Capitolo 25

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Clay trascorse la settimana di lavoro dedicandosi completamente al progetto di Kevin. Selezionò i ragazzi migliori, consultandosi con Seth, e li abbinò ai posti all'interno del centro che riteneva più scenografici.

Studiò le pose in cui far mettere la superstar con i giovani, alle volte anche più di uno per scatto, e i vestiti che avrebbero dovuto indossare.

Praticamente per venerdì avevano pianificato tutto, portato al centro il materiale tecnico come luci, costumi e alcuni oggetti per l'allestimento scenico e la settimana successiva avrebbero scattato le foto definitive per il calendario.

Gil era andato a trovare Clay ogni singolo giorno, sempre verso l'ora di pranzo, portandogli regolarmente qualcosa di sostanzioso da mangiare.

Non arrivava carico di cibo spazzatura comprato in un fast food, niente affatto. Gil gli portava sempre qualcosa si sfizioso e salutare, che gli desse energia.

Il giovane si fermava a fargli compagnia, mangiando insieme a lui e Clay iniziò ad anelare con impazienza l'ora di pranzo per poterlo vedere.

Avevano usato quel tempo per parlare e conoscersi. Clay aveva capito che, sotto la superficie di ragazzino sfrontato e sbruffone, si nascondeva un animo gentile e delicato, un uomo che, come lui, aveva solo bisogno di sentirsi davvero amato.

Gil gli aveva raccontato qualcosa dei suoi genitori, ma solo dopo le ripetute domande di Clay.

Era riuscito a scoprire che il giovane era finito in mezzo alla faida tra i suoi genitori. Il divorzio, e la scoperta di un inaspettato tradimento da parte del padre durante il matrimonio, avevano reso la madre cattiva, arcigna e avida.

I due si erano fatti la guerra e, a parte i beni materiali, avevano lottato per l'affidamento di Gil. Ma il loro intento non era spinto dall'amore nei confronti del figlio, che all'epoca era poco più che un ragazzino, volevano soltanto poter battere l'altra parte e l'unico che ne aveva pagate le conseguenze, era proprio Gil.

Si vedeva che il giovane ne soffriva ancora, probabilmente non parlava più molto con i genitori, ma gli occhi iniziavano a brillargli quando di trattava del fratello, Duke.

Clay aveva anche iniziato a usare quell'infernale aggeggio chiamato smartphone. Certo, era bello ricevere i messaggi di Gil, eppure non riusciva a farsi piacere quell'oggetto tecnologico.

Aveva perso il conto di quante bestemmie aveva lanciato contro il "dizionario", come veniva chiamato dal suo cellulare, o T9, come lo definiva Gil, che gli modificava le parole a suo piacimento, senza nemmeno interpellarlo.

Clay aveva deciso anche di esporre un reclamo al creatore di quegli affari. Come potevano pensare che si riuscisse a scrivere con una tastiera così piccola?

Il sensore dello schermo era sempre tutt'altro che collaborativo e spesso veniva digitata una lettera al posto di un'altra, con il risultato che compariva il famoso dizionario automatico a sistemare le cose. Alla cazzo, ovviamente!

Clay era stupito di non averlo già tirato contro il muro e spaccato in mille pezzi, ma ogni volta che stava per farlo, si ricordava che quell'aggeggio, per quanto diabolico fosse, conteneva le dolci frasi che il suo ragazzo gli mandava ogni giorno.

Erano appena passate le sette di sera e Clay stava giusto chiudendo lo studio a chiave, quando il suo cellulare segnò l'arrivo di un messaggio.

Gil: "Hai già finito di lavorare, bellissimo?"

Clay si ritrovò a sospirare come un'adolescente, la giornata di lavoro poteva essere stata pesante, soffocante e dura, ma quando leggeva un messaggio di Gil, tornava sereno e disteso.

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