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Frank aspettò, e aspettò a lungo. Aspettò per tutto il tempo che Gerard e Mikey vollero passare nella stanza della madre, ancora sotto osservazione dai medici, aspettò fino a quando Donald non capì quando avevano intenzione di dimetterla, aspettò che passasse l'ora di pranzo e che quella di cena arrivasse, aspettò che qualcuno gli dicesse qualcosa e quando non accadde aspettò ancora. Non era impaziente, non era neanche stanco, non particolarmente almeno. Era solo sollevato perché tutta quella situazione che poteva essere tragica in maniere inverosimili si era risolta per il meglio.

Fu verso le sette di sera che finalmente Gerard uscì dalla stanza e si sedette al suo fianco. "La dimettono tra tre giorni" disse, sospirando e abbandonandosi contro lo schienale.

"Meno male" rispose Frank, e lui gli sorrise.

"Sì. Papà ci porta a casa, poi domani in giornata dovremo tornare a New York anche se Mikey è molto restio" affermò. "Ma d'altronde non possiamo essere di grande aiuto qui, perciò tanto vale non perdere altre lezioni e... altri giorni di lavoro"

"Questo non è un problema" scrollò le spalle il ragazzo. "Grazie per l'ospitalità piuttosto"

"È un piacere e lo sai" sorrise di sbieco Gerard. "E sai anche che non sei tu a dover ringraziare" aggiunse.

Frank non disse nulla limitandosi a sfiorargli una mano con la sua, lo sguardo fisso sulle sue ginocchia e un piccolo sorriso sulle labbra.

Per i minuti successivi rimasero seduti e fermi, finalmente rilassati e non più in ansia come nei giorni precedenti, poi ad un certo punto dalla stanza uscirono Mikey e il signor Way. "Andiamo a casa ragazzi" affermò l'uomo con un sorriso, e a Frank fece una strana impressione dato che fino a quel momento l'aveva visto solamente disperato, sconfortato, apatico, preoccupato o triste.

Gerard annuì e si tirò dietro Frank fino all'uscita dell'ospedale mentre quest'ultimo non poteva fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato imbarazzante cenare con la famiglia Way e dormire a casa loro quando Donald praticamente neanche lo conosceva. Ma d'altro canto, che avrebbe potuto fare? Cercando di farsi il più piccolo possibile si sedette sul sedile posteriore di fianco a Gerard mentre Mikey, di fianco al padre, cercava di convincerlo in ogni modo a farlo rimanere a casa un altro po'.

"La mamma vorrà avere qualcuno intorno quando tornerà a casa, posso aiutare e saranno solo tre giorni" sbottò.

"E le lezioni? Mikey, paghiamo l'università per un motivo e ora che tua madre è sveglia e sta bene non c'è utilità nel restare. Puoi tornare nel week end con tuo fratello e fine"

"Ma io non voglio tornare nel week end!"

"Ne riparliamo domani, va bene?" sospirò l'uomo, e il ragazzo incrociò le braccia al petto in un gesto cocciuto. "Cosa volete per cena ragazzi?" domandò poi mentre parcheggiava.

"Frank è vegetariano" rispose Gerard, e Frank si sentì in un deja-vu dato che la scena era stata esattamente la stessa quando l'aveva detto a sua zia la sera precedente.

"Oh, curioso! Come mai?" si informò Don invitandolo a entrare in casa.

Frank si schiarì la gola, non sapeva mai bene cosa rispondere a domande simili. "Beh, tanto per cominciare perché la carne fa male. E poi ovviamente per motivi ecologici, insomma, se tutti fossimo vegetariani al mondo non esisterebbero più gli allevamenti intensivi e le macellazioni barbare, e si ridurrebbe l'inquinamento anche di parecchio dato che gran parte di quello atmosferico è dovuto alle industrie della carne" concluse.

Il signor Way gli rivolse uno sguardo stupito e forse anche un po' ammirato, o almeno così Frank sperava mentre si sentiva arrossire. "Beh, che dire, hai una bella volontà ragazzo! Ti sei informato parecchio"

Face It - (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora