.11

1.1K 113 105
                                    

Quando Frank e Gerard arrivarono in università la facoltà era ancora pressoché deserta.

"Sono addirittura in anticipo" affermò Frank stupito con uno sbadiglio esagerato.

"Pensa io" rispose l'altro sogghignando e lanciando un'occhiata all'orologio che occupava un posto centrale sulla parete esterna dell'edificio di fronte a loro. "Le mie lezioni iniziano solo alle otto e mezzo"

"Io ho ancora almeno un quarto d'ora di libertà" rispose Frank. "Che facciamo?"

Gerard si guardò intorno e poi tornò ad osservarlo. "Se vuoi" disse. "Ti faccio vedere una cosa. Un posto dove vado quando ho tempo libero e non voglio vedere nessuno, quando voglio stare tranquillo e da solo"

"È tipo il tuo posto segreto?"

Gerard annuì. "Possiamo dire così"

"E non lo conosce nessuno? Proprio nessuno? Neanche tuo fratello?" domandò ancora in risposta ai continui cenni di diniego del ragazzo.

"Nemmeno lui"

"Ma così non sarebbe più segreto, se lo fai vedere a me. E se non lo conosce neanche tuo fratello è un segreto importante"

"Non fa niente" affermò lui con tono deciso. "Sono sicuro che tu sappia mantenere il segreto, e non sei uno che invade gli spazi... in modo... hm. Invadente" concluse mentre si guardava le scarpe calciando un sassolino. "E per di più è vagamente confortante che qualcuno sappia dove posso cacciarmi quando sparisco dalla faccia della terra" sorrise, e Frank sorrise di rimando mentre annuiva.

"Allora va bene, andiamo" decretò con tono allegro, e seguì Gerard che si era avviato verso l'ingresso dell'università.

I due salirono le scale situate a destra dell'entrata superarono i primi due piani e poi seguirono un lungo, deserto corridoio in silenzio.

"Qui ci passano solo tecnici e qualche professore, ma molto raramente. Non ho quasi mai incontrato nessuno e anche quando ho incrociato un professore non mi ha fatto nessuna domanda strana" il ragazzo gli fece cenno di seguirlo al di là di una porta quasi in fondo al corridoio che dava su un'altra rampa di scale, semibuia e dall'aspetto un po' inquietante, salirono per un altro piano e infine Gerard aprì un'ultima porta.

"Eccoci qui" disse entrando.

Frank lo seguì nella stanza scarsamente illuminata e si guardò intorno: sembrava una strana via di mezzo tra una vecchia aula in disuso e una soffitta in cui tutti avevano ammucchiato vecchie cose inutili. C'erano delle finestre in fondo, dal lato opposto rispetto alla porta da cui erano entrati, grandi e che in quel momento lasciavano entrare la poca luce del mattino ma che dovevano illuminare parecchio una volta che il sole fosse sorto del tutto, e il pavimento era ingombro di scatoloni e vecchi banchi, certi mezzi rotti. Vicino a una parete erano accatastate tre lavagne con tanto di gessetti su cui qualcuno aveva scritto formule che per Frank non avevano nessun minimo significato e delle parole sparse, certe raggruppate a formare delle vere e proprie frasi, altre scritte singolarmente in ogni possibile direzione. Ma la calligrafia era disordinata e frettolosa, come se lo scrittore le avesse realizzate in preda a una forte emozione o a un delirio di qualche genere. Su una cattedra in mezzo alla stanza erano impilati dei libri e di fianco ad essa erano state abbandonate un paio di sedie girevoli ancora in condizioni non del tutto pietose, e Gerard si avvicinò seguito a ruota da Frank.

"Queste non sono messe male" affermò indicandole. "E alcuni di questi libri... non so chi li abbia abbandonati, ma sono davvero interessanti"

"Ti siedi qui?" domandò invece Frank. "Quando sali qui sopra?"

"No, non di solito" rispose però l'altro nonostante le sue previsioni. "In genere mi metto là" disse, e fu solo allora che Frank notò una montagna di cuscini impilati sul basso davanzale di una delle finestre. E tra i cuscini si potevano scorgere dei fogli e un libricino.

Face It - (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora