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Quando Frank, dietro al bancone, si voltò per servire l'ennesimo cliente quello che si trovò di fronte fu un volto conosciuto, e la cosa lo stupì leggermente dato che non conosceva molta gente che frequentasse dei club di quel genere. Sorpreso si bloccò sul posto per un secondo, alzando le sopracciglia per cercare di ricollocare quel volto, ma non dovette sforzarsi più di tanto.

Quello era il ragazzo dell'università, quello che lo aveva aiutato ma che aveva rifiutato il caffè.

Però, a differenza dell'ultima volta quando gli era sembrato allegro e padrone di sé, quella sera era decisamente più cupo e quasi assente. Ma Frank non diede molto peso alla cosa. Nei night club ci andava gente ubriaca ancor prima di entrare, e lui non doveva fare eccezione a quanto pareva. Così si avvicinò con un sorriso, sicuro che lui non l'avrebbe riconosciuto, pronto a prendere le ordinazioni.

"Cosa prendete?" domandò urlando al di sopra della musica.

"Un kamikaze" urlò di rimando il ragazzo dai capelli rossi che stava al fianco dell'altro, e Frank in quel momento, osservandolo, si domandò se quei due non stessero insieme.

Ma dopotutto non erano affari suoi, giusto?

Si voltò per ascoltare l'ordine dell'altro ragazzo, che portava una giacca di pelle piuttosto accattivante, ma quello non disse nulla.

"Ma tu non sei il muratore?" chiese poi dopo qualche secondo di silenzio.

Frank alzò le sopracciglia, decisamente stupito.

"Sì, sono io. E tu non sei quello che mi ha fatto inciampare e prendere una bella strigliata dal capo?" chiese di rimando accennando un sorrisetto.

"Beccato" ridacchiò l'altro. "Fai anche il barista ora? Spero non ti abbia licenziato"

"Oh no" Frank scosse il capo. "Faccio semplicemente due lavori per arrotondare"

Gerard annuì pensieroso, e Frank decretò che doveva aver anche fumato oltre che bevuto perché quegli occhi rossi, evidenti anche sotto il trucco nero, di certo non erano frutto dell'alcool.

"Comunque sia, un Black Russian per me"

Frank annuì e si voltò per preparare i due cocktail richiesti, e quando li presentò sul bancone davanti ai due gli venne spontaneo rifiutare i soldi di Gerard. Lo fece senza pensarci, stupendo leggermente perfino sé stesso.

"Non hai accettato il caffè perciò questo lo offro io" affermò. "Anche al tuo amico" decretò con un tono deciso che non ammetteva repliche.

"Non posso accettare, dai" cercò di ribattere Gerard, ma quando Frank prendeva una decisione non tornava mai indietro, anche se era stata una decisione quasi involontaria.

"Ci siamo incontrati per caso e questo è destino" affermò. "Destino che io ti offra qualcosa a quanto pare. Quindi bevi e divertiti" concluse con un gran sorriso, e a Gerard non rimase altro che accettare.

"Grazie allora. Comunque sia, io mi chiamo Gerard" urlò sporgendosi al di là del bancone e allungando una mano verso di lui.

"Frank" rispose stringendogliela e notando che Gerard portava una catena come bracciale e un paio di anelli alle dita.

"Davvero molto punk" commentò indicando gli accessori e il suo abbigliamento in generale, e Gerard ridacchiò, cosa che fece convincere Frank ancor di più che fosse abbastanza ubriaco o fatto o entrambe le cose.

"Colpa di mio fratello" ammise. "Però non è male, giusto?"

"Nient'affatto" rispose lui forse un po' troppo in fretta, solo per mordersi poi la lingua e rimproverarsi mentalmente per la sua tendenza a dire sempre tutto ciò che gli passava per la testa.

Face It - (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora