si rimise il proprio. «Mettiti questi» aggiunse, porgendogli dei guanti di pelle imbottiti.

Non appena fu pronto, Clay salì dietro Gil, sentendo il suo cuore accelerare bruscamente quando il giovane gli prese entrambe le mani.

«Stringimi, dolcezza.»

Clay ubbidì, felice di poterlo toccare e Gil ripartì, immettendosi sulla strada affollata.

«I caschi hanno la radio incorporata, così possiamo parlare» lo informò il giovane.

«Fantastico. Dove andiamo?»

«Oh! Questa è una sorpresa.»

«È lontano?»

«Non molto. Hai freddo?»

«No, tu mi ripari dall'aria» scherzò Clay, rilassandosi.

«Bene. Non hai paura della velocità, vero?»

Clay si preoccupò. «Un po'... N-non abbiamo fretta...»

Gil ridacchiò. «Tranquillo, ti stavo prendendo in giro!»

Clay non lo trovava affatto divertente e gli pizzicò la pancia con le dita.

«Dolcezza,» fece Gil, «se mi tocchi così, mi diventa duro.»

Il fotografo sentì il proprio viso scaldarsi, probabilmente le sue guance aveva preso colore e benedisse il casco che lo nascondeva agli occhi del mondo.

«Non mi hai detto quanti anni hai?» domandò Gil, davanti al suo silenzio prolungato.

«Trentuno... Te l'ho detto che sono vecchio per te...» sospirò.

«No, tu sei perfetto.»

Il cuore di Clay fece una capriola a quelle parole, ma si sforzò di non dargli troppo peso. Si conoscevano appena e forse, dopo un paio di scopate, il giovane si sarebbe stufato, quindi Clay doveva proteggersi.

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