Capitolo 6

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Seth passò tutta la mattinata successiva a cercare di parlare con Clay King, il fotografo ufficiale della Klyss, ma questi sembrava essere irraggiungibile.

Questo eccentrico artista sembrava odiare i cellulari, ma Seth non si diede per vinto. Se Duke voleva un appuntamento con lui, lo avrebbe avuto!

Dopo varie chiamate scoprì che Clay era impegnato su un set fotografico allestito in una piazza poco lontano dal loro ufficio. Così si alzò dalla poltrona, recuperò la giacca e l'agenda, e corse fuori dall'edificio, ignorando tutti quelli che incontrava.

Prese un taxi per fare più in fretta e, una volta arrivato sul posto, notò subito un gruppetto di persone posizionato in un angolo a sinistra. Davanti a tutti c'era un uomo che stava saltellando da una parte all'altra, con una macchina fotografica in mano. Di fronte a lui c'erano una donna e un uomo abbracciati in una posa romantica, che si guardavano come se provassero un profondo e sincero sentimento l'uno per l'altra.

Seth si avvicinò, ma quando fu a pochi passi dal fotografo, una guardia del corpo lo bloccò.

«Mi spiace, signore. La zona è momentaneamente chiusa» gli disse l'energumeno, fissandolo con due occhi neri come la pece.

Il suo taglio militare fece pensare a Seth che probabilmente quell'uomo fosse stato nell'esercito e sperò che fosse una persona socievole.

«Dovrei parlare con il signor Clay King, per favore.»

«È impegnato. Può prendere un appuntamento.»

A Seth scappò un sorriso divertito. «In effetti è quello che vorrei fare, ma il signor King è irraggiungibile per telefono.»

«Atis? Che succede?» chiese proprio il fotografo, leggermente irritato. «Chi è quello?»

«Signor King, mi chiamo Seth Cook e lavoro per l'agenzia di Roger Patel. Il mio capo, Duke Cox, si sta occupando della campagna pubblicitaria della Klyss e vorrebbe parlare con lei di persona.»

Clay fece segno alla guardia di lasciar passare Seth e riprese a scattare fotografie.

Seth si avvicinò lentamente, aspettando che fosse l'altro a parlare per primo, guardandolo più da vicino. Era un uomo sui trenta, trentacinque anni al massimo, anche se i jeans sbiaditi e la giacca pesante che indossava lo facevano apparire più giovane. Aveva dei corti capelli color cioccolato e un fisico snello, ma sodo nei punti giusti.

«E che cosa vuole da me il suo capo?»

«Beh, dovrà chiederlo a lui, signore» ribatté Seth, facendolo sorridere. «Posso rubarle un appuntamento?»

Clay si bloccò e si voltò a guardarlo, sgranando leggermente gli occhi dalla sorpresa.

Seth non capì immediatamente il perché della sua reazione, ma quando ripensò alle parole che aveva pronunciato, arrossì vistosamente.

«C-cioè,» balbettò a disagio, «quando sarebbe libero per incontrare il mio capo?»

Facendo finta di nulla, tirò fuori dalla tasca interna della giacca la sua agenda e una penna, pronto per prendere nota.

«Domani a pranzo potrebbe andare bene?» propose Clay, tornando a guardare attraverso l'obiettivo.

«Perfetto. Che tipo di ristorante preferisce?» domandò, segnando l'incontro.

«Tu quale preferisci?» ribatté l'altro.

Seth alzò lo sguardo dall'agenda e incontrò i suoi occhi nocciola, che lo fissavano con intensità.

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