Capitolo 20

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Clay si sentì tremendamente a disagio quando Seth e Kevin se ne andarono, lasciandolo solo con Gil.

Il ragazzino continuava a fissarlo come se fosse una tavoletta di cioccolata da leccare e consumare sino all'esaurimento, mandando in subbuglio gli ormoni di Clay.

Certo, il fotografo aveva superato l'età in cui si era perennemente arrapati, ma erano passate più di quattro settimane dalla sua ultima vera scopata, troppo incasinato con il lavoro per pensare ai suoi bisogni.

Ma ora, con lo sguardo affamato di Gil addosso, Clay si chiese se sarebbe riuscito a tenere le mani a posto.

Duke probabilmente gli voleva già regalare un man rovescio per via del brutto scherzo che gli aveva tirato, come avrebbe reagito se avesse saputo che si era scopato il fratellino?

«Mi fai vedere il tuo ufficio?» domandò Gil, facendolo sussultare.

«Non dovresti andare a casa? O... che so... a scuola?» ribatté Clay senza guardarlo e cercando di tenersi occupato per non mostrare il suo turbamento.

Gil sbuffò. «Quanti anni pensi che abbia?»

Clay agitò una mano in aria, sperando di offenderlo se non ci avesse azzeccato.

«Sedici?»

«Ne ho venti.»

Clay si voltò di scatto a guardarlo. Venti? Eppure aveva un'aria così giovane che il fotografo gli avrebbe volentieri chiesto di mostrargli la patente per confermare le sue parole, anche se questo non avrebbe cambiato le carte in tavola. Duke l'avrebbe probabilmente ucciso se avesse approfittato del ragazzo.

«Tu quanti ne hai?» continuò Gil, davanti al silenzio di Clay.

«Sono troppo vecchio per te» borbottò, tornando a occuparsi della sua memory card.

Sfilò il piccolo microchip dalla fotocamera e lo inserì nel computer portatile, deciso a controllare le foto scattate con Kevin, quando due mani impertinenti gli avvolsero la vita lentamente.

«Sei un pessimo bugiardo» gli sussurrò Gil all'orecchio.

Clay si spaventò. Se il giovane lo avesse stretto maggiormente, avrebbe sentito il suo corpo magro e avvertito le sue costole sotto la pelle, così il fotografo scappò di lato.

Si vergognava del suo aspetto, sapeva di essere scheletrico, gli era stato rinfacciato con una tale cattiveria che, dal quel momento, aveva paura a mostrarsi anche solo a petto nudo.

Quando si concedeva una scopata occasionale, di rado si toglieva i vestiti e, mai e poi mai, aveva fatto sesso con la luce accesa.

«Senti, Gil,» cominciò gentile, «devo davvero lavorare adesso, non ho tempo per te.»

«Neanche un assaggio?» domandò il giovane, inclinando il capo da un lato.

«Tuo fratello mi ucciderebbe» disse con sincerità.

Gil emise una profonda e roca risata. Un suono sensuale ed erotico che accarezzò Clay da capo a piedi, facendogli smarrire la ragione per qualche secondo.

«Mica deve venirlo a sapere» sentenziò Gil, facendo un passo verso di lui.

Clay iniziò a sudare. «Con la fortuna che ho, lo scoprirà subito.»

«E allora? Ti voglio e lui non mette bocca nelle mie decisioni.»

Clay doveva farsi venire un'idea per farlo desistere e anche in fretta, dato che il giovane continuava ad avanzare verso di lui.

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