Capitolo 18

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Clay finì di sistemare le ultime cose. Le luci erano nella giusta posizione, il piccolo palco ricoperto di teli bianchi era perfetto e tutte le sue fotocamere erano cariche, aspettava solo l'arrivo di Kevin.

Il suo cellulare si mise a suonare proprio in quel frangente e Clay maledisse quell'aggeggio infernale e chiunque lo avesse inventato. Odiava la tecnologia. La privacy e la tranquillità erano sparite con l'avvento di essa e Clay usava quell'affare il meno possibile.

«Pronto?» rispose, senza guardare il display.

«Brutto stronzo!» urlò Kevin dall'altra parte del ricevitore. «Mi avevi detto che Seth era libero! Invece ha un uomo, che sicuramente avrò fatto imbestialire e non poco!»

«Mi dispiace. Era uno scherzo» minimizzò lui, nascondendo la verità.

«Bello scherzo del cazzo, amico! Davvero! Comunque sto arrivando.»

«Bene, è già tutto pronto.»

«Sì, anche perché più tardi ho da fare» ribatté Kevin, riattaccandogli il cellulare in faccia.

Clay guardò lo schermo andare in standby e sospirò. Non aveva fatto una bella azione mentendo al suo amico, ma non era riuscito a resistere.

Clay era sempre stato un ragazzo timido, specie negli anni del liceo. Si era sempre nascosto dietro la sua macchina fotografica e si era impegnato per diventare qualcuno, a costruirsi una reputazione. E ci era riuscito.

Una volta consolidata la sua posizione e dimostrata la sua bravura nel capo dell'arte, Clay aveva iniziato a guardarsi in giro, in cerca di un compagno, ma la sorte non era stata buona con lui.

Gli uomini con cui era uscito avevano solo cercato di sfruttarlo, di attingere alle sue conoscenze e risorse per farsi strada nel campo della moda o del cinema.

L'ultima relazione che aveva avuto, poi, era stata devastante per lui. Dopo più di un anno, aveva scoperto che il suo compagno usava il suo nome per promuovere sé stesso nei provini che sosteneva, sperando di riuscire ad avere una parte in un film. Ma il peggio era che vendeva anche il proprio corpo, andando a letto con chiunque in cambio di favori.

Quando Clay lo aveva affrontato, si era sentito dire le parole più orribili del mondo. Parole che lo avevano lacerato dentro.

"«Penserai mica che un uomo esca con te per il tuo aspetto! Sei così magro che ti sento le ossa ogni volta che ti tocco e a letto fai schifo!»"

Da quel momento Clay non aveva più voluto una relazione stabile, solo qualche scopata occasionale, proteggendosi dal dolore. Quando aveva visto Seth per la prima volta, era rimasto colpito dai suoi modi sinceri e da come dimostrasse palesemente ciò che provava.

Aveva sperato di invitarlo ad uscire, sognando una storia che finalmente potesse farlo sentire importante, amato e voluto, ma Duke aveva ucciso sul nascere tutte le sue speranze, mettendo subito in chiaro che Seth era suo.

Clay aveva classificato Duke come il classico figo che aveva tutto: casa, lavoro e ragazzo, e che probabilmente non doveva neppure aver faticato tanto per averli.

Si era sentito così geloso che aveva detto una bugia a Kevin, ma se ne era pentito quasi subito, solo che non poteva ritrattare senza essere obbligato a spiegare all'amico il perché del suo comportamento.

Ora si aspettava una bella lavata di capo da Kevin e, probabilmente, un pugno da Duke, ma la cosa non gli importava. Anzi, forse il dolore che avrebbe provocato il pugno lo avrebbe fatto sentire un po' vivo.

La sua segretaria entrò nello studio, interrompendo i suoi pensieri, accompagnata da Kevin, Seth e un giovane sconosciuto.

«Ciao, Clay!» lo salutò Kevin, avvicinandosi.

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